Intervista a Mattea Meyer, Copresidente del Partito Socialista Svizzero

«Saranno necessari referendum e iniziative per rendere la Svizzera più solidale»

Nel terzo appuntamento con un presidente di partito, Mattea Meyer, copresidente del Partito Socialista uscito rafforzato dalle ultime elezioni nazionali dello scorso autunno, ci parla di come vive la sua carica, quali sono le sfide e le ricette per la Svizzera e come vede il nostro paese tra 20 anni.

Lei è copresidente di PS Svizzera da tre anni. Come vive questa esperienza e quali sono state le sfide più grandi?

Sono stati tre anni molto intensi ma allo stesso tempo motivanti, culminati in tante iniziative, atti parlamentari e proposte per rafforzare il potere d’acquisto, proteggere il clima e fare passi in avanti in materia di parità. È sicuramente un lavoro impegnativo e ci sono giorni molto lunghi, ma con Cédric Wermuth, la frazione alle camere e tutto il Partito Socialista so che posso sempre contare su un forte sostegno.

Il Partito Socialista è uscito vittorioso dalle ultime elezioni federali (il PS ha guadagnato +1,5% e 2 seggi in Consiglio nazionale, ndr). Ma come «blocco» di sinistra insieme ai Verdi avete subito delle perdite. Le elezioni sono state un successo o una sconfitta?

Lo spostamento a destra scaturito dalle elezioni federali mi preoccupa molto: un’UDC più forte spingerà ancora di più per una politica di sgravi ai più benestanti e alle grandi aziende, mentre la popolazione non ne trarrà beneficio. Ciò significa che saranno necessari referendum e iniziative per rendere la Svizzera più solidale. Il buon risultato ottenuto come PS alle urne ci rende ottimisti: guardiamo a queste importanti sfide con rinnovata determinazione.

Potrebbe descrivere il tipico elettore del Partito Socialista?

Le persone che votano PS vogliono una Svizzera solidale. La Svizzera è un Paese ricco, eppure a molte persone rimangono sempre meno soldi alla fine del mese: gli affitti e i premi di cassa malati aumentano rapidamente e il potere d'acquisto è sotto pressione. Vogliamo che tutte le persone abbiano abbastanza soldi per vivere, anche chi non guadagna milioni. Chi vota PS vuole una società paritaria: negli ultimi anni siamo riusciti a fare dei passi avanti in materia di parità, ma non siamo ancora arrivati dove vorremmo essere. Finanziariamente, le donne sono ancora nettamente penalizzate rispetto agli uomini, i neo-genitori si devono arrangiare per conciliare lavoro e famiglia e le donne e le persone LGBT+ continuano a subire sessismo e violenza. L’elettorato del PS ha pure a cuore la salvaguardia dell’ambiente e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, le più grandi sfide della nostra generazione, che possiamo affrontare solo insieme e in modo solidale.

Molti accusano il Partito Socialista di perseguire politiche contrarie agli interessi dell'economia, di imporre divieti, tasse e burocrazia. Come reagisce a questa "accusa"?

Le faccio un esempio concreto del contrario: durante la pandemia COVID, mi sono personalmente impegnata affinché gli indipendenti potessero ottenere rapidamente e con una procedura snella un sostegno finanziario. In generale, è però chiaro che in un’economia disposta a quasi tutto pur di massimizzare il profitto dei propri manager e azionisti, servono regole. Pensiamo al fallimento di Credit Suisse con i bonus milionari oppure agli scandali di multinazionali come Glencore.

«Le regioni periferiche tendono spesso a favorire politiche più conservatrici, il PS ha invece le sue radici nel movimento operaio, nei centri industriali»

Storicamente, il Partito Socialista è stato fortemente rappresentato nelle città, ma ha avuto più difficoltà ad affermarsi nelle regioni rurali. Come si spiega questa differenza?

Siamo molto soddisfatti che il PS si stia rafforzando nelle regioni periferiche anno dopo anno. Naturalmente, sono diversi i fattori che hanno contribuito alla forte rappresentanza del PS nelle aree urbane della Svizzera: il PS ha le sue radici nel movimento operaio, che aveva una forte presenza nei centri industriali. Le aree urbane tendono ad avere una popolazione eterogenea con un'alta percentuale di lavoratori, minoranze e gruppi socialmente svantaggiati che si sentono rappresentati dalle politiche sociali progressiste del PS. Esistono anche differenze culturali tra aree urbane e periferiche in termini di attaccamento ai valori e alle istituzioni tradizionali: le regioni periferiche tendono spesso a favorire politiche più conservatrici.

Secondo lei, quali sono le tre sfide più importanti per la Svizzera nei prossimi quattro anni e come vuole affrontarle come PS?

