Andrebbero meditate le ragioni di una demolizione che lascia interdetti, per non sbagliare più.
LUGANO - La testatina di questa rubrica “Cose belle dalla Svizzera” purtroppo questa volta è contraddetta dalla narrazione, in sintesi, dall’amara vicenda, avvenuta nel 1961 nel Luganese, della distruzione di uno spettacolare edificio dell’Ottocento: il “Castello di Trevano”. Un fatto molto brutto, inspiegabile e condannabile.
C’è poi il curioso caso che tale edificio era sorto sulle spoglie di un vero castello medievale, anch’esso, andato distrutto in altra epoca.
Sono struggenti i racconti di chi lo frequentava nella giovinezza e descrive le meraviglie dell’ottocentesca villa in stile barocco denominata “Castello”.
Ascoltando questi ricordi trasmessi più volte dalla Televisione Svizzera, e guardando le foto e i video in bianco e nero delle degli ambienti di questa magnifica costruzione, si è assaliti da una sola legittima domanda: perché?
Di fronte al video del Tg della RSI (5 novembre 1961) risuona terribile l’ignobile boato prodotto dalle 230 cariche di dinamite che in pochi minuti distrussero tutto: un’opera costruita in 6 anni e costata, al valore odierno, ben 12 milioni di franchi.
E sorge un’indignazione profonda: come è stato possibile cancellare dalla Storia del Canton Ticino una simile particolarissima opera che era conosciuta in tutto il mondo? Chi lo ha deciso? E chi lo ha permesso?
Per l’immaginario di chi, nato dopo il ’61, non lo ha potuto vedere e godere ma lo ha sempre sentito nominare, il Castello di Trevano è percepito come una assenza sempre presente.
Una vicenda che andrebbe indagata, sia che si sia trattato di “pura ignoranza culturale” per non aver compreso l’importanza di un simile edificio – che avrebbe fruttato economicamente con il turismo e i molti eventi che avrebbe potuto ospitare – sia che si sia trattato di qualche altro scellerato motivo, di oscura natura. Tra l’altro, il proprietario del Castello di Trevano morì nel 1881 in circostanze misteriose come riportato dal giornalista e saggista Giorgio Appolonia.
Il romantico nome di “Castello” denominò questa principesca villa la cui costruzione, iniziata nel 1871, fu commissionata dal barone russo Paul von Derwies, segretario particolare dello zar di Russia, persona di cultura, compositore, nonché magnate immobiliare e delle ferrovie in Patria.
Fu un’opera stupefacente: la costruzione risulta una delle più prestigiose residenze della Svizzera e sicuramente un unicum in territorio elvetico. Essa conteneva un teatro privato, la sala da concerti, il più grande atrio mai visto in Svizzera, come anche le indescrivibili balaustre in cristallo mai viste prima in Occidente. Interamente decorata con “marmi policromi a mosaico, stucchi, cristalli di Boemia, arazzi ed arredi provenienti dalle collezioni degli ultimi Valois di Francia”. Chiunque visitasse la villa rimaneva a bocca aperta.
Godeva di un parco di 300 mila metri quadrati con piante rare di tutto il mondo, il quale ospitava la fontana più grande del Canton Ticino e con un getto alto 10 metri che anticipò quello famoso del lago di Ginevra. Vi erano, inoltre due laghetti, con una “terme” romana provvista di ampia vasca, caldarium e sudario.
“L’unico grande acquario, con sette vasche rappresentanti un’idea romantica dei sette mari – così è scritto in un documento cantonale ufficiale del 2013 – come pure la sola grande serra riscaldata, contenete le ninfee della specie più grandi del mondo … si trovava a Trevano. Un anfiteatro naturale con vista su un curatissimo galoppatoio, una fattoria modello con nevera e caseificio, cascate, grotte in tufo e molti altri elementi, tra i quali una romantica torre finto medioevale e un tempietto della musica giustificavano pienamente quanto si leggeva sulle guide: “Non esiste un parco più grandioso in tutta la regione dei laghi lombardi”. Uno dei più grandi parchi della Svizzera.
