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La medievista Elena Percivaldi sintetizza la storia della festa invernale più amata.

    Le lunghe origini del Natale dal Medioevo ad oggi. Come si arrivò al presepe e ai suoi personaggi

    Il binomio “castelli medievali e mercatini di Natale” emana sempre grande fascino sui visitatori europei. In Svizzera si può godere di questa suggestiva atmosfera visitando il mercatino natalizio ai piedi dei tre castelli di Bellinzona, oppure quello di Rapperswil-Jona che si svolge in un romantico contesto medievale ed è uno dei mercatini natalizi più grandi della Svizzera, o ancora al Castello di Chillon, a 10 minuti da Montreux, che per l’occasione si trasforma in città medievale, animata da narratori, musici e artigiani e allietata dalle pietanze ispirate a quell’epoca. Anche in alcune regioni d’Italia la ricorrenza del Natale è allestita in contesti medievali di borghi e castelli.
    Ma come era, davvero, il Natale nel Medioevo? Ce lo spiega la storica Elena Percivaldi, medievista attiva in Italia e Canton Ticino, autrice di una recente pubblicazione sul castrum di Tremona-Mendrisio: «Non certo con le tavole imbandite dei nostri giorni, con i tanti regali, l’albero e il presepe… Almeno fino al 1200 era una festa abbastanza sottotono».

    Perché?
    «Il mistero della nascita di Gesù Cristo, proclamato figlio di Dio che si incarna in un uomo, si sacrifica per la salvezza dell’umanità e che poi risorge, portava a disquisizioni profonde adatte ai teologi e agli intellettuali di quel tempo, non già al popolo sprovvisto di istruzione che festeggiava eventi più concreti e propiziatori come ad esempio, in inverno, la conclusione dell’attività agricola».

    In quell’occasione si festeggiava banchettando?
    «Il banchetto invernale è molto antico poiché con gli ultimi raccolti, specie se l’annata era stata buona, si aveva qualcosa in più da mangiare; inoltre farlo in abbondanza era considerato propiziatorio. Il rito del Natale vero e proprio si è però consolidato negli ultimi secoli del Medioevo, e non prevedeva lo scambio dei regali né – com’è facile immaginare – la figura di Babbo Natale o del Santa Claus anglosassone, creazioni proprie dell’epoca più moderna».

    Non è stato San Nicola ad ispirare il personaggio di Babbo Natale?
    «È vero, il nome “Santa Claus” deriva dall’olandese Sinterklaas, deformazione di san Nicola, vescovo di Mira celebrato il 5 dicembre, descritto come un anziano con la barba e i paramenti rossi, il quale distribuiva doni e dolciumi a chi era stato buono. Tuttavia, a rappresentarlo come un panciuto uomo con barba bianca, vestito di rosso che si sposta nel cielo su una slitta trainata da renne fu lo scrittore statunitense Clement Clarke Moore nel 1823. Infine, a farne una celebrità del Natale ci pensò la Coca Cola negli anni Trenta per pubblicizzare la sua bibita».

    Perché il Natale si festeggia il 25 dicembre?
    «Fu l’imperatore Costantino a fissare questa data con l’Editto di Milano del 313 che decretò il Cristianesimo quale “religione lecita”, ponendo fine alle persecuzioni. L’imperatore, la cui effettiva conversione al Cristianesimo è peraltro ancora oggetto di dibattito, adorava il “Sol Invictus” (“sole indomito”, nonché appellativo di tre divinità). La data coincideva con il solstizio d’inverno, quando la durata della luce del giorno inizia ad aumentare, tra il 22 e il 25 dicembre. In queste giornate sembra che il sole si fermi per invertire la sua rotta vincendo le tenebre».

    Comunque, il rito cristiano si affermò su quello pagano legato alla terra.
    «Sì, anche se a dicembre i romani continuavano a festeggiare i Saturnalia, riti agresti legati all’inizio dell’inverno. Nel V secolo fu papa Leone Magno a rendere la festa unicamente cristiana: celebrando il Natale come racconto della nascita di Gesù contribuì a rendere chiara la duplice natura, umana e divina, di Cristo e a consolidare il cristianesimo come unica religione, trionfando su paganesimo e altre eresie».

    Quando e come venne ideata la rappresentazione scenica della Natività con il presepe?
    «Il processo fu graduale. Leone e altri teologi stabilirono, attraverso il vangelo di Luca, che Gesù nacque in una mangiatoia; nel III secolo Origene, da una profezia di Isaia, ricavò la presenza del bue e l’asinello; la grotta entrò in scena nel VIII secolo con il Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo nella cui descrizione il Salvatore nacque a Betlemme, in una spelonca di roccia sulla quale apparve una grande stella…».

    E i re Magi?
    «Li introdusse Leone Magno. Questi personaggi ed elementi simbolici come gli Animali, la cometa o i doni dei magi, oro, incenso e mirra, furono utilizzati da san Francesco, nel 1223, per raccontare scenicamente l’evento di Gesù Bambino nel famoso Presepe di Greccio. In questo modo spiegò a tutti, in modo plastico, il mistero dell’incarnazione».

    L’ideazione geniale di Francesco emoziona ancora oggi.
    «I biografi di Francesco hanno descritto la presa che sul popolo ebbe questo allestimento visivo di grande impatto. Maria e Giuseppe non c’erano ancora, immessi nel presepe qualche secolo dopo, mentre il bambinello era nella greppia circondato dagli animali in adorazione. Grazie al presepe, Francesco “inventò” il Natale moderno».

    In quell’epoca l’albero di Natale non esisteva…
    «La prima testimonianza accertata dell’albero nel Natale cristiano risale al 1444, quando un’associazione di mercanti collocò un abete al centro della piazza principale di Tallinn, in Estonia, per rappresentare Gesù attraverso l’albero della vita, simbolo che si trova nella Bibbia e nel mondo classico. Ancora una volta il principio alla base è il sincretismo: il sempreverde che simboleggia la vita eterna era amato dai popoli di tradizione germanica, i quali lo addobbavano per celebrare Yule, il solstizio d’inverno».

    Un luogo in Italia per rivivere il “Natale medievale”?
    «Molti borghi e castelli cercano di evocarne l’atmosfera. Anni fa ho visitato il suggestivo mercatino del Ricetto di Candelo, borgo medievale intatto in provincia di Biella, ma anche il paese di Chiusa in Alto Adige, per l’occasione illuminato esclusivamente da candele e lanterne, ha qualcosa di magico».

    Annamaria Lorefice
    lorefice.annamaria@gmail.com

    Natale al Castello di Chillon, Svizzera francese, in costume medievale.

    Narra Tommaso da Celano che Francesco, nel Natale del 1222, si trovava a Betlemme dove vide alcune funzioni liturgiche sulla nascita di Gesù. Ne rimase colpito e volle ripetere la liturgia in Italia cosa che fece in una grotta naturale, l’anno successivo con grande impatto sul popolo di Greccio.

    Elena Percivaldi, storica, ricercatrice e saggista, è la titolare di Perceval Archeostoria, studio di consulenza e ricerca in ambito storico-archeologico e artistico-musicale attivo in Italia e Canton Ticino. info: www.perceval-archeostoria.com