La Gazzetta Svizzera ha incontrato la nuova Ambasciatrice di Svizzera in Italia, Monika Schmutz Kirgöz, per parlare dei suoi obiettivi, della sua (intensa) esperienza in Libano, del ruolo delle donne in Svizzera e della (dinamica) comunità degli elvetici in Italia.
Intervista: Angelo Geninazzi
Monika Schmutz, da pochissimo si è insediata quale Ambasciatrice Svizzera a Roma: quali sono le sue impressioni e quale è stata la sua prima reazione alla comunicazione del nuovo incarico?
L’Italia è un Paese che mi ha sempre affascinato e a cui sono molto legata. Il mio attuale mandato come Ambasciatrice di Svizzera in Italia rappresenta un ritorno, anzi un felicissimo ritorno, a Roma, visto che quindici anni fa sono stata responsabile per gli Affari economici bilaterali e prima ancora ho avuto la fortuna di trascorrervi un anno di formazione diplomatica. Ho ritrovato un Paese dalle moltissime qualità che si sta risollevando con orgoglio dalla terribile prova della pandemia.
Lei è stata dal 2017 Ambasciatrice in Libano, un paese in difficoltà a più livelli: come ha vissuto questo periodo, quali sono state le sfide principali, e cosa porta con sé da questa esperienza?
In Libano ho trascorso quattro anni ricchi e intensi. I miei compiti hanno toccato molteplici aspetti: aiuto umanitario, sviluppo e cooperazione, diritti umani, migrazione, politica e cultura. Il mio lavoro è stato plasmato dalla natura sfaccettata del paese. In Libano ci sono diciotto religioni riconosciute, le quali sono rappresentate anche in politica. Quindi una grande parte del mio lavoro ha consistito nel mantenere i contatti con i diversi attori e le parti interessate e nel raccogliere informazioni. Il Libano è un paese confrontato con una moltitudine di sfide, che inevitabilmente hanno avuto un impatto sul mio mandato: crisi dei rifugiati, proteste di massa contro il governo, crisi economica, povertà, corruzione e severe misure contro la diffusione del coronavirus.
L'ospitalità dei libanesi e l’affetto verso la Svizzera resteranno sempre con me. Questa cultura accogliente mi ha aiutato a sentirmi subito a casa e a costruire rapidamente una rete di contatti.
Chi oggi pensa al Libano ricorda ancora l’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto dell’anno scorso, che uccise oltre 200 persone e ne ferì altre 7 000. Come ha vissuto questo momento?
È stato un momento drammatico. Al momento dell'esplosione ero nel mio ufficio. L'onda d'urto mi ha colpita e mi ha letteralmente lanciata attraverso la stanza. Tutta la strada fuori dai nostri uffici era un tappeto di sangue e vetri rotti. C'erano sette svizzeri e un impiegato locale nell'Ambasciata al momento dell’esplosione. Inizialmente nessuno ha capito cosa fosse accaduto. Dopo lo choc iniziale ci siamo rialzati e la Svizzera è stato il primo paese ad iniziare a fornire aiuti. Trentasei ore dopo l'esplosione, l'aiuto umanitario era sul terreno con materiale, esperti e supporto psicologico per la nostra squadra.
«Ho trovato un’Italia che si sta risollevando con orgoglio dalla terribile prova della pandemia»
In Svizzera si festeggia quest’anno la 50ma ricorrenza dal suffragio femminile, introdotto nel 1971. Nella sua quotidianità e nei vari paesi in cui ha lavorato ha trovato resistenze quale Ambasciatrice o ritiene che la questione femminile sia ormai un tema non più attuale? Come valuta la situazione in Svizzera rispetto all’estero?
L'uguaglianza di genere rimane ovviamente una questione molto importante. Non solo io personalmente la vedo così, ma le pari opportunità sono anche chiaramente indicate come un principio fondamentale nella strategia di politica estera della Svizzera.
