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Intervista esclusiva della Gazzetta Svizzera a Mario Botta

    "L’opera di cui vado più fiero: la prossima"

    Come è cambiata la professione di un architetto negli ultimi decenni?
    Da un lato non è cambiata assolutamente poiché resta l’attività che organizza lo spazio di vita degli uomini, dall’altro è cambiata moltissimo in quanto gli strumenti della progettazione sono entrati anch’essi nel vortice della “immediatezza” per cui i tempi di progettazione e quindi di riflessione si sono ridotti drasticamente.

    Come si sente un architetto svizzero quando opera in Italia, alcuni secoli dopo i vari Francesco Borromini, Domenico Fontana o Carlo Maderno?
    Si sente con l’eredità di un grande passato dove si evidenzia la pochezza e la fragilità della cultura del Moderno.

    Quale di questi architetti “suoi predecessori” ammira maggiormente e quale l’opera che la impressiona maggiormente?
    Ognuno degli architetti che lei ha citato può essere interpretato come maestro. Ma per affinità elettive – territoriali citerei Borromini per la passione e la creatività che ha dimostrato nell’arco del suo lavoro. Basterebbe citare Sant’Ivo alla Sapienza o il San Carlo alle Quattro Fontane

    Come l’architettura italiana ha influenzato e influenza quella elvetica/ticinese e viceversa?
    L’architettura del nostro territorio è ormai influenzata dalla mondializzazione per cui risulterebbe riduttivo segnalare l’Italia, la Francia, la Spagna o la Germania…
    L’Italia ci è più prossima per la particolare luce mediterranea che connota quel territorio, che in parte ritroviamo a sud delle Alpi.

    Quale è l’opera che ha realizzato di cui va più fiero?
    La prossima.

    Quale secondo lei è l’opera al mondo che la impressiona più di tutte e perché.
    Il Pantheon a Roma per l’essenzialità dell’impianto tipologico che vive della propria apertura e luce zenitale verso il cielo.

    L’Italia ci è più prossima per la particolare luce mediterranea che connota quel territorio.

    © Foto Enrico Cano

    Fiore di pietra, Monte Generoso
    © Foto Enrico Cano

    • 1943 Nasce a Mendrisio e frequenta le scuole dell’obbligo. In seguito frequenta il liceo artistico di Milano
    • 1969 Si laurea all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia.
    • 1970 Apre il proprio studio a Lugano. Parallelamente insegna in occasione di conferenze, seminari e corsi presso scuole d’architettura in Europa, in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina.
    • 1976 viene chiamato come visiting professor presso il Politecnico di Losanna, l’anno dopo presso la Yale school of Architecture a New Haven, Stati Uniti.
    • Dal 1983 nominato professore titolare delle Scuole Politecniche Svizzere
    • 1996 impegnato come ideatore dell’Accademia di architettura a Mendrisio nell’ambito della creazione dell’Università della Svizzera italiana.
    • Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Membro onorario di molte istituzioni culturali, è stato insignito del dottorato honoris causa in varie università in Argentina, Grecia, Romania, Bulgaria, Brasile e Svizzera.

    © Foto Nicola Gnesi