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Elisabetta Keller – Storia di un talento

    In un abbaino di un elegante palazzo nel cuore di Milano è custodito un vero tesoro. Si tratta di una copiosa produzione pittorica, fotografica ed epistolare dell’artista svizzera, ancora troppo poco nota ai più, la pittrice Elisabetta Keller (1891-1969).  Il nipote, Giovanni Battista Pitscheider, di doppia cittadinanza italiana e elvetica, mi accoglie nell’atelier - splendidamente arredato con mobili originali fine anni ’20 - per svelare ai lettori di Gazzetta Svizzera l’appassionante storia di sua nonna Elisabetta, ma anche di altri autorevoli artisti della famiglia tutti uniti da legami parentali.

    La Keller non è solo una pittrice d’eccellenza, abilissima nell’uso del pastello, ma anche una musicista che ha studiato con passione pianoforte, con il compositore Vincenzo Appiani, e canto presso i cori del Teatro alla Scala, diretti da Arturo Toscanini. Figlia dello zurighese Robert Keller (1855-1930) e della ginevrina Susanne Roux (1861-1918) Elisabetta Keller è una di noi: una svizzera che vive all’estero. Eredita l’amore per l’arte dalla madre e dal nonno materno: l’illustratore Gustave Roux (1828-1885) discepolo della scuola di Alessandro e Arturo Calame che tanto influenzò la pittura di paesaggio dell’Ottocento, ma prende ispirazione anche dallo zio Eugène Rambert (1830-1886), poeta, professore all’Accademia di Losanna e al Politecnico Federale di Zurigo e da Charles Rambert, pittore. Dalla famiglia paterna  invece discende  la sua sensibilità per la musica: il nonno Karl Keller (1814-1878) infatti fu musicista e fondatore della Tonhalle di Zurigo, il principale auditorium sinfonico della città.

    Elisabetta Keller, Pompeo Mariani, Mose Bianchi e Delio Tessa
    Nasce a Monza in una villa gentilizia attribuita al Piermarini e ha la fortuna di crescere in un ambiente intellettualmente stimolante dove può coltivare sin da bambina le sue inclinazioni artistiche. Viene introdotta al mondo della pittura dal grande Pompeo Mariani (1857-1927), nipote di uno dei più importanti protagonisti dell’800 artistico italiano: Mosè Bianchi (1840-1904). Mariani dipingeva in una stanza al piano terra di Villa Keller, dove la piccola era ammessa “ad ogni ora del giorno a condizione di stare nel più assoluto silenzio” ed è lui che intuisce le straordinarie potenzialità pittoriche della giovane suggerendo ai genitori di affidarla al Maestro Stefano Bersani, noto artista della scuola pittorica lombarda, grazie al quale sperimenta diverse tecniche e metodi: dalla pittura a olio al pastello, dal paesaggio en plein air, alle nature morte, al ritratto e molto altro.

    La villa di famiglia è, come si usava al tempo, un crocevia di artisti, letterati e musicisti, qui la Keller conosce il nipote prediletto dello “zione[1] Pompeo Mariani: un giovane ingegnere e abile pittore Giovanni Battista Pitscheider detto Nino (1883-1964) - cioè il nonno omonimo del nostro interlocutore. Dopo il matrimonio nel 1915 Elisabetta e Nino si trasferiscono a Milano, dove lei apre il suo primo atelier in via Rugabella (a due passi da piazza Duomo), dedicandosi soprattutto all’arte del ritratto, in cui eccelle in maniera sorprendente con una cifra stilistica del tutto personale. “Schietta e pura la sua arte ripudia ogni risorsa di maniera, ogni artifizio d’effetto; sua caratteristica è la sincerità della rappresentazione”, dirà di lei Amalia Panigati[2]. Nel cortile di via Rugabella 11[3] trovano posto anche gli eclettici avvocati: Carlo Fortunato Rosti (1885 – 1974), fondatore dell’associazione degli acquarellisti, e Delio Tessa (1886 -1939), poeta e letterato milanese; amici veri con i quali si forma un forte sodalizio umano e artistico che durerà tutta la vita. In particolare, con il Tessa la nostra protagonista stringe un rapporto di stima e reciproca confidenza testimoniato dal fiume di lettere intercorse dal 1921 al 1939 e tutt’ora gelosamente conservate! Il poeta le racconta ironici episodi della sua villeggiatura sul lago di Como per “rallegrarla se n’à bisogno” e per scacciare la malinconia: “Che ne dice carissima Lilly nel ricevere una mia lettera? Da sole poche ore son lontano da quello strano minestrone di quadri, carte bollate e rotondini d’acciaio che si chiama Rugabella e già mi sento ammalato di nostalgia.”  E ancora, è alla “carissima Lilla” che Delio dedica il suo capolavoro manoscritto “L’è el dì di Mort – Allegher! Caporetto 1917”, un efficace parallelismo tra la ricorrenza del giorno dei morti e la disfatta di Caporetto.

