Mea culpa per Franco Enna, ora si torna a leggere i suoi gialli

Il pre-Camilleri vissuto a Lugano che iniziò il filone giallo provinciale molto prima di “Montalbano”

Lugano – Oggi, gli amici di Franco Enna, compresa la scrivente, avrebbero tante domande da porgere al grande scrittore e uomo, ormai deceduto e dimenticato da molti anni. Dimenticato, comunque, anche prima della sua dipartita avvenuta nel 1990 a Lugano, dove viveva dal 1948. Ingiustamente dimenticato, anche se: «In questo periodo – ci dice il figlio Corrado – sembra che mio padre stia tornando in auge dato che mi chiamano tanti editori per la ristampa dei suoi libri».

Oltre ad essere stato un famosissimo autore di gialli e di racconti di fantascienza per la rivista “Urania”, fu drammaturgo, scrittore per il cinema e la televisione, e anche poeta.

Un’ingiustizia non ottenere in vita ciò che avrebbe meritato. In questi ultimi tempi riappare il suo nome qua e là, accennato con rispetto nei ricordi dei colleghi in qualche intervista… Nonostante fosse molto amico dello statista italiano Aldo Moro dai tempi della guerra, nonostante fosse ammirato dai grandi nomi dell’editoria, della letteratura, del cinema e del teatro, nonostante abbia scritto, a detta di molti, molto meglio del pur bravo Andrea Camilleri (il quale ha avuto la fortuna della trasposizione dei suoi gialli in Tv con la serie Montalbano), e malgrado sia stato l’iniziatore assoluto del genere giallo all’italiana ambientato in provincia, non ha avuto quell’exploit fortunato, né in Svizzera né in Italia, capace, ad esempio, di imporre i suoi personaggi in Tv e al cinema.

Ricordo che di questa “ingiustizia” gli chiedevo conto, nella convinzione che giocassero diversi fattori tra cui quello dell’invidia, tipica dei piccoli luoghi come la provincia a cui si può assimilare il Luganese, e anche per certi episodi riferitemi in confidenza dalla moglie Angela. «Probabilmente ha contribuito il mio carattere non facile», mi rispondeva lui, senza vittimismi. Il suo carattere di matrice sicula, per nulla incline al compromesso e che gli precludeva l’ingresso nei salotti buoni: «Se per soldi o per un contratto vantaggioso devo dire sì alle pretese cretine di un cretino che sta sopra di me, giro i tacchi e me ne vado».

E così, a forza di girare i tacchi, nonostante i suoi lavori ottenessero sempre grandi apprezzamenti e popolarità, rimanevano in stand by in termini di visibilità mediatica. Sorte che è toccata a molti meritevoli nomi della letteratura, caduti in perfetto oblìo. Destini, misteri della vita della maggior parte delle persone di talento... Di talento e di principi.

Francesco Cannarozzo, questo il suo vero nome, era stato figlio di un uomo tutto d’un pezzo e soprattutto maresciallo dei carabinieri abile nelle indagini e lo stesso giovane Enna lavorò nei tribunali: sicuramente da questo habitat nasce la sua conoscenza e passione per i casi polizieschi. I suoi libri continuano a tornare in libreria, ed oggi anche su Internet, quali classici irrinunciabili per i cultori del giallo.

Alcuni libri anche d’altro genere sono pezzi rari, venduti tra collezionisti. Ad inizio carriera, quando era anche direttore dell’ufficio stampa alla Mondadori, utilizzò ben 35 pseudonimi per firmare la sua impressionante produzione letteraria (molti gialli commerciali scritti al ritmo di uno ogni 15 giorni): Lou Happing, Andrew Maxwell, Gil Brewer, Thomas Freed… Così come dovette dare nomi americani ai suoi commissari di casa nostra. Perché? Perché Franco Enna, come detto, fu il primo - e non certo Camilleri o altri - ad ambientare le sue inchieste non già nelle metropoli ma nella provincia italiana, affidandole a commissari molto lontani dal cliché a cui il lettore era abituato anche grazie ai noir metropolitani con i freddi detectives del cinema statunitense. Al contrario, i suoi commissari erano gente in gamba, intelligente ma assolutamente genuina e con i problemi di tutti i comuni mortali. Per farli digerire e farli ammettere nelle edizioni dei Gialli Mondadori, fu obbligato ad americanizzargli almeno il nome. In tempi più maturi poté usare nomi italiani, come ad esempio per il commissario Federico Sartori.

