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La strage delle streghe. Un punto di vista interessante

    L’accanimento contro chi non si adeguava ai canoni del potere era tremendo, soprattutto contro le donne. Perché? Gabriella Tupini lo spiega risalendo alla caduta del Matriarcato.


    Roma -
    Perché, a distanza di 289 anni, la svizzera Anna Göldi, l’ultima strega d’Europa ad essere giustiziata con decapitazione nel 1782, resta un personaggio disturbante?

    Perché permane nella coscienza collettiva quale simbolo di sopraffazione del più debole da parte del potere costituito, della legittimità della più feroce e ottusa violenza perpetrata in nome di dogmi e assunti unilaterali, dell’imposizione di una verità – unica, certa e indiscutibile – calata dall’alto: Anna Göldi è l’icona simbolica di quanto sempre accadde e accade quando si esce dal costume preconfezionato di una qualsiasi società, in qualsiasi epoca nella storia del genere umano.

    Anna Göldi nacque a Sennwald nel mese di ottobre del 1734 in una famiglia povera. Fiera, orgogliosa, indipendente, assai intelligente, ebbe a patire molte sofferenze causate dalla mentalità e dalle ipocrisie degli uomini di allora. Per una vicenda (impossibile da verificare) di spilli trovati nella tazza della figlia di un uomo potente, Johann Jakob Tschudi, presso cui Anna Göldi lavorava come serva, fu presto accusata di stregoneria. Gli storici odierni suppongono che Tschudi abbia escogitato questo espediente al fine di discreditare e annientare colei che poteva rovinargli vita e fama raccontando della loro relazione. Il giurista esperto di Anna Göldi Walter Hauser, presidente della Fondazione Anna Göldi, si è battuto per anni, documenti alla mano, affinché “l’ultima strega d’Europa” fosse riabilitata e così è avvenuto in via ufficiale tramite il parlamento di Glarona nel 27 agosto 2008.

    La Göldi – come tutte le migliaia di cosiddette streghe prima di lei – subì gogna, torture e pena di morte con l’accusa di malvagità varie compiute con riti in compagnia del diavolo. Soprattutto erano donne che “influivano maleficamente sugli uomini”.

    Il caso Anna Göldi è uno tra i tanti spunti per pensare che la Storia dell’umanità potrebbe essere riscritta riconsiderando le dinamiche donna-uomo da quando, quest’ultimo, ha stabilito come dovesse andare il mondo. Un mondo che va, a quanto pare, stando alle cronache di tutti i tempi compreso l’odierno, con risultati per lo più pessimi.

    Con la scusa della magia nera (che pure esiste), centinaia di migliaia di innocenti ci andarono di mezzo in tutto il mondo. Si stima una carneficina di 6’000 donne “malefiche” di tutte le età solo in Svizzera, e molte decine di migliaia nella sola Europa, sicuramente stime per difetto.

    Se accadevano epidemie, sciagure o disastri naturali, ecco che la caccia alle streghe tornava comoda per fornire un capro espiatorio al popolo ignorante e superstizioso. Un massacro durato oltre 300 anni fino al 1750.

    Dal Dizionario storico della Svizzera scopriamo gli autori di resoconti dell’epoca e libri di autori sul tema tra cui spicca la storica svizzera Kathrin Utz Tremp, la quale paragona la caccia alle streghe «… all’ideologia sviluppata dagli americani nella lotta contro il terrorismo» con la pratica da parte dei servizi segreti USA di torture identiche a quelle della Santa inquisizione, per estorcere, oggi come ieri, le confessioni.

    La psicoterapeuta italiana dr.ssa Gabriella Tupini, affronta il fenomeno da un nuovo punto di vista, per il quale c’è un motivo più vasto e profondo per la caccia alle streghe, al di là delle classiche giustificazioni fornite dagli storici.

    «La ragione – sostiene Gabriella Tupini – è da far risalire al passaggio dal matriarcato al patriarcato. Nei primordi, l’essere umano aveva in dotazione un’anima molto estesa, ad un certo punto con il sopravvento del maschile si è man mano sempre più mentalizzato dando sempre meno spazio all’anima. Le società matriarcali, con la Grande Madre erano lunari e uraniche, le dee e gli dei stavano sulla Terra. La religione animistica, infatti, vedeva uno spirito in ogni fiume, in ogni albero o sasso, quindi vedeva la Natura era divina, in ogni sua espressione. L’avvento del patriarcato con la sua ipertrofia della mente, ha portato tutto ciò che era sovrumano, quindi il divino, al di sopra della Terra. Così il grande padre si è innalzato sull’Olimpo».

    All’epoca, quest’ultimo non era scalabile dagli uomini.