    La Keller contraccambia le attenzioni dell’amico ritraendolo per ben tre volte. Il primo ritratto, fortemente impressionista, è esposto nel 1920 alla Biennale di Brera – anno in cui inizia ufficialmente la sua carriera artistica – riscuotendo un largo favore di critica: “... il personaggio è reso dalla Keller in un quadretto di due palmi con pochi tocchi felici e definitivi e con un senso di libera fedeltà interpretativa veramente da grande ritrattista[4]. Nel secondo dipinto, decisamente più “irriverente”, il poeta indossa scherzosamente gli abiti ecclesiastici del Cardinale Achille Ratti (il futuro Papa Pio XI) che la pittrice aveva precedentemente ritratto in un quadro, purtroppo, andato perduto. Nella terza tela Delio prende le sembianze di un commendatore, che le aveva commissionato il ritratto, ma che tuttavia non aveva mai tempo per posare.

    Da via Rugabella a viale Beatrice d’Este a Milano
    Successivamente il gruppo di via Rugabella si trasferisce compatto in viale Beatrice d’Este 17, a quel tempo zona periferica.

    Ed é proprio in questo atelier che ha sede oggi l’Associazione Culturale per lo studio, la tutela e la valorizzazione dell’Archivio e dell’Opera di Mosè Bianchi, Pompeo Mariani, Elisabetta Keller . Questo centro di memoria nasce attorno ai tre archivi ad essa legati e dal 2015 si dedica allo studio dei materiali conservati concentrandosi sulla pittura a cavallo tra Ottocento e Novecento. Lo si deve all’espresso desiderio di mio padre Umberto Pitscheider, già maestro nella settima arte[5] racconta con orgoglio il figlio Giovanni, presidente dell’Associazione.

    Emoziona pensare che in questo suggestivo luogo hanno visto la luce bellissimi pastelli come “Figura femminile” e “Ritratto della marchesa Ratti Persichetti Ugolini”. Come quasi tutte le donne della Keller esse sono malinconiche e composte, non ardono quindi di passione ma riflettono  “tutte le qualità dello spirito femminile”. Tra i suoi quadri emergono quelli eseguiti con la difficile tecnica del pastello, ne sono ottimi esempi il ritratto della figlia di Margherita Sarfatti, Fiammetta, quello a Vittoria Bertoglio Emmanuel  e a Maria Luisa Sessa Pontiggia, dove la pittrice riesce a rendere con naturalezza effetti di movimento e trasparenza. Mentre numerosi sono i ritratti ad olio che ha eseguito per la committenza svizzera, quando dal 1941 al 1948 apre un suo studio di pittura a Neuchâtel.

    Inizia quindi una ribalta espositiva di successo in Italia e in Svizzera. Tra le mostre più significative, solo per citarne alcune, vi sono: un'ampia personale a Roma nel 1925, alla Casa d'arte Palazzi in cui vengono esposte 119 opere tra ritratti, paesaggi, pastelli e disegni e la Mostra Femminile d’Arte al Castello Sforzesco di Milano nel 1930, mentre in Svizzera, a Berna, nel 1928 é ospitata alla prestigiosa Saffa Premiere Exposition Suisse du Travail Feminin;  nel 1936 a Losanna presso la Galleria Paul Vallotton, a Parigi nel 1937 con “Les Femmes Artistes d'Europe" al Musée du Jeu de Paume e ancora a Neuchâtel alla Galerie Léopold Robert nel 1947. Critica e pubblico commentano in modo favorevole il lavoro svolto dalla pittrice, impegnata a perseguire la propria affermazione artistica da professionista contro le difficoltà e i pregiudizi del tempo che tendevano a relegare l’attività artistica femminile in un piano di un pur virtuoso dilettantismo.