In ogni contesto in cui ho lavorato finora, le sfide sono state diverse. A seconda di chi sei – cioè quale ruolo assumi in una società o quale ruolo ti viene assegnato – come donna oggi devi ancora affrontare ostacoli più grandi o, nel migliore dei casi, ostacoli più piccoli. Come ambasciatrice non devo ovviamente affrontare gli stessi problemi di una donna che non ha un reddito, o che è una rifugiata, o che subisce ulteriori discriminazioni a causa, per esempio, del colore della sua pelle, della sua origine o della sua religione.
Allo stesso tempo, va da sé che anche nel mio settore di attività – dove il potere è ancora prevalentemente nelle mani degli uomini – c'è ancora molto da fare quasi ovunque nel mondo.
In Svizzera, l'introduzione del suffragio femminile al livello federale è stata una pietra miliare nell'uguaglianza. Da allora, sono successe molte cose positive. Ma il dibattito politico interno mostra anche che abbiamo ancora dei progressi da fare. Nelle scorse settimane, la "Sessione delle Donne" ha avuto luogo nel Palazzo federale a Berna, durante la quale delle donne di tutta la Svizzera e di tutto lo spettro politico hanno lavorato e votato su proposte concrete all’attenzione del Parlamento: ne sono risultati moltissimi spunti! Ora la palla è nel campo dei politici. Come ambasciatrice svizzera, seguirò la cosa con interesse.
In breve: No, la "questione femminile" non è una questione morta. Al contrario. L'uguaglianza di genere rimane una delle mie priorità personali: Mi considero una femminista e sono convinta che una società più giusta per tutti sarà una società migliore – non solo per le donne ma anche per gli uomini.
Torniamo al suo incarico in Italia, un paese sicuramente più confortevole ma con più contenziosi aperti con la Svizzera. Quali sono secondo lei i principali cantieri politici da affrontare?
Le relazioni fra i due paesi sono estremamente intense: 50’000 Svizzeri vivono in Italia e 325’000 Italiani in Svizzera. Oltre 82’000 Italiani attraversano giornalmente il confine per lavorare in Svizzera, ogni settimana vengono scambiate merci e servizi per quasi un miliardo di franchi. Facilitare gli scambi, eliminare gli ostacoli, rafforzare la comprensione reciproca sono obiettivi importanti. I principali cantieri politici a livello bilaterale sono l’accordo sulla fiscalità dei frontalieri (attualmente nel processo di ratificazione), diversi accordi settoriali che vogliono migliorare le condizioni quadro per cittadini e imprese, l’accesso di imprese svizzere al mercato italiano nei vari settori, il rafforzamento dell’infrastruttura transfrontaliera, grazie anche al PNRR. Molto importante è anche spiegare la posizione svizzera sui dossier europei e in particolare il nostro approccio nelle relazioni fra Svizzera e Unione Europea, di cui l’Italia è paese fondatore. Non da ultimo sia Italia che Svizzera sono forti sostenitori del multilateralismo, un tema su cui possiamo lavorare insieme.
Quali sono i suoi obiettivi principali come Ambasciatrice nella sua attività a sostegno degli interessi elvetici all’estero?
Dapprima vorrei confermare e sviluppare le ottime relazioni fra i due paesi. Negli ultimi anni sono state siglate diverse intese o sono in via di finalizzazione; nuove possibilità si stanno aprendo. Voglio costruire su queste relazioni già intense ulteriori scambi economici culturali e sociali. Questo mi porta alla seconda priorità: contribuire alla corretta percezione della Svizzera in Italia. La Svizzera è un paese all’avanguardia in moltissimi settori, inclusivo e attento alla sostenibilità ed uno dei principali partner dell’Italia in campo economico. Allo stesso tempo quotidianamente trasmettiamo in Svizzera informazioni sulla situazione e sugli sviluppi in Italia. Infine grazie alla curiosità esploro sfaccettature e possibilità nell’interesse delle relazioni fra i due paesi.
