I ghiacciai ci abbandonano!

Non vi sono stati punti di domanda nella relazione del dr. Christian Casarotto, glaciologo del Museo delle scienze di Trento, ma piuttosto molti punti esclamativi. La sua relazione, fresca e coinvolgente ha passato in rassegna lo stato di salute, tutt’altro che buono, dei ghiacciai sull’arco alpino.

«I ghiacciai alpini non esistono»

Le due principali superfici ghiacciate al mondo costituiscono di fatto l’Antartide e la Groenlandia. Insieme rappresentano il 98,7% delle superfici ghiacciate sul nostro pianeta. Se a queste aggiungiamo i ghiacciai in Sudamerica o in Islanda, appare evidente che sulle Alpi ne rimangono ben pochi. E dunque non contano? Al contrario, è convinto Casarotto, non è importante quanto grande sia un ghiacciaio per attestargli un ruolo importante nell’ecosistema. La scienza che studia i ghiacciai, la glaciologia, nasce in Svizzera dove non solo si trova il ghiacciaio più grande della catena alpina – quello dell’Aletsch – ma più o meno la metà delle superfici ghiacciate, mentre la restante metà se la suddividono equamente Austria, Italia e Francia.

Il ghiacciaio ci tocca da vicino: tutti

Il divulgatore scientifico non ha usato mezzi termini per sottolineare i valori dei ghiacciai: «Tutte le persone devono qualcosa ai ghiacciai». Il contesto attuale non può però che preoccupare: negli ultimi tempi il bilancio dei ghiacciai è tutt’altro che positivo, come dimostrano i dati che indicano che da 50 anni a questa parte sono stati solo 2 gli anni in cui i ghiacciai hanno aumentato il proprio volume. Il futuro non è roseo, anche se per gli svizzeri è leggermente meno tragico poiché dispongono di vette più alte: la massima elevazione nel Trentino è a 3700 m/sm. Verosimilmente entro il 2070 non vi saranno più ghiacciai, mentre in Svizzera, sopra quelle quote, ve ne saranno ancora. Casarotto, conquistando l’attenzione della platea, si chiede se chi arriverà dopo di noi vedrà ancora i ghiacciai, alla luce del fatto che continuiamo a non riuscire a garantire le risorse a lungo termine. «La restituzione del patrimonio naturalistico non è garantita e io non vorrei indossare i panni dei miei nipoti». Forse, continua il giovane scienziato, ad uno di Roma, non importa se il ghiacciaio nel Trentino dovesse sparire. Ma è un ragionamento poco lungimirante: i ghiacciai sono una risorsa per tutti, fonte di approvvigionamento idrico, base per la forza idroelettrica, per i rifugi di montagna che utilizzano l’acqua di fusione per la gestione delle baite, ma anche per destinazioni sciistiche che attraverso dei teli (snowfarming) conservano la neve tra un inverno e l’altro. Ma soprattutto sono regolatori del clima a livello globale e quindi un bene per tutti. Casarotto, tra gli applausi, conclude con la speranza che si possa lasciare ai giovani che hanno aperto il Congresso un mondo degno di tale nome.

Il più grande delle Alpi, ma pure sofferente: il ghiacciaio dell’Aletsch, tra il Canton Berna e il Vallese