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«Abbiamo bisogno di soluzioni ambiziose per affrontare la crisi climatica»

    Intervista a Lisa Mazzone, Presidente dei Verdi svizzeri

    Nel sesto e ultimo appuntamento con un presidente di partito, Lisa Mazzone, da questa primavera alla testa dei Verdi svizzeri, ci parla delle differenze con il Partito Socialista, di come vive la sua carica, quali siano le sfide e le ricette per la Svizzera e come vede il nostro paese tra 20 anni.

    Questa primavera lei è stata eletta alla testa dei Verdi svizzeri. Quali sfide la attendono nel suo nuovo incarico e come intende affrontarle?
    «Stiamo vivendo un momento chiave. Abbiamo urgentemente bisogno di adottare soluzioni ambiziose per affrontare la crisi climatica. Allo stesso tempo, i “climascettici” e le voci populiste di destra si fanno sempre più forti. Il nostro compito è quello di riunire tutte le forze che si impegnano per un cambiamento ecologico. E mostrare di nuovo la speranza».

    Non crede che sia difficile raggiungere questi obiettivi, visto che non fa più parte del Parlamento federale?
    «Ovunque ci sono persone impegnate nella transizione ecologica: nelle associazioni, nella cultura, nella scienza e nell'economia. Il nostro compito è quello di riunire queste forze per mettere il clima, la natura e l'uguaglianza al centro del dibattito politico. Ho il vantaggio di conoscere a fondo entrambe le camere, l'amministrazione e i partner, e di mobilitarmi al di fuori del Parlamento».

    «Dobbiamo tornare a mostrare speranza»

    I Verdi sono usciti perdenti dalle ultime elezioni federali (il partito ha perso -3,4% e 5 seggi in Consiglio nazionale, ndr), perdendo la maggior parte degli elettori conquistati nel 2019. Si aspettava questo risultato e a cosa lo attribuisce?

    «Dobbiamo ri-mobilitarci e dimostrare che i Verdi riuniscono un'ampia gamma di persone, dal contadino di Basilea all'avvocato di Glarona, dall'imprenditore di Friburgo al sindacalista di Losanna. Tutte queste persone si impegnano per un futuro sostenibile ed equo per le generazioni a venire. Malgrado avessimo ottenuto il secondo miglior risultato della nostra storia, non è sufficiente di fronte all'emergenza climatica».

    Forse questo risultato può essere spiegato dal fatto che tutti i partiti hanno ormai inserito la questione del clima nel loro programma politico; quindi, non siete più soli con questo unico punto di forza?

    «Se solo fosse così! Purtroppo, la realtà politica è ben diversa: la maggioranza borghese vota miliardi per le autostrade a scapito dei terreni agricoli e del clima, attacca la conservazione della natura e della biodiversità e smantella la protezione dal rumore in Svizzera. Senza i Verdi, questi temi spariranno dall'agenda. Indipendentemente dal vento che tira, siamo convinti che si possa vivere bene e in modo equo solo in un ambiente sano».

    «I nostri elettori sono come noi: diversi!»

    I programmi di partito del PS e dei Verdi non sono così diversi: entrambi si concentrano su una forte politica sociale e hanno gli stessi obiettivi nel campo della protezione del clima. C'è ancora spazio per i Verdi a sinistra o sarebbe più sensato pensare a una fusione nel prossimo futuro?
    «Da 40 anni i Verdi hanno un profilo chiaro e hanno reso possibili progressi concreti grazie al loro instancabile impegno per l'ambiente e l'uguaglianza: lo sviluppo delle energie rinnovabili, l'abbandono del nucleare, gli obiettivi climatici, le basi per un'economia circolare che conservi le risorse, ma anche il matrimonio per tutti, la modernizzazione della definizione di stupro nel codice penale o lo sviluppo di asili nido per garantire la conciliazione tra lavoro e vita familiare. Più Verdi ci saranno in Parlamento, più tutti i partiti saranno incoraggiati a lavorare insieme per trovare soluzioni all'emergenza climatica e proteggere la natura».

    L'attacco dei Verdi al seggio del PLR in Consiglio federale lo scorso autunno è fallito. I Verdi puntano ancora a un seggio? Hanno diritto ad ottenerlo? Anche a spese del loro alleato storico, il PS?
    «Rappresentiamo migliaia di elettori che attualmente non hanno voce nel Consiglio federale. Questo ha conseguenze molto concrete: l’emergenza climatica, ma anche il congedo parentale e altre questioni orientate al futuro ricevono troppa poca attenzione. Con il 10%, abbiamo diritto al nostro posto nel Consiglio federale. I nostri elettori se lo meritano».

