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4 fatti salienti sulle elezioni nazionali 2019

    1. Gli Svizzeri all’estero a mani vuote
    Malgrado non fossero mai stati così in tanti ai cancelletti di partenza, ben 73, nessuno degli Svizzeri all’estero è stato eletto in Consiglio nazionale. Il dato non deve sorprendere: fino ad ora solo Tim Guldimann era riuscito a superare lo scoglio elettorale 4 anni fa, ritirandosi però nel corso della legislatura. Particolarmente deludente: rispetto al 2015 non è più stato possibile utilizzare il voto elettronico in nessun cantone poiché la Confederazione ha sospeso i progetti pilota per motivi di sicurezza. Non da ultimo, secondo la piattaforma swissinfo.ch molti svizzeri all’estero che avrebbero voluto esprimere il proprio voto non hanno ricevuto in tempo utile il materiale di voto.

    2. La destra perde la maggioranza in Consiglio nazionale
    Con 101 seggi su 200, i partiti di centro-destra (UDC e PLR) avevano conquistato 4 anni fa una risicatissima maggioranza nella Camera del popolo. Questa maggioranza è ora andata persa e si è rafforzato il centro sinistra con i Verdi e i Verdi liberali. In evidenza va messa la debolezza “storica” dei partiti tradizionali PLR, PPD e PS: insieme non sono mai stati cosi poco votati. Va tuttavia considerato che in un sistema bicamerale (Consiglio nazionale e Consiglio agli Stati) come quello svizzero e in un regime di democrazia diretta è molto difficile che le maggioranze – siano di destra che di sinistra – in una camera riescano ad incidere in modo determinante sulle decisioni politiche.

    3. Calo sensibile della partecipazione al voto
    Solo il 45,1% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne per esprimere la propria preferenza. Nel 2015 questa proporzione era superiore al 48%. Dopo una serie di elezioni federali (dal 1995) con la partecipazione in crescita costante, è il primo appuntamento che registra un tasso negativo. Questo sorprende tanto più alla luce del fatto che l’ondata verde è stata favorita da una partecipazione piuttosto massiccia dei neoelettori.

    4. Un parlamento più giovane e più… rosa
    È un’elezione dei record: mai cosi tante donne hanno trovato la via di Palazzo federale per quanto riguarda il Consiglio nazionale: ben 85 deputate di tutti i colori politici siederanno nella camera bassa, ciò che corrisponde al 42,5%. Negli ultimi 4 anni sono state il 32%. Sempre in tema di record, è importante rilevare che la media degli eletti si attesta a 49 anni, inferiore di oltre 1 anno rispetto al 2015.
    Gli svizzeri hanno eletto quest’anno anche il più giovane Consiglio nazionale della storia. L’età media dei deputati per la legislatura 2019-2023 è di esattamente 49 anni, contro i 50,3 della precedente. In precedenza era capitato solo nel 1991 e nel 1987 che la media di età degli eletti fosse inferiore ai 50 anni.

    Tasso di partecipazione in % per il Consiglio nazionale
    Fonte: Ufficio federale di statistica, www.swissinfo.ch

    È l’elezione dei record: il Consiglio nazionale 2019-2023 è il più verde, giovane e femminile di sempre.

    Non è finita: molti cantoni ancora chiamati a eleggere il Consiglio degli Stati
    Eletto attraverso il sistema proporzionale, il Consiglio nazionale è stato composto nella sua totalità lo scorso 20 ottobre 2019. Il Consiglio degli Stati – la cosiddetta Camera alta in cui tutti i cantoni hanno diritto a 2 rappresentanti, i semicantoni ad 1 – viene per conto eletto con il sistema maggioritario. Laddove al primo turno nessun candidato o solo uno ha raggiungo la maggioranza dei voti, si rende necessario un secondo turno (detto anche ballottaggio). Questo, tra gli altri avverrà nei cantoni di Berna, Zurigo e in Ticino.
    Trovate tutte le informazioni su https://www.ch.ch/it/elezioni2019/

    Angelo Geninazzi
    REDATTORE