Vogliamo proteggere il potere d’acquisto con affitti accessibili, premi di cassa malati più bassi, pensioni e salari dignitosi. Bisogna finalmente garantire una società paritaria: per questo ci impegniamo per pensioni più alte, asili nido accessibili e rispetto per ogni persona, indipendentemente da chi ama e da come vive. Con un fondo per il clima vogliamo una reale protezione del clima e la sicurezza dell'approvvigionamento, lanciando un'offensiva solare con investimenti pubblici, promuovendo la ristrutturazione degli edifici e potenziando il trasporto pubblico in tutta la Svizzera.

«Bisogna finalmente garantire una società paritaria: per questo ci impegniamo per pensioni più alte, asili nido accessibili e rispetto per ogni persona, indipendentemente da chi ama e da come vive

I programmi di partito del PS e dei Verdi non sono così diversi: entrambi si concentrano su una forte politica sociale e hanno gli stessi obiettivi nel campo della protezione del clima. C'è ancora spazio per i Verdi a sinistra, o sarebbe più sensato pensare a una fusione nel prossimo futuro, oppure le ultime elezioni del Consiglio federale hanno cambiato la situazione?

Molte battaglie ci uniscono con i Verdi e vogliamo quindi continuare e rafforzare questa collaborazione per il bene di una Svizzera solidale e sostenibile. Abbiamo però una storia diversa e ognuno ha le proprie sensibilità – siamo e resteremo quindi due parti diversi.

Lei e il suo partito vi siete sempre opposti a qualsiasi riforma del sistema sociale svizzero negli ultimi anni, anche da parte del suo stesso Consigliere federale. Quali sono le sue proposte concrete per garantire i tre pilastri a lungo termine?

La priorità ora è approvare l’iniziativa per una 13a AVS, una proposta che permette di colmare la lacuna del potere d’acquisto delle persone in pensione. Serve poi una riforma del 2° pilastro che rafforzi le pensioni delle donne e delle persone con salari bassi, ponendo fine ai profitti delle assicurazioni e del mondo finanziario.

Come vede la Svizzera tra 20 anni?

Una Svizzera in cui ogni persona possa vivere la propria vita in libertà e con qualità.

Trascurati per anni, gli Svizzeri all'estero sono ora riconosciuti da quasi tutti i partiti come un'interessante riserva di voti, che spesso cercano di corteggiare attraverso le sotto-liste per il Consiglio nazionale. Tuttavia, le questioni che stanno a cuore agli Svizzeri all'estero, come il voto elettronico, passano in secondo piano, mentre la Quinta Svizzera non è ancora rappresentata in Parlamento. Come si spiega questa contraddizione?

Il PS si impegna per i diritti politici costituzionali, le attività e gli interessi della cittadinanza straniera, in particolare con la richiesta dell'introduzione di un voto elettronico affidabile e sicuro. È inaccettabile che i cittadini stranieri non possano esercitare i loro diritti perché il materiale elettorale arriva troppo tardi. È inoltre necessario recuperare il ritardo in termini di rappresentanza della Quinta Svizzera nel Parlamento nazionale. La Svizzera ha diverse opzioni per integrare politicamente gli Svizzeri all'estero. Una di queste sarebbe certamente una sorta di rappresentanza "cantonale" nel Consiglio nazionale e nel Consiglio degli Stati, o inizialmente solo sotto forma di due seggi nel Consiglio degli Stati. Il corpo elettorale potrebbe essere costituito dagli stessi cittadini svizzeri all'estero o da un organo che verrebbe a sua volta eletto da loro. Il voto degli Svizzeri all'estero è spesso determinante per le questioni di politica estera e collaborazione con altri paesi, dando loro un ruolo importante nella definizione del presente e del futuro di una Svizzera aperta e solidale.

Angelo Geninazzi
Gazzetta Svizzera

Questa intervista si inserisce nella serie di dialoghi con i presidenti di partito svizzeri. L’obiettivo è quello di analizzare insieme ai diretti protagonisti il risultato emerso dalle recenti elezioni federali, approfondendo con spirito critico le posizioni dei principali partiti svizzeri e illustrare i retroscena della politica federale. Nelle edizioni precedenti sono stati intervistati i presidenti di UDC e PLR.

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Biografia

Nata il 9 novembre 1987 a Basilea, ha trascorso la sua infanzia a Rothenfluh (BL) e Winterthur (ZH) insieme a sua sorella e suo fratello.

Il suo percorso politico ha avuto inizio come copresidente di GISO del Canton Zurigo e vicepresidente di GISO Svizzera (2009-2013). Ha poi trovato la sua casa politica nel PS Winterthur, facendo parte del comitato esecutivo per undici anni, di cui cinque come copresidente, fino a marzo 2019. Nel 2010 è stata eletta nel Consiglio comunale di Winterthur, seguita un anno dopo dall'elezione nel Gran Consiglio di Zurigo nel 2011. Dal 2015 è membro del Consiglio nazionale per il PS e, dall'ottobre 2020, ricopre la carica di copresidente del PS Svizzera insieme a Cédric Wermuth. Nel Consiglio nazionale partecipa attivamente alla commissione Salute e sicurezza sociale.