Di Franco Enna, a lungo frequentato con filiale affetto dalla scrivente in seno alla sua stupenda famiglia, il ricordo è sempre vivido. Le cene in casa Enna erano molto allegre,i suoi modi estremamente signorili si univano all’umorismo e alla sagacia tipica delle persone intelligenti. A fine pasto prendeva mela e coltello e finita l’operazione mi porgeva il frutto su un piattino: «Un giorno potrai dire che Franco Enna ti sbucciava le mele», tra le risate di tutti.

Elegante, sembrava un signore inglese, poteva apparire distante, quando invece era un introspettivo e gran conoscitore delle cose del mondo, i suoi occhi divenivano fessure scrutatrici, spesso ironiche o tristi, ma che sempre trapelavano un animo bonario. Nel suo studio, con la porta semi aperta, riusciva a scrivere per ore noncurante delle nostre incessanti chiacchiere in famiglia, tra il salotto e la cucina, nell’appartamento in via Maggio 53 a Lugano.

Il primo direttore dei Gialli Mondadori, nonché scrittore Alberto Tedeschi, definì le opere di Enna “possenti” e “gialli d’arte”. Molti critici assimilarono un suo monologo contro la pena di morte inscenato a teatro da uno dei più importanti attori italiani, Giancarlo Sbragia, ai drammi di “Thornton Wilder o di Tennessee Williams o allo spirito dell’Antologia di Spoon River”. Fu definito il Simenon italiano. Camilleri nel suo recente libro “Certi momenti” dedica ben 5 pagine all’incontro da giovane con il futuro scrittore e sempre ne parla con ammirazione. L’eclettica figura di Enna è conosciuta all’estero e citata in letteratura cinematografica di genere come “Italian Crime Filmography”. La scrittrice Gisella Padovani è stata una studiosa dell’intera opera di Enna, sul quale ha pubblicato diversi libri, tra cui “Franco Enna – Esperienze culturali e itinerari creativi di un maestro del giallo italiano”.

L’enorme produzione di libri gialli di Franco Enna è un monumento all’indagine poliziesca. Ciò che affascina della sua narrativa non sono tanto il delitto e la bravura del commissario a smascherarne l’autore, quanto la psicologia dei personaggi e il loro ambiente sociale. «Dove c’è l’uomo – sosteneva – c’è una problematica che va risolta. E, a ben guardare, ogni romanzo contiene sempre un intreccio giallo, anche se il colpevole può essere la vita, può essere Dio, può essere chiunque. In questo senso anche Shakespeare, anche Dostoevskij sono scrittori di gialli».

Che bello, la sera, spegnere la tv e tornare a leggere i libri di Franco Enna.
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A Lugano viveva quello che fu definito il “Simenon italiano*: Franco Enna (1921-1990) scrittore dalla monumentale produzione letteraria. Scrisse, sotto ben 35 pseudonimi, memorabili libri gialli e di fantascienza, oltre che per il cinema e la tv.

“Il meraviglioso Fulax”, un libro per ragazzi innovativo, oggi pezzo da collezione, richiamò l’interesse dell’amico di F. Enna, Aldo Moro, il quale in qualità di ministro degli esteri, ne acquistò 200 copie da donare a giovani meritevoli. A seguire, romanzi divenuti soggetti per il cinema e gialli d’epoca fino al Commisssario Sartori, acquistabile anche su Amazon.