Alcune banche hanno cominciato a reagire alle pressioni dell’OSE

L’OSE difende gli Svizzeri all’estero in difficoltà nell’aprire un conto bancario in Svizzera

L’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) difende gli interessi degli emigranti svizzeri. Remo Gysin, il suo presidente, spiega che l’OSE si sta attualmente battendo contro le banche che complicano le aperture dei conti per gli Svizzeri all’estero, o le rendono perfino impossibili. Le assicurazioni e il voto elettronico sono altri temi sensibili.

Intervista: Signor Gysin, l’atteggiamento delle banche svizzere verso i loro clienti emigrati è il tema che suscita attualmente il maggior scontento presso gli Svizzeri all’estero. Aprire un conto è per loro molto difficile, perfino impossibile, ed alcune banche non forniscono più le carte di credito.
Sì, questa situazione è inammissibile. Clienti di lunga data all’estero vedono i loro conti chiusi, le banche sospendono semplicemente i rapporti. Inoltre, quasi tutte le banche impongono agli Svizzeri all’estero spese  esorbitanti, che esse non giustificano con un lavoro amministrativo supplementare. D’altro canto, esse esigono depositi minimi indecenti, in occasione dell’apertura di un conto. La Banca cantonale di Zurigo chiede per esempio 100’000 franchi agli Svizzeri residenti all’estero.

Che cosa può fare l’OSE?
Noi cerchiamo di stabilire un contatto diretto con le banche. Attiriamo la loro attenzione  su questo problema da parecchi anni e alcune di esse hanno cominciato a reagire. La Banca Cler ad esempio ha lasciato capire che sarebbe disposta a rivolgersi verso gli Svizzeri all’estero in Europa. È già un primo passo. Noi esercitiamo anche una forte pressione sulle banche di importanza sistemica, incaricate di una missione di servizio pubblico, nonché sulle banche cantonali.

Le cose cominciano anche a muoversi in Parlamento. Questo lascia un po’ di speranza?
Sicuramente. Roland Büchel e Filippo Lombardi, due consiglieri nazionali che siedono nel comitato dell’OSE, sono intervenuti in proposito. Essi hanno preso di mira le banche di importanza sistemica, che sono tenute a garantire a tutti gli Svizzeri e a tutte le Svizzere la possibilità di aprire un conto, anche se risiedono all’estero. Questi interventi hanno veramente fatto muovere le cose in Parlamento. In Consiglio nazionale, in particolare, la politica bancaria sta avviandosi veramente su una nuova strada. Parecchi consiglieri ancora contrari a questi interventi in primavera, hanno in seguito cambiato d’opinione. Recentemente, il Consiglio nazionale ha trasmesso alla Commissione di politica estera una mozione che esige che PostFinance riservi agli Svizzeri all’estero lo stesso trattamento che riserva agli Svizzeri in patria. Siamo fiduciosi.

È realistico attendersi dalle banche che garantiscano un trattamento equo agli Svizzeri all’estero?
È un’ambizione che non sarà forse mai completamente soddisfatta. Ma noi abbiamo esigenze concrete: vogliamo che tutti gli Svizzeri e le Svizzere possano aprire un conto e che le spese e i depositi minimi siano appropriati e non svantaggiosi per gli emigrati.

La previdenza vecchiaia è un altro tema che causa difficoltà a un buon numero di Svizzeri all’estero. Molti di loro vivono e lavorano durante anni all’estero e, quando vogliono tornare in Svizzera una volta pensionati, devono improvvisamente far fronte a immensi problemi dovuti a lacune dei contributi e ad altri ostacoli imprevisti.
È un problema importante. Per questo l’OSE chiede un accesso semplificato all’AVS facoltativa. Noi vogliamo che il periodo precedente l’assicurazione di cinque anni per le persone che emigrano temporaneamente in uno Stato membro dell’UE o dell’AELS  sia ridotto, allo scopo di limitare le difficoltà nel ritorno in Svizzera. Per quanto concerne l’AVS, ci dispiace che il popolo abbia respinto il 24 settembre la riforma della previdenza vecchiaia, poiché presentava anche taluni vantaggi per gli emigrati.

L’assicurazione malattia può anche essere un problema per gli Svizzeri all’estero?
Sì, per questo raccomandiamo a tutti gli svizzeri all’estero di regolare le questioni dell’assicurazione malattia prima della loro partenza dalla Svizzera. Ogni persona che si stabilisce in un paese al di fuori dell’UE/AELS perde automaticamente la protezione dell’assicurazione di base e deve ricorrere a una soluzione privata. Questo pone spesso problemi. La maggior parte delle volte, sottoscrivere un’assicurazione malattia all’estero è una procedura costosa e complicata. Inoltre, questa copertura non è sempre efficace in caso di malattia.

Il voto elettronico è un altro argomento che torna regolarmente alla ribalta. A che punto siamo oggi?
L’OSE difende attivamente il voto elettronico e la Confederazione si sforza di introdurlo su tutto il territorio nell’ambito della sua strategia di digitalizzazione. Benché non siano attualmente obbligati, sempre più cantoni adottano questo procedimento, come ha recentemente fatto anche Friburgo. Il voto elettronico progredisce lentamente.

Un ultimo tema: lei parla regolarmente della mobilità degli emigrati. Perché questo è un soggetto per gli Svizzeri all’estero? Non siamo mai stati così connessi al mondo e mobili quanto oggi. Si può attraversare la metà del globo in aereo per 100 franchi. Che cosa volete promuovere in questo settore?
Gli Svizzeri all’estero fanno sempre più frequentemente andata e ritorno. Essi vanno e ritornano in Svizzera, poi ripartono. Mentre prima, in generale, espatriavano una volta e non tornavano più. La missione dell’OSE è quella di vegliare anche questa aumentata mobilità non comporti una rottura maggiore, sia in termini di diritti politici, sia di conti bancari o di assicurazioni. Oggi, alcuni ostacoli amministrativi sono una barriera contro la mobilità degli Svizzeri, sia che si tratti del certificato di vita che si è obbligati a presentare, sia ancora dell’AVS e delle sue lacune. Noi vogliamo che gli Svizzeri possano essere mobili, senza essere frenati da questo tipo di difficoltà. La mobilità è infatti libertà.

Marko Lehtinen