«Saranno necessari referendum e iniziative per rendere la Svizzera più solidale»
Nel quarto appuntamento con un presidente di partito, Gerhard Pfister, presidente del Partito del Centro uscito rafforzato dalle ultime elezioni nazionali dello scorso autunno, ci parla del nuovo nome del partito, di come vive la sua carica, quali sono le sfide e le ricette per la Svizzera e come vede il nostro paese tra 20 anni.
Signor Pfister, lei è presidente del Centro/PPD Svizzera da otto anni ed è appena stato riconfermato. Come giudica questa esperienza e quali sono le sfide più importanti?
«Sono molto contento di continuare la crescita del nostro partito come presidente del Centro. Le elezioni federali hanno dimostrato che siamo un partito che è tornato a vincere. Il nostro compito è ora quello di dare al Centro una struttura che ci permetta di essere costantemente in campagna elettorale. Dobbiamo chiarire le nostre posizioni sui temi chiave e coordinare ancora meglio il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati.»
Il Partito del Centro è uscito vittorioso dalle ultime elezioni federali (il suo partito ha guadagnato +0,3% e 1 seggio al Consiglio degli Stati, ndr.), ma ha fallito nel suo ambizioso tentativo di superare il PLR. Vi aspettavate questo risultato e a cosa lo attribuite?
«Non ci siamo mai posti l'obiettivo di superare il PLR. Il nostro obiettivo era almeno quello di rimanere stabili e di confermare il risultato del 13,8% ottenuto dalla fusione del PPD e del PBD. Con una quota di elettori del 14,1%, 29 seggi al Consiglio nazionale e 15 al Consiglio degli Stati, abbiamo ottenuto un risultato eccezionale e superato nettamente i nostri obiettivi.»
Il partito da lei guidato si è presentato alle ultime elezioni con il nome di "Il Centro" (ex PPD). Cosa c'è dietro questo cambio di nome? È una strategia di riposizionamento o una pura manovra di marketing per convincere gli elettori più indigenti a votare?
«Nel 2019 ci siamo resi conto che da circa trent'anni stiamo perdendo costantemente elettori. Il problema era che gli elettori non del CVP percepivano la C (in tedesco l’ex PPD si chiama Christliche Volkspartei, ossia “partito popolare cristiano”, ndr.) come ecclesiastica, religiosa e cattolica. Il cambio di nome è stato una sfida, certo. Ma soprattutto è stata una grande opportunità: rafforzare il nostro posizionamento intorno ai valori del partito – libertà, solidarietà e responsabilità – per creare più spazio di manovra per affrontare nuove sfide e conquistare nuovi elettori.»
Il cambio di nome sarà sufficiente per avviare il partito su un nuovo percorso di crescita dopo il costante declino degli ultimi decenni?
«Il cambio di nome da solo non basta. È necessario un contenuto politico basato su soluzioni provenienti dal centro politico. I segnali sono molto incoraggianti. I sondaggi mostrano che gli elettori riconoscono le nostre forti competenze, in particolare in materia di sanità e politica sociale. Infine, la nostra base di elettori sostiene chiaramente il percorso del nostro partito: il 78% pensa che il nostro percorso sia quello giusto, il dato più alto di qualsiasi altro partito.»
«Il cambio di nome da solo non basta. È necessario un contenuto politico basato su soluzioni provenienti dal centro politico.»
Potrebbe descrivere il tipico elettore del Centro?
«Il Centro è il partito di tutte le persone per le quali sono importanti i valori di libertà, solidarietà e responsabilità. Chi vota Il Centro vuole più responsabilità sociale e soluzioni sostenibili basate sul dialogo e sulla costruzione del consenso. Vogliono preservare la coesione della Svizzera e combattere la polarizzazione.»
Il suo partito non è stato l'unico a vincere. In particolare, l'UDC e il PS hanno ricevuto molti consensi. Lei ha spesso criticato questi due partiti, accusandoli di polarizzare il panorama politico svizzero. Tuttavia, alcuni elettori hanno difficoltà a comprendere le sue proposte di compromesso e mediazione. Come risponde a queste critiche?
«La nostra forza è la volontà e la capacità di superare i blocchi politici, di trovare soluzioni che uniscano le persone, di promuovere il dialogo e di costruire ponti nell'interesse della popolazione. Ho vissuto un periodo in cui il mio partito era sottovalutato. Il mio obiettivo è sempre stato quello di far comprendere meglio il suo ruolo: Il nostro lavoro al centro è più difficile di quello dei partiti ai poli, ma in compenso è più decisivo.»
