Le questioni di sicurezza sono in primo piano nel dibattito politico sul voto elettronico. È quanto emerso anche dall'incontro tra l'intergruppo parlamentare “Svizzeri all'estero” e il Cancelliere federale Walter Thurnherr, promosso dall'Organizzazione degli Svizzeri all'estero.
A maggio, quasi un mese prima della votazione popolare del 18 giugno 2023, i membri del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati e il Cancelliere federale Walter Thurnherr hanno discusso del voto elettronico. Il tempismo era perfetto, perché il 18 giugno è stato sperimentato per la prima volta nei cantoni di Basilea Città, San Gallo e Turgovia il nuovo sistema di voto elettronico sviluppato dalla Posta Svizzera. I risultati sono ora chiari: il sistema ha superato il test. Ma, al momento della riunione dell'intergruppo parlamentare “Svizzeri all'estero” promosso dall'Organizzazione degli Svizzeri all'estero, la questione era ancora aperta.
Va detto che il Cancelliere federale era già molto fiducioso. «È vero», ha ammesso durante la riunione, «che è passato molto tempo da quando le ultime prove di voto elettronico sono state congelate nel 2019». Ma a suo avviso, questo tempo non è stato inutile: «Ci ha permesso di rivedere il sistema da cima a fondo, di tenere conto delle critiche mosse ai precedenti esperimenti e di predisporre un supporto scientifico». Walter Thurnherr ha anche notato che i requisiti tecnici per il voto elettronico sono stati rafforzati. Soprattutto i meccanismi di controllo integrati sono ora affidabili. «Possiamo verificare se un voto è stato registrato correttamente non appena il voto elettronico ha avuto luogo». Alcuni erano scettici, e lo sono ancora. Durante l'incontro, ad esempio, il Consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC, VS) ha proposto di risolvere l'indiscusso problema dei cittadini della "Quinta Svizzera" «in modo graduale e particolare», ad esempio inviando loro i documenti di voto per via elettronica (con la scheda elettorale restituita per posta). Il Cancelliere federale ha controbattuto che una tale “pre-edizione” sarebbe fragile, vulnerabile e solleverebbe una serie di problemi. «Il sistema di voto elettronico che esiste attualmente», ha sostenuto, «è senza dubbio la migliore di tutte le soluzioni previste finora». Ecco perché, alla fine, pone sempre la stessa domanda: «Perché non optare per questo metodo sicuro?» Walter Thurnherr ritiene inoltre che questo sistema di voto elettronico sia migliore e più sicuro dell'idea avanzata dal consigliere nazionale Andri Silberschmidt (PLR, ZH), che consiste nell'inviare la scheda elettorale tramite corriere diplomatico. Conclude: «Questo moderno sistema di voto elettronico è molto più sicuro del voto per corrispondenza a cui ci affidiamo, e più sicuro delle applicazioni informatiche di e-banking che utilizziamo ogni giorno».
Elisabeth Schneider-Schneiter (Il Centro, BL), copresidente dell'intergruppo parlamentare, ha sottolineato che l'estensione della nuova sperimentazione del voto elettronico ad altri Cantoni non dipende dalle autorità federali. Le votazioni sono organizzate dai Cantoni, ha osservato, e spetta quindi a loro decidere. Su un punto è d'accordo con il Cancelliere federale: se gli svizzeri all'estero informassero i loro Cantoni del loro interesse per il voto elettronico, li metterebbero sotto pressione e potrebbero accelerare i tempi.
Walter Thurnherr ha sottolineato che la Cancelleria federale non eserciterà alcuna pressione sui Cantoni. La decisione di partecipare a ulteriori prove di voto elettronico spetta esclusivamente ai Cantoni: «Non esercitiamo alcuna pressione o propaganda, ma garantiamo la trasparenza delle informazioni».
Schweizer Revue
Marc Lettau
Walter Thurnherr: «Perché non scegliere questo metodo sicuro?» Foto Danielle Liniger
La discussione si è svolta a Palazzo federale, ma le discussioni in materia di e-voting continueranno nei cantoni. Foto Danielle Liniger