Quarto e penultimo appuntamento con l’OSE e i suoi delegati. Questa volta è il turno dell’avv. Markus Wiget, curatore della gettonata rubrica legale su Gazzetta, con cui Raffaele Sermoneta degli UGS si è intrattenuto sul suo ruolo di delegato al CSE.
Non perdetevi, il 25 maggio alle ore 18.00 l’incontro “doppio”, con Fabio Trebbi e Nicolò Solimano.
Angelo Geninazzi
Cittadino svizzero e italiano, residente a Milano, Markus Wiget è avvocato e dal 2011 curatore della seguitissima rubrica legale sulla “Gazzetta Svizzera”. Wiget è membro dei comitati del Collegamento Svizzero in Italia e dell’Associazione Gazzetta Svizzera, nonché Presidente della Società Svizzera di Milano e Consigliere di Amministrazione della Swiss Chamber. È delegato nel Consiglio degli Svizzeri all’estero da ormai quasi 6 anni.
Come mai si è candidato quale Delegato per il Consiglio degli Svizzeri all’estero?
È stato un po' come uno sviluppo naturale dopo anni di impegno per gli Svizzeri in questo Paese: nella Gazzetta Svizzera dal 2011 e, a livello di organizzazioni, nel Comitato del Collegamento Svizzero e nel Comitato della Gazzetta Svizzera che raccoglie circa 60 realtà associative svizzere in Italia ed in altre associazioni svizzere.
La mia attività nei Comitati e quella dei miei colleghi è sempre stata improntata a sostenere i circoli, le associazioni e le istituzioni svizzere nei rapporti con i loro membri ma anche nei rapporti tra di loro per cui, quando mi è stato chiesto nel 2017 di candidarmi nell’OSE/ASO, ho accettato senza esitazioni con la speranza di conoscere meglio i problemi dei nostri compatrioti in tutto il mondo e di contribuire più efficacemente ad elaborare delle soluzioni, soprattutto per chi vive in Italia.
Aggiungo poi che nella mia attività professionale di avvocato in Italia ed in Svizzera mi sono trovato confrontato con varie questioni bancarie e fiscali, di cittadinanza e residenza, e l’Auslandschweizerrat mi è sembrato quindi il luogo adatto ove poter dare voce a queste problematiche e cercare risposte anche pragmatiche alle stesse.
In cosa si differenzia a suo avviso la comunità degli Svizzeri in Italia a quella nel resto del mondo. Quali sono le necessità principali?
La comunità svizzera in Italia per la mia esperienza ha la particolarità di essere molto coesa e con tradizioni molto radicate. Ciò grazie sia alla vicinanza geografica con la Confederazione, sia alla presenza di tanti enti e circoli svizzeri ed all’opera di coordinamento svolta dal Collegamento che esiste solo in 2 o 3 Paesi nel mondo. Purtroppo tale legame con la Svizzera con il passare del tempo rischia di sfaldarsi nelle generazioni più giovani, che invece sono quelle che hanno maggior entusiasmo e spirito di iniziativa. Esso va, dunque, coltivato da parte nostra ma naturalmente anche da parte della Svizzera e delle sue istituzioni che devono costantemente “tendere un orecchio” alle istanze e necessità manifestate dai suoi cittadini all’estero. Direi che le priorità restano i rapporti con l’Unione Europea, quelli bancari e fiscali, il voto elettronico, l’AVS facoltativa e la tutela sanitaria – tutte questioni legate alla mobilità degli svizzeri.
Quali sono i capitoli più urgenti che l’OSE deve affrontare da un punto di vista politico?
Il problema “politico” per l’OSE più rilevante penso sia quello di accreditarsi in Svizzera come interlocutore di peso non solo e non tanto con il Governo e con i rappresentanti parlamentari, ma anche e soprattutto con l’opinione pubblica più diffidente. Occorre un’intensa attività informativa e promozionale, spiegando il plusvalore enorme che gli svizzeri possono portare alla Confederazione dal di fuori.
Gli svizzeri all’estero in base ai dati federali sono oramai quasi 800’000 (1 su 10 abitanti in Svizzera), più degli abitanti di quasi tutti i singoli Cantoni, in costante crescita (+1,5% nel 2021) il 75% dei quali ha 2 o più nazionalità.
Il precipitato logico di tale situazione è che occorre trovare una forma di rappresentanza politica effettiva, ulteriore rispetto all’attività di lobbying dell’OSE, riprendendo un discorso abbandonato una decina di anni fa.
Andrà studiata una soluzione, magari prendendo spunto dall’esperienza di altri Paesi, tenendo conto delle specificità costituzionali della Confederazione, senza però ostruzioni accampando troppi tecnicismi.
All’interno dell’OSE vi è un gruppo di lavoro che si sta occupando di questo e, personalmente, mi sono reso disponibile ad illustrare il sistema italiano che da tempo ha creato la “Circoscrizione Estera”.
È mio auspicio che una soluzione possa agevolare anche in Svizzera una miglior comprensione dei problemi dei suoi concittadini all’estero, e con essa le possibili risposte. Ciò tanto più in un’era in cui appare vitale la questione degli accordi con l’Unione Europea volti a garantire piena liberà in Europa, anche per gli svizzeri.