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L’Ouvroir del Circolo Svizzero di Roma ricorda Anna Luisa Stoller in Di Domenico

    Socia degli anni ’60, scomparsa a 98 anni

    La signora Anna Luisa Stoller in Di Domenico, socia del Circolo Svizzero dall’inizio degli anni ’60, ci ha lasciato il 1 aprile scorso, avrebbe compiuto 98 anni dopo pochi giorni, era nata il 19 aprile 1920 a Ginevra.

    Aveva 24 anni quando ha conosciuto Domenicantonio Di Domenico, comandante di una brigata delle truppe italiane di occupazione in Francia che, nella difficile situazione conseguente all’armistizio dell’8 settembre 1943, aveva preferito non rientrare in Italia ma passare la frontiera e rifugiarsi in Svizzera nel campo di accoglienza di Erlach (BE). Anna, insieme ad altre donne, lavorava come volontaria nel campo per dare assistenza ai rifugiati. È lì che lo incontra e probabilmente resta colpita da questo ragazzo che, non riuscendo a stare con le mani in mano, le sottrae la bicicletta per cercarsi un lavoro come taglialegna o contadino. Finisce la guerra, Domenicantonio decide di tornare in Italia per avere notizie della sua famiglia, in Abruzzo e a Roma. Dice ad Anna di aspettarlo perché lui sarebbe tornato per sposarla. Anna era scettica, sua mamma addirittura contraria. E invece nel 1946, dopo aver ripreso in Italia il lavoro di finanziere, ritorna in Svizzera e la sposa, a Solothurn, per poi portarla con sé a Roma. E con lei viene a Roma anche la famosa bicicletta, ancora oggi custodita con affetto dal suo unico figlio, Ezio, nato nel 1947.

    Ogni estate tutta la famiglia torna in Svizzera. Finché Ezio è un bambino, i viaggi sarebbero oggi impensabili, in tre in motocicletta!
    Anna è stata una delle prime socie dell’Ouvroir, un’iniziativa avviata alla fine degli anni ’50 dall’Ambasciatrice Mary Zutter, poi proseguita dalla signora Diri Monney e oggi condotta dalla signora Eveline Degli Abbati. Un momento di incontro non solo per chiacchierare, ma anche per lavorare e produrre manufatti da destinare in beneficenza. All’Ouvroir Anna si ritrovava con la signora Moni, a cui era legata da una profonda amicizia. Anche lei era volontaria nel campo di Erlach e anche lei aveva conosciuto lì il suo futuro marito, un soldato italiano della brigata comandata proprio da Domenicantonio. Diri Monney le ricorda immancabilmente insieme a chiacchierare nel gruppo delle signore francesi.

    Sempre sorridente, allegra, gioiosa, Anna è stata amica di tutti. Ha partecipato con assiduità agli incontri del mercoledì dell’Ouvroir, ed era tra le prime ad arrivare. Il lavoro a maglia era la sua passione, ci diceva che così faceva qualcosa di utile e l’aiutava a passare il tempo. E infatti, quando nell’inverno del 2016 le si erano gonfiate le mani, forse per una forma di artrosi, era molto dispiaciuta di non riuscire a tenere i ferri in mano. A parte quel periodo, non c’è stata una volta che non abbia portato un elegante golfino o un gilet o un pullover sportivo. Solo il girocollo era il punto debole della sua lavorazione, sempre un po’ stretti per la testa dei bimbi... ma prontamente rilavorati dalla nostra cara socia Anita Mondello. Anna voleva la lana chiara e allegra, solare come il suo sorriso e storceva il naso quando nel cesto c’erano tutti colori seri tipici delle calze da uomo (Socken) e non trovava quelli che le piacessero. Quante volte è stato necessario cercare della lana solo e proprio per lei, ma come brillavano i suoi occhi e quanto era soddisfatta quando scorgeva i colori a lei graditi!

    Era un piacere vederla entrare nella mensa della Scuola Svizzera, così magra, alta, elegante, gioviale. L’ultima volta l’abbiamo incontrata mercoledì 18 marzo e ci ha portato un delizioso giacchetto rosa da bambina. In quella occasione ci siamo salutate con molto affetto ed è con lo stesso affetto che vogliamo ricordare lei, la sua riservatezza, la sua umiltà e il suo sorriso.

    Marina Caroppo