In queste poche righe è impossibile descrivere la villa nelle sue complete particolarità architettoniche e funzionali, dei materiali pregiati utilizzati, l’espressione della bellezza esterna e interna e degli arredi che la riempivano. Oltre alla villa principale, dotata di cappella, vi erano alcune dépendances tra cui l’ancora esistente “Villaggio svizzero” residenza del numeroso personale, quella per i lavori di ebanisteria e quella del maniscalco collegata alla selleria, alle scuderie e alla rimessa per le carrozze.
Impossibile descrivere anche la bellezza del parco illuminato da 400 lampioni cesellati funzionanti a gas, con tutte le sue rarità botaniche indigene ed esotiche, con serre riscaldate, giardini, orti, un vigneto con uva tipo Merlot, un pescheto sperimentale le cui varietà sono oggi presenti in Italia, piscine, statue, grotte, gallerie sotterranee, un tempietto per la musica da suonare all’aperto nella bella stagione…
Il barone Paul von Derwis amava l’arte, e nel suo teatro privato come nella sala concerti, tutto l’anno si susseguivano in un programma senza sosta gli spettacoli con gli attori della sua compagnia teatrale e le esibizioni della sua orchestra privata russa composta da 60 musicisti più i cantori.
Pensare ai concerti di musica classica che oggi si sarebbero potuti svolgere in un tale ambiente di aulica bellezza come il Castello di Trevano… avrebbero espresso certamente esecuzioni di una più alta vibrazione.
Il barone morì non si sa bene come e dove nel 1881, dopo la morte, nello stesso, anno dell’adorata e prediletta figlia Barbara per una caduta da cavallo. La famiglia torna in Russia e il Castello resta disabitato per 9 anni. Nel 1900 lo acquista il musicista e finanziere franco-americano Louis Lombard. Egli proseguì l’attività musicale del barone con musicisti della Scala di Milano. Divenne vice console americano in Svizzera e il Castello ne ospitò la sede. Alla morte di Lombard la famiglia si trasferì in Europa e il Castello fu di nuovo chiuso. Per debiti di tasse non pagate, la proprietà diventa dello Stato del Cantone Ticino nel 1934.
I politici di allora decisero con approvazione del Gran Consiglio di utilizzare l’area per la costruzione delle Scuole professionali di Trevano (Supsi). Così, in quel fatidico giorno del 31 ottobre del ’61, una esplosione controllata demoliva uno dei maggiori gioielli architettonici, culturali e della storia musicale del Canton Ticino, per far posto, come se non vi fossero altre aree liberi edificabili (!), ad un grigio complesso scolastico in cemento.
Non è la prima né l'unica distruzione di edifici che, più o meno importanti che fossero, erano comunque parte del paesaggio e della storia ticinese. Evidentemente, il Castello di Trevano non è servito da monito per non sbagliare più.
Annamaria Lorefice
1961, al posto del prestigioso Castello di Trevano, demolito da 230 cariche di esplosivo, fu eretto un complesso scolastico in cemento (Foto Supsi).
La sala concerti, simbolo importante della storia della musica classica ticinese (Archivio Nadir Sutter).
Il teatro dove si esibiva la sua compagnia professionista.
Il barone russo Paul von Derwis (1826-1881) eminente personalità in patria, magnate delle ferrovie, mecenate, compositore, ricchissimo, costruì il “Castello di Trevano” che costò oltre 12 milioni di franchi. Fu molto amato dai ticinesi del Luganese: dagli indigenti per le sue molte beneficenze, dai benestanti per i frequenti inviti agli intrattenimenti culturali da lui continuamente offerti. Fece godere l’enorme e bellissimo parco della sua principesca villa alle scolaresche con giochi e distribuzione di dolci e frutta. Alla sua tragica scomparsa gli abitanti di Lugano, accompagnarono commossi il feretro e furono eseguite musiche da lui stesso composte.
L’atrio d’entrata della villa, il più grande realizzato in un edificio in Svizzera.