    L’atelier di viale Beatrice d’Este non è solo fulcro della vita artistica della Keller, ma anche teatro della nascita di una associazione di donne che lotta per il riconoscimento delle proprie professionalità, rivendicando i diritti alla parità giuridica e al voto. Qui si svolgono gli incontri per definire la struttura associativa del primo club italiano di Soroptimist International di cui la Keller è co-fondatrice e diviene, dopo Alda Rossi da Rios, la seconda Presidente. Se in Italia il movimento di emancipazione femminile aveva trovato nella Milano di fine anni ’20 terreno molto fertile che porterà alla conquista del voto da parte delle donne al termine della seconda guerra mondiale, si dovrà attendere - come è purtroppo noto -  fino al 1971 per ottenere il suffragio femminile in Svizzera!

    La morte del Tessa nel 1939, l’avvento della seconda guerra mondiale e l’inizio di una forma di artrite alle mani incupiscono Elisabetta e rallentano la sua attività pittorica che continuerà comunque fino agli anni ‘60. Durante i periodi difficili si rifugia prima in Svizzera e successivamente dalla figlia Benedetta Pitscheider Kostevich in California, dove muore nel 1969.

    Il nostro racconto si ferma qui e ringrazio l’Associazione Culturale per la tutela, lo studio, la valorizzazione dell’Archivio e dell’Opera di Mosè Bianchi, Pompeo Mariani, Elisabetta Keller, ma se vi ha incuriosito l’universo artistico che ruota intorno a questa donna all'avanguardia e volete saperne di più, date un’occhiata ai siti web degli archivi ufficiali:
    www.archivioelisabettakeller.org
    www.archiviopompeomariani.org
    www.archiviomosebianchi.org

    Oppure, se volete respirare dal vivo l’atmosfera di questa bella storia che vi ho raccontato scrivete a Giovanni Pitscheider: info@archivioelisabettakeller.org. Non rimarrete delusi.

    Antonella Amodio
    Società Svizzera di Milano


    [1] Così veniva chiamato Pompeo Mariani dal piccolo G.B. Pitscheider (futuro marito di Elisabetta Keller)

    [2] Amalia Panigati (1901 – 1975) fu una eccellente maestra di vetrate. Ha disegnato e inciso due delle più belle vetrate del Duomo di Milano.

    [3] S. Zatti, Rugabella 11: uno studio di poeti, pittori e musicisti, pagg 41-50, cit. “Rivedo il mio primo studio in Rugabella, fra i due romantici giardinetti, arricchito e vivificato dallo spirito del poeta Delio Tessa col quale io dividevo quella troppo vasta dimora e che sapeva accogliere nella sua grande anima, le sofferenze del mondo ma le velava con la sua inconfondibile e bonaria arguzia ambrosiana. Io di quell’eremo avvertivo particolarmente il lato gaudioso … Delio Tessa invece, della nostra appartata dimora professionale, subiva soprattutto il tenebroso fascino …”.

    [4] E. Piceni mostre milanesi, 1930

    [5] Umberto Pitscheider (1918-2013) è stato un  direttore della fotografia cinematografica -  come lo è il figlio Giovanni,  regista anche di numerosi film-documentari, pubblicitari e format televisivi.

    Elisabetta Keller, autoritratto,1935. Olio su tavola 55 x 45,3. © Archivio Elisabetta Keller - Fotografia di Giovanni Battista Pitscheider

    Elisabetta Keller, ritratto di Delio Tessa, 1920. Pastello su cartone, 66 x 48,5 cm. © Archivio Elisabetta Keller - Fotografia di Giovanni Battista Pitscheider

    Nella fotografia si osserva da sinistra ritratto della Signora Vittoria Bergoglio Emmanuel, un pastello eseguito nel 1930; lo studio per il ritratto di Vladimir Kostevich, importante pianista russo, genero di Elisabetta Keller. Sul cavalletto il ritratto del celebre poeta milanese Delio Tessa, esposto nel 1920 a Brera. Segue il ritratto della scultrice e amica Zaira Roncoroni e il dipinto a olio "Solitudine" in mostra a Losanna nel 1936.Sullo sfondo: le opere di Pompeo Mariani (sovraporta) e di Mosè Bianchi (sul cavalletto), pittori della famiglia di cui l'Associazione conserva gli archivi.