La relazione Svizzera – UE di nuovo sul banco di prova

Deciso ad inizio marzo dal Consiglio federale un mandato negoziale con l’UE sugli Accordi bilaterali III

Correva l’anno 1992. Consiglio federale e Parlamento si sono battuti in modo convinto a favore dell’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (SEE). Raramente una votazione ha spaccato in due il paese come allora. L’”euforia europea” da parte dell’allora establishment politico ha trovato in particolare in Christoph Blocher – la cui via di crescita insieme a quello dell’UDC è partito proprio da questa votazione – una controparte agguerrita.

Lo SEE funziona come un mercato unico e si estende anche ad altri settori, ad esempio l'ambiente, le questioni sociali, la ricerca. Il dibattito in Svizzera è stato lungo e intenso ed è durato oltre un anno. Infine, il 6 dicembre 1992, il 50,3% delle persone aventi diritto di voto ha votato No all’adesione allo SEE, con una partecipazione al voto eccezionale del 78%, la più alta da sempre. I favorevoli erano soprattutto nella Svizzera francese, mentre i contrari hanno prevalso nella Svizzera tedesca e in quella italiana. Soprattutto negli ambienti rurali e conservatori si temeva per la democrazia diretta e la neutralità.

Dal no allo SEE le relazioni Svizzera UE sono restate dinamiche, talvolta incerte, e sempre combattute

Alla fine del 1993 l’UE si è dichiarata pronta ad avviare negoziati in sette comparti, a condizione che gli accordi fossero negoziati parallelamente e attuati contemporaneamente. Gli accordi sono dunque stati connessi giuridicamente tra di loro a mezzo di una cosiddetta “clausola-ghigliottina” per evitare che fossero posti in vigore separatamente o che una delle due parti potesse scegliere solo quelli con un maggior interesse. Il primo pacchetto di “Accordi bilaterali I” è stato approvato dal Popolo svizzero il 21 maggio 2000 con il 67,2% di voti favorevoli. In vigore dal 1° giugno 2002, essi consentono all’economia svizzera un ampio accesso al mercato interno dell’Unione europea, con più di 445 mio. di potenziali consumatori.

La seconda serie di accordi – gli Accordi bilaterali II – prende in considerazione altri interessi economici ed estende la cooperazione tra la Svizzera e l’UE a settori di primo piano sul fronte politico, quali la sicurezza, l’asilo, l’ambiente e la cultura. Questo secondo pacchetto è stato ratificato dal Parlamento svizzero nel 2004 mentre l’anno successivo il popolo svizzero ha accolto gli accordi con il 54,6% di voti a favore, esprimendosi in particolare sull’associazione della Svizzera a Schengen/Dublino. A differenza degli Accordi bilaterali I, gli Accordi bilaterali II non sono vincolati giuridicamente tra di loro.

Da allora la Svizzera si è espressa a scadenze regolari su temi di carattere europeo, tra cui l’estensione degli accordi ai paesi dell’est Europa. Nel 2014 ha approvato a stretta misura l’Iniziativa «contro l’immigrazione di massa», che è stata attuata in linea con gli accordi in vigore.

Accordi in erosione e necessità di rinnovarli

Gli sviluppi giuridici nell’Unione europea rendono necessario per l’economia un adeguamento degli accordi bilaterali esistenti. Nell’ambito di un accordo quadro, la Svizzera e l’Unione europea hanno tentato a partire dal 2018 di trovare soluzioni, senza però essere coronati da successi. Nel maggio del 2021, dopo l’abbondono delle discussioni dei sindacati svizzeri, il Governo svizzero ha interrotto i negoziati con l’UE su un accordo istituzionale quadro, una mossa che la parte europea ha faticato a comprendere. Come reazione la Commissione UE ha anche stralciato la Svizzera dalla lista di Stati associati al programma di ricerca Horizon Europa.

Nel marzo 2024, a due anni e mezzo di distanza dalla mancata conclusione dell’Accordo istituzionale, il Consiglio federale ha adottato formalmente – dopo ampia consultazione – un mandato negoziale con l’UE. Nel mandato sono definiti gli obiettivi generali di eventuali future negoziazioni volte a risolvere le questioni istituzionali in sospeso e frenare la progressiva erosione degli Accordi bilaterali, garantendo così anche in futuro l’accesso delle imprese svizzere al mercato interno.