    «Il patriarcato ponendo gli dei sopra l’Olimpo li ha allontanati dalla Terra e dagli umani, contribuendo a un distacco degli umani dal divino e dalla natura spiritualizzata.

    In seguito, con il cattolicesimo e le altre religioni monoteiste, tutta la spiritualità è passata in Cielo, staccando la mente dall’istinto. Infatti la via maestra di tutte le religioni e le filosofie occidentali e orientali è il distacco dalle emozioni. Ma quello stato d’essere (illuminazione per gli orientali) che annulla le emozioni, di fatto non partecipa alla Terra: c’è un distacco malato dalle emozioni e dall'istinto. Al contrario, le emozioni vanno sentite e capite per poter essere gestite. E devono essere vissute!».

    Alla donna è sempre stato contestato, secondo i parametri maschili, di essere irrazionale, istintiva, emotiva…

    «Certo. In realtà la donna è detentrice dell’anima, è espressione del sentire, è generatrice di vita e perfettamente collegata con la Natura: per queste ragioni rappresenta un pericolo ancestrale per colui che mette la mente e il distacco dal sentire avanti a tutto. Sono i cardini di tutto l’atteggiamento maschile reputato razionale e forte rispetto a quello presunto debole del femminile. Le donne che sapevano curare con le erbe conoscendone i segreti, o che prevedevano il futuro o in genere erano più intelligenti o autonome, venivano tacciate di stregoneria. Chi non rientrava (o rientra, anche oggi) in questo paradigma maschile, metteva in pericolo il mentale, non permetteva l’esprimersi della forza, del dominio. Chi non accettava questo paradigma e provava a vivere secondo i propri parametri, doveva essere messa in riga o, meglio ancora, annientata. Le donne percepivano questa nuova logica patriarcale come estranea e fortemente lontana dalle leggi dell’anima e della natura, per cui continuavano a vivere come le loro ave».

    Stessa sorte è toccata ai cosiddetti eretici, che desideravano vivere secondo criteri più spiritualmente puri.

    Ma la vera ossessione era contro le donne, anche dopo la cessazione dell’inquisizione.

    «Il patriarcato ha temuto il “ritorno dell’anima”. Ed ha desiderato annientarla. Da questo deriva il grande odio verso le donne. Ricordiamoci che prima le donne erano capo tribù e con l’arrivo del grande padre vengono emarginate dal patriarcato il quale conferisce al maschio il diritto di vita e di morte sulla moglie e sui figli, per quest’ultimi almeno fino a che non sono in grado di portare le armi.

    Dunque, mentre la donna aveva la forza e la capacità di modificare le proprie opinioni, grazie ad una mente libera, il maschio restava fedele ai principi, alle regole perché egli si appella alla mente. Ma non ad una mente libera, il che sarebbe positivo, bensì condizionata».

    Opinione comune è che le religioni monoteiste occidentali abbiano comunque dato importanza alla figura femminile.

    «Non è così. Ripeto, basta leggere la storia più antica quando le donne erano capo tribù, mentre le religioni monoteiste patriarcali le hanno relegate al gradino più basso. Al tempo dei romani le donne abbracciarono il cattolicesimo perché pensavano che le avrebbero liberate, invece le ha schiavizzate maggiormente, per esempio togliendo loro il divorzio concesso loro dall'imperatore Augusto».

    Oggi possiamo scegliere individualmente di riscoprire tutti, donne e uomini, la nostra sostanza animica, il nostro sentire più profondo, a pensare ed agire con una mente più libera dai condizionamenti, se lo vogliamo, per una auspicata evoluzione umana in un mondo con meno violenze e sopraffazioni.

    Annamaria Lorefice

    Dopo trecento anni si stanno studiando le carte inquisitorie di Maria Bertoletti Toldini, detta Toldina una donna italiana (Trento) condannata per infanticidio e stregoneria, decapitata e bruciata. Nel 2015 il Comune di Brentonico ha voluto riaprire il processo e nelle anticipazioni del 2016 “è stata dichiarata sana di mente e probabilmente uccisa per un contenzioso sull'eredità”.

    Anna Göldi (Sennwald, 24 ottobre 1734 – Glarona, 13 giugno 1782), fu l'ultima donna ad essere condannata a morte, in pieno Illuminismo, per stregoneria in Europa. Walter Hauser, presidente della Fondazione Anna Göldi, si è battuto per anni, documenti alla mano, affinché “l’ultima strega d’Europa” fosse riabilitata e così è avvenuto in via ufficiale tramite il parlamento di Glarona nel 27 agosto 2008. Nel 2017 a Glarona è stato istituito il Museo Anna Göldi che ospita mostre ed eventi in suo ricordo. (Autore del dipinto in foto, Patrick Lo Giudice).

    La psicoterapeuta Gabriella Tupini, i suoi video sono vedibili su Youtube.