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Pippo Pollina “L’altro”

    Alla scoperta di un autore. Pippo Pollina incontra gli studenti a Bergamo: musica, romanzo e coscienza civile

    In questi tempi scarni di certezze e saturi di incognite, non è facile offrire alle nuove generazioni contatti memorabili, e soprattutto stimolanti, dal punto di vista esistenziale e umano. In tempi in cui le discipline artistiche sono di solito, se non di norma, precedute da materie ed esigenze molto più pragmatiche e proficue, appare quasi utopico, se non addirittura inutile, sforzarsi ancora di provvedere a garantire esperienze istruttive e ispirative a adolescenti ancora in cerca di sé stessi. Ma è essenziale prodigarsi in questo senso. Ed è la spinta propulsiva e educativa che dovrebbe animare un modello di istruzione scolastica, pubblica o privata, che comprenda ancora nella metodologia un incentivo pedagogico e civico che contribuisca veramente alla formazione di cittadini responsabili e non disinformati, preparati ma non stampati in serie, in altre parole liberi e non succubi.

    È quello che è accaduto di recente nella città di Bergamo, da sempre e storicamente vicinissima alla cultura elvetica per tante ragioni, non da ultima la storia industriale della sua vasta e varia provincia, nella quale grandi e ben note dinastie e famiglie svizzere per tutto il Novecento hanno contato molto per lo sviluppo, il lavoro, la modernizzazione e le innumerevoli, generose iniziative da attenti mecenati realizzate nelle cooperative, nello sport, nello scoutismo, nelle società benefiche e nelle fondazioni sempre amiche della popolazione locale e del territorio eletto come seconda patria. In un interscambio pacifico e cordiale che ha generato fortissimi legami tra la vicina Svizzera e le valli bergamasche, tra cittadini rossocrociati e tricolori, con matrimoni misti e discendenti di ogni lingua europea, in gran parte fin da piccoli naturalmente bilingui e poliglotti. Con una commistione pluriculturale unica e preziosa, spesso sconosciuta né riconosciuta in Svizzera. Dove spesso gli svizzeri emigrati, o “dell’estero”, o addirittura “di carta” come si usa dire colloquialmente e sprezzantemente, risultano fin troppo trascurati e sminuiti dai connazionali residenti nell’amata confederazione. Ignorando come siano da sempre i laboriosi soldatini “ambasciatori” in prima linea all’estero nella diffusione della tanto decantata “svizzeritudine”, o “swissness”, com’è più à la page citare. Sempre mossi nelle innumerevoli istituzioni da un attivo e idealistico sentimento di puro volontariato non-profit. Cosa sempre più rara, e assai preziosa, ci risulta.

    Un incontro, di rilevante importanza con il cantautore Pippo Pollina, molto noto anche in Italia e non solo in Svizzera, Austria, Germania, Francia e resto d’Europa, su iniziativa fortemente voluta e patrocinata dalla nuova direttrice della Scuola Svizzera di Bergamo, l’argoviese signora Rita Sauter, è avvenuto lo scorso marzo nell’ambito degli eventi culturali promossi dalla SSBG. Destinatari del bel momento: gli allievi della scuola secondaria, adolescenti tra i dieci e i tredici anni d’età. L’occasione era la presentazione del romanzo di Pollina, L’altro, edito nel 2023 in italiano per la casa editrice romana Squi[libri] e già alla seconda edizione 2025, un esordio narrativo che, come lui stesso ha spiegato, è nato nel paio d’anni tremendi del Covid 19, quando si era un po’ tutti reclusi in casa, ma soprattutto dall’esigenza impellente di scrivere «qualcosa di più ampio respiro rispetto a una canzone di tre minuti di durata, che mi stava stretta. E il romanzo in questo senso era l’ideale.»

    Pollina è un caso emblematico di quanto affermato in apertura. È un esempio “al contrario” di ciò che spesso capita nella vita, specie alle persone di successo. Siciliano d’origine, specificamente palermitano, ha trovato molti anni fa la sua strada, il suo “nuovo mondo” e la sua terra d’adozione in Svizzera, dove ormai ha solide radici ultratrentennali, non solo culturali e lavorative, ma esistenziali. E dove ha costruito laboriosamente e con grande talento e dedizione un’ammirevole carriera artistica che in patria gli sarebbe stata assai più difficoltosa, se non addirittura preclusa. Artisticamente attivo da oltre quattro decenni, autore di ben 24 album, naturalizzato svizzero, gran viaggiatore e gran spirito cosmopolita (parla e canta in tedesco e francese, oltre che in italiano e in siciliano), si è stabilito da oltre trent’anni a Zurigo, ed è padre di un figlio e di una figlia anch’essi musicisti e autori ormai affermati, molto noti in Europa.