    Potrebbe descrivere il tipico elettore dei Verdi?
    «I nostri elettori sono come noi: diversi!»

    Il suo partito è accusato di perseguire una politica energetica e climatica estrema, attuata con tasse, divieti e imposte. Siete anche spesso associati ai cosiddetti Klimakleber (gli attivisti che si incollano alle strade) e ai “terroristi climatici”, che vengono criticati in modo massiccio perché cercano costantemente di attirare l'attenzione senza proporre nulla di fattibile. Come risponde a queste critiche?
    «Il nostro obiettivo è trovare soluzioni efficaci all'interno delle istituzioni, che siano sufficientemente accettate da poter essere attuate rapidamente. La legge sull'elettricità è un esempio tipico del nostro lavoro: un compromesso equilibrato che rafforza l'indipendenza della Svizzera con le energie rinnovabili anziché con quelle fossili. Ma in armonia con la natura. Quando abbiamo un interlocutore al tavolo dei negoziati, siamo sempre costruttivi».

    Secondo lei, quali sono le tre sfide più importanti per la Svizzera nei prossimi quattro anni e come intende affrontarle lei, in quanto Verde?
    «1. Affrontare la crisi climatica. Per farlo, dobbiamo eliminare gradualmente i combustibili fossili il più rapidamente possibile, ma anche attuare misure di adattamento al clima per ridurre le conseguenze dannose sia nelle aree urbane che in quelle rurali.
    2. Proteggere meglio la natura, poiché la biodiversità in Svizzera è in pericolo, con conseguenze sull'acqua potabile e sull'economia.
    3. Offrire opportunità di vivere come una famiglia moderna. La Svizzera si trova nel medioevo della conciliazione tra lavoro e vita familiare. Abbiamo bisogno di un vero congedo parentale, di più posti per l'assistenza all'infanzia, di salari migliori per le professioni tipicamente femminili».

    Come vede la Svizzera tra 20 anni?
    «Vorrei una Svizzera sostenibile, che garantisca un posto a tutti».

    Trascurati per anni, gli svizzeri all'estero sono oggi riconosciuti da quasi tutti i partiti come un interessante serbatoio di voti, che spesso si cerca di corteggiare attraverso le sotto-liste per il Consiglio nazionale. Ma le questioni che stanno a cuore agli svizzeri all'estero, come il voto elettronico, passano in secondo piano, mentre la Quinta Svizzera non è ancora rappresentata in Parlamento. Come si spiega questa contraddizione?
    «È ovviamente difficile condividere potere e privilegi. Per una maggiore democrazia, il nostro sistema ha urgentemente bisogno di un cambiamento di paradigma. Lo si vede anche dal fatto che milioni di persone che vivono, lavorano e amano la Svizzera non hanno voce in capitolo perché non hanno il passaporto svizzero».

    Angelo Geninazzi, Gazzetta Svizzera

    Biografia

    Nata a Ginevra il 25 gennaio 1988, Lisa Mazzone cresce a Versoix, dove fonda il Parlamento dei Giovani e partecipa come redattrice al giornale Versoix-Région. Dopo aver conseguito la maturità al CEC André-Chavanne, studia lingue e letterature francese e latina all'Università di Ginevra. Dal 2010 è coordinatrice di PRO VELO Genève e responsabile di progetti nel 2014. È madre di due figli nati nel 2019 e 2021. Nel 2011 viene eletta in Municipio a Grand-Saconnex e nel 2013 nel Gran Consiglio. Nel 2015 viene eletta al Consiglio nazionale, diventando la più giovane parlamentare e pronuncia il discorso di apertura della legislatura. Nel 2019 viene eletta al Consiglio degli Stati, dove è seconda vicepresidente e membro di varie commissioni. Dopo non essere stata rieletta alle elezioni del 2023, da aprile 2024 è presidente dei Verdi svizzeri.

    Questa intervista si inserisce nella serie di dialoghi con i presidenti di partito svizzeri. L’obiettivo è quello di analizzare insieme ai diretti protagonisti il risultato emerso dalle recenti elezioni federali, approfondendo con spirito critico le posizioni dei principali partiti svizzeri e illustrare i retroscena della politica federale. Nelle edizioni precedenti sono stati intervista i presidenti di UDC, PLR e PS, Centro e Verdi Liberali.

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