«Ho vissuto un periodo in cui il mio partito era sottovalutato. Il mio obiettivo è sempre stato quello di far comprendere meglio il suo ruolo: Il nostro lavoro al centro è più difficile di quello dei partiti ai poli, ma in compenso è più decisivo.»
Secondo lei, quali sono le tre sfide più importanti per la Svizzera nei prossimi quattro anni e come vuole affrontarle Il Centro?
«Il Centro vuole una cooperazione forte e stabile con l'Unione Europea per garantire la prosperità della Svizzera. Per noi è però fondamentale che il Consiglio federale salvaguardi i livelli salariali svizzeri e il nostro sistema di sicurezza sociale con clausole di protezione efficaci.
Vogliamo una Svizzera in cui l'assistenza sanitaria sia accessibile e conveniente per tutti. Con la nostra iniziativa sul freno ai costi, stiamo dimostrando come sia possibile contenere efficacemente l'esplosione dei costi del sistema sanitario senza comprometterne la qualità.
E vogliamo una previdenza sicura ed equa per tutte le generazioni. Il Centro si impegna a eliminare definitivamente la discriminazione delle coppie sposate nell'AVS. Infatti, le pensioni AVS delle coppie sposate – a differenza di quelle non sposate – sono ancora oggi limitate. Per questo Il Centro ha lanciato l'iniziativa per pensioni eque.»
Ritiene che il suo partito si stia spostando sempre più a sinistra?
«Si può parlare di politica sociale senza essere socialisti, così come si può parlare di economia senza votare PLR. Noi siamo il partito che pone la responsabilità sociale al centro della propria azione politica. Ci impegniamo per una maggiore giustizia e solidarietà nella società, per un'economia forte che sia al servizio dei cittadini e non il contrario, e per una Svizzera cosmopolita che difenda i suoi valori e protegga le sue istituzioni sociali.»
Come vede la Svizzera tra 20 anni?
«Vorrei una Svizzera in cui tutte le persone possano svilupparsi liberamente, senza però agire con indifferenza nei confronti della società, dell'ambiente e delle generazioni future. Una Svizzera che rimanga indipendente e che allo stesso tempo sia connessa a livello internazionale. Perché solo insieme ad altri Paesi possiamo difendere la sicurezza, il benessere e la giustizia.»
Trascurati per anni, gli svizzeri all'estero sono ora riconosciuti da quasi tutti i partiti come un interessante serbatoio di voti, che spesso cercano di corteggiare attraverso le sotto-liste per il Consiglio nazionale. Tuttavia, i temi che stanno a cuore agli svizzeri all'estero, come il voto elettronico, passano in secondo piano, mentre la Quinta Svizzera non è ancora rappresentata in Parlamento. Come spiega questa contraddizione?
«Il centro è favorevole al voto elettronico, ma la sicurezza deve avere la priorità. Il Consiglio federale deve introdurre misure per garantire l'integrità e la protezione dei dati. Questo strumento sarà accettato solo se i cittadini avranno fiducia in esso.»
Angelo Geninazzi
Gazzetta Svizzera
Questa intervista si inserisce nella serie di dialoghi con i presidenti di partito svizzeri. L’obiettivo è quello di analizzare insieme ai diretti protagonisti il risultato emerso dalle recenti elezioni federali, approfondendo con spirito critico le posizioni dei principali partiti svizzeri e illustrare i retroscena della politica federale. Nelle edizioni precedenti sono stati intervista i presidenti di UDC, PLR e PS.
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Biografia
Gerhard Pfister è cresciuto a Oberägeri, dove ha frequentato la scuola elementare. Dopo la maturità, ha studiato letteratura e filosofia a Friburgo, laureandosi con una tesi sullo scrittore Peter Handke. Dal 1987 ha insegnato filosofia e tedesco presso l'internato gestito dai suoi genitori. Dal 1998 al 2003, Pfister è stato membro del Gran Consiglio di Zugo, e nel 1999 ha assunto la presidenza della sezione PPD cantonale. In occasione delle elezioni federali del 2003 è stato eletto al Consiglio nazionale, riconfermato alle elezioni del 2007, 2011, 2015 e 2019. Il 23 aprile 2016 è stato eletto presidente del PPD Svizzero, che dal 2021 ha assunto il nome di «Il Centro».