Come il Liechtenstein
Poteva sembrare uno scherzo, magari un anticipo del carnevale e, invece, la notizia della “NZZ am Sonntag” non è stata smentita da nessuno. È proprio grazie al Liechtenstein che la Svizzera è stata inserita in una sorta di “lista grigia” dei paesi in attesa di conformarsi alle direttive europee in materia fiscale.
L’Ecofin, il Consiglio dei ministri delle finanze dei paesi dell’Unione Europea, ha allestito per la prima volta una lista di 17 paesi che non ottemperano alle direttive emanate dall’OCSE in materia di trasparenza fiscale e quindi sono considerati “paradisi fiscali”, poiché non si vedono progressi nei colloqui con l’UE. Da questa “lista nera” la Svizzera era esclusa, visto lo stadio avanzato delle discussioni con l’UE in materia fiscale. Ma, accanto a questa lista, l’Ecofin ha elencato una serie di paesi, 47 per la precisione, tenuti sotto osservazione.
La Svizzera non faceva parte nemmeno di questa lista. Se non che i delegati del principato del Liechtenstein si sono detti sorpresi di non vedere anche la Svizzera considerata alla stessa stregua del loro paese. Detto, fatto; anche la Svizzera è stata inserita all’ultimo momento in questa lista. Cioè l’elenco di quei paesi che hanno promesso di adeguare le loro legislazioni fiscali agli standard internazionali, dimostrando così la loro volontà di cooperare a livello internazionale.
La notizia della “NZZ am Sonntag” ha sorpreso non pochi in Svizzera, dal momento che il Liechtenstein è il paese al mondo che ha i più stretti legami con la Svizzera. Al punto che le guardie svizzere di frontiera sorvegliano i confini del Principato con l’Austria, da tempo ha un’unione doganale con la Svizzera e utilizza perfino il franco svizzero al suo interno. Perciò l’intenzione era quella di chiedere un trattamento pari a quello della Svizzera, cioè fuori dalle due liste, ma il risultato è stato esattamente il contrario.
Poco male poiché la Svizzera è in buoni rapporti con l’UE e ha già fatto progressi nel campo degli accordi fiscali. La legge sulla riforma della tassazione delle imprese avrebbe risolto il problema, ma è stata respinta dal popolo. È comunque già pronto un progetto che cerca di superare gli scogli dell’opposizione. Inoltre, in dicembre, le Camere federali hanno approvato il principio della cooperazione fiscale internazionale.
La Svizzera ha tempo – secondo l’UE – fino a fine anno di portare in porto questa legge. Se non lo fa rischia di cadere nella “lista nera” che prevede anche alcune sanzioni. Quanto al Liechtenstein, alle prese con problemi analoghi per la tassazione di società speciali, in sostanza non fatto altro che chiedere di applicare la parità di trattamento per paesi in situazioni analoghe. La sorpresa sta nel fatto che, a seguito delle discussioni di fine ottobre con l’UE, alla Svizzera era stato garantito di non finire nella “lista nera”, per cui si è pensato di essere ormai esclusi da qualsiasi lista europea in campo fiscale.
Ignazio Bonoli