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Lo tsunami verde non travolge il Consiglio federale

    La vittoria dei Verdi il 20 ottobre in occasione delle elezioni del Parlamento non ha avuto ripercussioni sulla composizione del Consiglio federale. L’11 dicembre 2019 l’Assemblea federale – le due camere del Parlamento – ha scelto la stabilità e rieletto i sette Consiglieri federali uscenti. Una scelta molto svizzera.

    A dire il vero l’esito delle elezioni del Governo svizzero – eletto dal Parlamento e non dal popolo come in molti paesi europei – non è mai stato particolarmente in bilico. Lo spostamento degli equilibri scaturito dalle urne in occasione delle elezioni parlamentari – seppur piuttosto massiccio e certamente al di sopra delle attese – non ha indotto i partiti borghesi a concedere ai Verdi un posto in Consiglio federale. Questi ultimi hanno tentato la scalata con la propria presidente Regula Rytz, la quale ha apertamente dichiarato di ambire alla poltrona occupata da Ignazio Cassis, capo del Dipartimento degli affari esteri eletto soli 2 anni fa.

    Delusioni per una sconfitta prevedibile
    I Verdi sono usciti delusi del risultato della loro candidata (la quale ha conquistato favori solo tra i socialisti e il proprio partito) e in particolare del mancato sostegno dei Verdi liberali. “La situazione climatica è drammatica, occorre agire immediatamente e invece ci prendiamo il tempo di riflettere “, ha affermato a caldo Céline Vara, consigliera agli Stati ecologista. “Ho paura per il futuro, stiamo davvero perdendo un’opportunità.” Malgrado sapessero che le chances fossero ridotte, i vincitori delle elezioni si aspettavano un maggiore sostegno, soprattutto da parte dei Verdi liberali. “Hanno avuto l’occasione senza precedenti di eleggere un’ecologista al Consiglio federale e hanno preferito dare la precedenza agli interessi economici”, conclude Vara.

    Le reazioni dei media
    Le Temps, quotidiano romando, ritiene che non solo è fallito il tentativo di conquistare un posto in Governo dai Verdi ma la candidata Regula Rytz, ha addirittura ottenuto un risultato inferiore alle aspettative. Secondo il Tages-Anzeiger Berna si sta allontanando dai cittadini. “Che lo si voglia chiamare ‘cambiamento climatico’ o meno, i partiti in seno al Consiglio federale devono riconoscere che non rappresentano più la popolazione nella stessa misura di quanto facevano in passato.
    La Neue Zürcher Zeitung (NZZ) ha invece sottolineato che Berna ha bisogno di tempo per adattarsi alle preoccupazioni espresse nelle urne e sulla strada. Cosa succede alla ‘vecchia’ formula magica quando non corrisponde più alla realtà? L’Assemblea federale ha detto la sua: “niente”.

    Dal Ticino le reazioni sono positive
    Il tema della rappresentanza regionale è stato ampiamente dibattuto a tutti i livelli. Dopo quasi un ventennio di assenza dal Consiglio federale, la Svizzera italiana ha ritrovato nel 2017 un posto che gli ecologisti hanno tentato di soffiare al PLR, forti della vittoria elettorale. Il Corriere del Ticino per mano del suo Direttore Fabio Pontiggia ha colto l’occasione per riflettere sulla rappresentanza delle diverse culture svizzere in Governo e tra le cui righe esprime un certo sollievo per il mantenimento del posto in Governo di Ignazio Cassis. “La nostra Costituzione non contempla nessuna regola aggiuntiva e non dà alcun suggerimento per quanto attiene all’elezione del Governo della Confederazione. Con una sola eccezione, ossia che le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate. Secondo l’editorialista quando la regola scritta (rappresentanza regionale) e quelle non scritte (criterio partitico, genere) entrano in competizione o in conflitto, non c’è dubbio alcuno che a primeggiare debba essere la prima. Così è stato e dunque, conclude Pontiggia: “dobbiamo rallegrarcene in una stagione politica in cui la cultura delle regole viene considerata un formalismo marginale e fastidioso o viene bellamente disprezzata, spesso e volentieri in nome del popolo, come se le regole scritte nella Costituzione non fossero volontà di una maggioranza popolare democraticamente espressa”.

    Con l’elezione del Consiglio federale si è concluso l’anno elettorale svizzero. La curiosità di media e opinione pubblica è già rivolta al 2023. Oltre al voto elettronico promesso per quell’occasione, si tratterà di capire se l’onda verde avrà ancora una forza d’urto come quella attuale, se sarà sostenibile come i valori promossi dai Verdi stessi o se, con il senno di poi, si dovrà dire che si è trattato di un fuoco di paglia, di un “hype”. Forse sarà così. Ma se così non fosse le ambizioni dei Verdi di entrare in Governo avranno chances nettamente più elevate.

    Angelo Geninazzi
    REDATTORE