Contenuti del mandato negoziale

Attraverso il mandato per la conclusione di un pacchetto “Accordi bilaterali III” l’obiettivo è quello di aggiornare gli accordi esistenti sul mercato interno e concludere nuove intese settoriali nell'ambito dell'energia elettrica e della sicurezza alimentare. Le questioni istituzionali, con la ripresa del relativo diritto europeo, saranno risolte direttamente negli accordi sul mercato interno.

Una novità riguarda la cooperazione in materia di sanità pubblica come pure la partecipazione sistematica ai programmi dell'UE, in particolare nel campo dell'istruzione e della ricerca (per es. Horizon Europe ed Erasmus+). Fa inoltre parte del pacchetto anche un contributo svizzero periodico a favore della coesione nell'UE.

Vari temi in sospeso da regolare: dalla ricerca agli aiuti di Stato

I risultati dei colloqui esplorativi sono riportati in un “common understanding”, che elenca le aree d'intesa che la delegazione svizzera e quella dell'UE hanno definito. Queste sono poi state tramutate in un mandato negoziale.

Ad esempio l'intesa raggiunta in linea di principio permetterà alla Svizzera di mantenere la sua prassi in materia di espulsioni penali. In relazione ai permessi di soggiorno permanenti voluti dall'UE, solo le persone che lavorano e non dipendono dall'assistenza sociale potranno ottenere un soggiorno permanente dopo cinque anni di lavoro ininterrotto.

In merito al futuro accordo sulla ricerca – un tema fonte di preoccupazioni nel mondo accademico dopo l’esclusione da Horizon 2030 – il common understanding parla di una legge transitoria che dovrebbe consentire dal 2024 ai ricercatori svizzeri di partecipare ai bandi di concorso europei.

Per quanto attiene agli aiuti di Stato nei settori del trasporto aereo, terrestre e dell'elettricità, la Svizzera dovrà adeguarsi al diritto europeo, ma potrà applicare le proprie procedure. A livello di trasporti, per esempio, quella sul servizio pubblico. Sulla rete elvetica potrebbero circolare in futuro anche treni di compagnie estere, ma nel rispetto delle condizioni di lavoro elvetiche e con certi obblighi, tra cui l'accettazione degli abbonamenti in Svizzera.

Il grande capitolo dei lavoratori distaccati

Un capitolo controverso, già durante le discussioni per l’accordo quadro poi fallite, riguarda i lavoratori con un permesso di breve durata, fino a 90 giorni. Bruxelles ha accettato il principio dell'obbligo di annuncio affinché le autorità possano svolgere i controlli a livello di rispetto dei salari e delle condizioni di lavoro. Tra gli obiettivi principali, nell’ambito della politica del mercato del lavoro vi è quello di preservare le condizioni di lavoro nella Confederazione e non esporre le aziende svizzere a concorrenza sleale. Questo obiettivo è al contempo “una linea rossa” per il Consiglio federale e i partner di economia e sindacati al tavolo. Anche per questa ragione la Svizzera chiede che venga applicato il principio in vigore in Svizzera di salario uguale a lavoro uguale su tutto il territorio. Nell’intesa comune si è quindi ipotizzato che la Svizzera non sarà obbligata a riprendere dall'UE direttive che potrebbero peggiorare le condizioni di lavoro in vigore nella Confederazione.

Chiaro Sì nei sondaggi al mandato negoziale

Il sostegno della popolazione a un mandato negoziale tra Svizzera e Unione Europea è in aumento, come testimonia un sondaggio dell’Istituto gfs.bern realizzato su un campione di 1’000 persone aventi diritto al voto. Lo studio è stato condotto dopo le elezioni nazionali, all’inizio del 2024

Il 68% degli intervistati si è espresso a favore di un mandato negoziale basato sui colloqui esplorativi per i Bilaterali III e il 71% concorda con il contenuto degli accordi.

L’argomento principale a favore delle nuove intese bilaterali è il desiderio di una relazione sicura e stabile con l’UE. Il sostegno alla reintegrazione della Svizzera nei programmi quadro di ricerca e innovazione dell’UE è quasi unanime.

Prossimi passi

Il Consiglio federale ha approvato il mandato negoziale. Lo scorso 18 marzo i nuovi negoziati sono stati ufficialmente avviati a Bruxelles. I vari elementi del pacchetto saranno affrontati contemporaneamente sotto la direzione del segretario di Stato supplente del Dipartimento federale degli affari esteri.

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