«In Svizzera a imparare un mestiere… è stata una super decisione.»

I servizi di educationsuisse si indirizzano ai giovani svizzeri all’estero nonché agli studenti delle scuole svizzere all’estero.

Sina Staub, 20 anni, è cresciuta in Piemonte da genitori svizzeri, ha scelto di fare una formazione professionale, cioè un apprendistato di operatrice socioassistenziale con indirizzo infanzia che dura tre anni.

Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a intraprendere una formazione professionale in Svizzera?
Ho da sempre espresso il desiderio di andare in Svizzera a imparare un mestiere. Volevo già farlo dopo la scuola dell’obbligo, ma a 16 anni non mi ero ancora orientata molto e non mi sentivo pronta a fare questo grande passo. Cosi finì le scuole superiori che conclusi con la maturità professionale italiana. Volevo fare una formazione in Svizzera per avere un diploma valido ovunque considerato che il mio diploma italiano non mi offriva molte prospettive.

Perché e come ha scelto proprio questa formazione e come ha trovato il posto d’apprendista?
Ero molto indecisa sulla professione. Così presi, tramite educationsuisse, un appuntamento al Centro d’orientamento professionale di Berna (BIZ) dove mi informarono su varie professioni che collimavano con i miei interessi. Mi hanno aiutato molto anche i miei genitori incoraggiandomi dicendomi che ero brava con bambini e ragazzi. Effettivamente l’idea cominciava a piacermi anche perché avevo tanta esperienza nel condurre gli allenamenti di Ju-Jitsu, corsi di equitazione e passeggiate a cavallo per bambini e ragazzi. Cosi iniziai a cercare un posto di formazione in un asilo nido. Ma mi sono presa del tempo essendo molto impegnata con gli allenamenti e le gare che per me erano molto importanti, essendo anche nella Squadra Nazionale Svizzera di Ju-Jitsu da 3 anni, con la quale ho portato a casa alcune medaglie.
Poi, nel gennaio 2020, ho visto su un portale online di annunci di lavoro un posto da stagista in una KiTa (Kindertagesstätte, in italiano asilo nido diurno). Ho inviato la mia candidatura e la direttrice della KiTa mi ha subito ricontattata per un colloquio. Così ho intrapreso questo viaggio per presentarmi. Il colloquio andò bene, e dovetti cercare in fretta una stanza dove alloggiare. Ho iniziato a febbraio lo stage e poi, in agosto, la vera e propria formazione professionale, cioè l’apprendistato (tra asilo e scuola).

Le hanno chiesto un certificato di conoscenza della lingua tedesca? (Di solito la conoscenza linguistica richiesta per un tirocinio è il livello B2 della lingua di studio.)
Non mi è stato richiesto nessun documento specifico. A casa abbiamo sempre parlato in dialetto bernese, nonostante che ho trascorso 18 anni della mia vita in Italia. Perciò non ho mai avuto difficoltà di apprendimento sia in lingua tedesca che italiana.

Lei ha iniziato questo apprendistato lo scorso agosto. Come vive l’alternarsi tra il lavoro all’asilo nido e la scuola professionale?
Mi piace davvero tanto questo lavoro e non credo che potevo scegliere di meglio come prima formazione. Durante i primi due anni si frequenta due giorni la settimana la scuola professionale e tre giorni si lavora all’ asilo nido, mentre al terzo, ultimo anno, si frequenta solo un giorno la settimana la scuola e quattro giorni si lavora in asilo. Ho avuto la possibilità di scegliere la scuola professionale bilingue, cioè una parte delle materie viene insegnata in tedesco e una parte in inglese. Alla fine della formazione concluderò lo studio in due lingue.

Con la situazione del Covid cosa e com’è cambiato il suo lavoro / la scuola?
La situazione del Covid non si è sentita molto, soprattutto durante lo stage. Quando iniziò la scuola ad agosto dovetti portare la mascherina. Poi in ottobre e novembre abbiamo cominciato con le lezioni online per 2 settimane mentre la terza settimana del mese, c’erano lezioni in presenza per eseguire le verifiche. Da metà novembre il governo decise che dovevamo portare le mascherine anche all’ interno dell’asilo. Rimasi scioccata pensando che i bambini, per i quali la comunicazione e le nostre espressioni facciali sono fondamentali, dovevano affrontare le giornate vedendoci con una maschera e ritrovarsi spesso persi per la mancanza di apprendere da noi adulti e perdere quindi una parte dello sviluppo. In seguito ho potuto constatare che i bambini della nostra KiTa hanno reagito molto bene rispetto ai bambini di altre KiTa. I «nostri» bambini sono rimasti tranquilli e non hanno dimostrato segni di paura. Però sentono la mancanza del cerchio mattutino dove cantavamo insieme. Così alcuni si siedono e continuano il rituale canticchiando per conto loro.

Come si è inserita nella vita di tutti i giorni in Svizzera?
Adesso vivo da un anno in Svizzera e credo di essermi integrata molto bene. Mi hanno aiutato i miei genitori e ho fatto nuove conoscenze che mi fanno sentire ancora più a mio agio. Ho tanti nuovi vantaggi che in Italia non avrei avuto. Il diploma svizzero che mi darà la possibilità di proseguire i miei studi p. es. con una Scuola Specializzata Superiore, Alta Scuola Pedagogica o come specialista in ippoterapia.

Lei riceve un piccolo salario di circa 700 franchi al mese, Le basta per vivere?
No, purtroppo no. La vita in Svizzera è comunque molto più cara rispetto all’Italia. Durante il tirocinio e i primi mesi di formazione mi appoggiarono molto i miei genitori mentre educationsuisse ha coordinato e inoltrato la richiesta per una borsa di studio presso il mio cantone d’origine. Ora ricevo una borsa di studio che mi permette di concentrarmi completamente sulla mia formazione.

Quale consiglio si sente di dare ai giovani svizzeri all’estero che vorrebbero intraprendere una formazione professionale in Svizzera?
Fatelo! Assolutamente fatelo! Io mi sono buttata pur non sapendo bene cosa mi aspettasse e giuro che è stata una super decisone quella che ho preso. Certo mi manca casa, dove sono cresciuta, in mezzo ai prati, ai boschi, gli animali che avevo sempre intorno e la mia famiglia. È dura, ma è un’esperienza davvero preziosa! Contattate educationsuisse – loro mi hanno dato un supporto fantastico.

Ruth von Gunten

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