    L’occasione era la presentazione della ristampa del suo romanzo, ma da affermato e noto cantautore Pollina ha imbracciato anche la chitarra. Gli allievi lo hanno subissato di domande, poste in buon ordine e a turno, mai banali, invitandolo ad approfondire argomenti assai personali e azzardando talvolta questioni indiscrete – “Perché ha scelto di fare il musicista?”, “Quanti dischi ha venduto?”, “Essere famoso le pesa?”, “Quanto guadagna?”, “Quante copie del suo libro ha venduto finora?” – alle quali Pollina non si è sottratto. Con il garbo che gli è naturale ha spiegato i suoi esordi, le necessità materiali di un giovane girovago con chitarra al seguito, gli incontri importanti in tutta Europa, le collaborazioni artistiche, l’amicizia con il cantautore svizzero Linard Bardill, il senso di una carriera molto diversa dalle classiche professioni a cui i ragazzi d’oggi aspirano.

    Sapendolo siciliano d’origine, gli studenti non hanno evitato domande sulla “mafia”, e anche qui Pollina ha spiegato con la paziente pacatezza che gli è propria le attività illegali e gli scopi di “Cosa Nostra” – il termine esatto della criminalità organizzata siciliana – ricordando le sue esperienze personali da ragazzo, sfiorando con sensibilità vicende tragiche che lo videro accanto a conoscenti e amici “scomodi”, assassinati dalle cosche, accennando alle persone coraggiose che si sono prodigate per anni a rischio della vita – e ancora si prodigano – per combattere l’illegalità: dai giornalisti ai giudici, dai sacerdoti ai semplici volontari di intrepide associazioni antimafia. Ha evidenziato come la disinformazione al riguardo agisca da anni da deterrente a una maggiore consapevolezza da parte di tutti, e in special modo delle generazioni più giovani, che poco o nulla sanno delle battaglie civili, dei personaggi coinvolti, della storia e delle circostanze. Naturalmente i nomi di Falcone e Borsellino, troppo noti per passare inosservati, sono emersi spontanei dagli alunni, ma sono in fondo i soli frammenti alla portata di chiunque, senza il doveroso approfondimento che uno Stato, e la scuola in particolare, dovrebbero garantire. L’informazione – la lettura di libri e giornali, la visione di film importanti, l’ascolto di canzoni d’autore e la ricerca dei poeti – come fondamentale banco di crescita. L’accenno alla propria esperienza personale, all’età di tredici anni, quando un professore delle scuole medie mostrò alla sua classe il film Il giorno della civetta, tratto dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia, ha molto colpito gli alunni, che a giudicare dalle espressioni ben poco sapevano e del film e del grande scrittore siciliano, è solo un esempio di come Pollina abbia saputo suscitare interesse e toccare ignote corde interiori. A sua volta stimolato dalla curiosità sincera dimostrata dai ragazzi.

    Altri preziosi pungoli culturali sono scaturiti dalle esibizioni alla chitarra e al canto in due brani scelti per l’occasione, uno in siciliano e l’altro in italiano.

    Pollina ha poi presentato il suo romanzo (Der Andere, uscito nel 2022 in tedesco per la Kein & Aber di Zurigo e Berlino, e pubblicato in italiano nel 2023 con il titolo L’altro), dandone in breve una sinossi, raccontando come gli fosse sorta l’idea dei due personaggi protagonisti, Frank Fischer, un giornalista d’inchiesta tedesco e Leonardo Conigliaro, un medico di Camporeale, un paesino dell’entroterra palermitano, e spiegando l’impegno nella scrittura, di come la complessa trama intrecci le storie parallele di due uomini, ignoti l’uno all’altro, così diversi per storia e cultura, e così lontani fisicamente e geograficamente, ambedue protagonisti. E non a caso l’argomento “mafia”, gravosa e inevitabile presenza tradizionale della bella terra di Sicilia, torna nell’intreccio di tanti personaggi, non solo i due principali, ma fa da sfondo ad altre storie di tante altre figure, emigranti italiani e cittadini tedeschi e svizzeri. Di varia umanità e vari sentimenti. Tutti argomenti interessanti per il giovane pubblico.

    In effetti, se ci si pensa bene, essere “l’altro” riguarda tutti. In talune circostanze, lo si è per qualcun altro. E lo si dovrebbe ricordare assai più spesso per capire il prossimo, e soprattutto se stessi. Il romanzo di Pollina apre in questo senso prospettive sconosciute ed è una lettura affascinante.

    Al termine dell’intervento, mai noioso o prolisso, e dopo gli applausi finali e i complimenti, parecchi allievi hanno circondato l’artista per i saluti e gli autografi. Si è celebrata così una parte memorabile di una mattinata ben diversa dalle solite nelle classi e nei corridoi di una scuola. Che si pone come scuola di vita, e non solo di istruzione basilare, per generici o peggio scialbi protagonisti di domani.

    Fabrizio Pezzoli

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