Negli ultimi due anni la comunità degli Svizzeri in Italia è stata limitata nei suoi incontri e nelle sue attività: ora è il momento di ripartire nei vari circoli. Cosa si sente di dire per “riaccendere” la passione per la propria nazione?
Innanzitutto, mi sento di dire che, fin dai primi mesi vissuti nel mio nuovo incarico, ho potuto constatare che la passione per la Svizzera da parte dei nostri Concittadini è sempre, e più che mai, viva ed in fermento.
È vero, la pandemia da Covid-19 ha limitato notevolmente le possibilità di incontri e di iniziative; ma, ciò nonostante, alcuni Circoli hanno organizzato eventi ‘da remoto’ e cercato di mantenere sempre stretti i contatti con le comunità locali.
Punto di ripartenza potrà essere, senza alcun dubbio, l’83.mo Congresso del Collegamento Svizzero in Italia, che avrà luogo a Firenze, e vedrà riunite tutte le istituzioni svizzere presenti su territorio italiano, tramite – appunto - i Responsabili dei Circoli, cuore pulsante e fattore di aggregazione della numerosa Comunità di svizzeri all’estero. Sarà questo il momento favorevole per un proficuo scambio di opinioni per avanzare proposte di nuove iniziative e possibili sinergie, in prospettiva di programmi e progetti per il futuro.
Non voglio però tralasciare di evidenziare l’importanza della "Gazzetta Svizzera" quale strumento di informazione e supporto capillare e professionale. Le rubriche legali e sulle assicurazioni sociali sono solo un esempio del prezioso lavoro svolto dal mensile, a sostegno anche del nostro personale consolare, e nel fornire - ad esempio - risposte ai quesiti più frequenti e di interesse collettivo che riguardano i nostri Concittadini residenti in Italia, Malta e San Marino. Colgo l’occasione per rinnovare pure il mio appello a sostenere la “Gazzetta Svizzera”.
Mi è gradito, altresì, ribadire il sostegno mio personale e di tutta l’Ambasciata nel favorire, con ogni sforzo possibile, le varie iniziative sul territorio. Per questo motivo, ritengo importante un dialogo costante con le varie realtà ed una collaborazione reciproca nel promuovere e far conoscere le attività in atto. Siamo sempre aperti ad accogliere e raccogliere idee e segnalazioni.
Infine, compatibilmente con gli impegni e le possibilità del momento, sarà un piacere poter partecipare anche ad alcuni degli eventi organizzati dalla grande Comunità degli Svizzeri in Italia, Malta e San Marino!
Auguro a tutti Buon Natale e un Felice Anno Nuovo!
Monika Schmutz Kirgöz
BIOGRAFIA
Nasce nel 1968, originaria di Basilea e Chiasso.
Si laurea in scienze politiche e sociologia all'Università di Losanna e consegue il Master of Advanced Studies per la cooperazione allo sviluppo (NADEL) presso
il Politecnico federale di Zurigo (ETH)
Nel 1996 è entrata a far parte del Dipartimento federale degli affari esteri della Confederazione
svizzera (DFAE), intraprendendo la carriera diplomatica.
Successivamente assume la funzione di portavoce del DFAE.
Nel 2000 viene inviata ad Ankara, quale responsabile degli affari politici e culturali.
Nel 2004 si trasferisce a Roma come capo della sezione economia, commercio e finanze.
Nel 2007 assume l’incarico di vice capo missione a Tel Aviv.
Nel 2011 viene nominata Console Generale a Istanbul.
Nel 2017 viene accreditata in qualità di Ambasciatrice di Svizzera a Beirut.
Dal 21 luglio 2021 svolge il suo lavoro presso l’Am¬basciata di Svizzera a Roma nella veste di Amba¬sciatrice di Svizzera in Italia e San Marino e Ambasciatrice di Svizzera designata a Malta.
È di madrelingua tedesca e parla anche italiano, francese, inglese e turco. È sposata e ha due figli.
Account Twitter dell’Ambasciatrice Schmutz Kirgöz@AmbsvizzIT