Per le Olimpiadi invernali a Sion il cammino è ancora lungo

La Confederazione stanzia un miliardo per la copertura del deficit

Il consigliere federale Guy Parmelin ha promesso che la Confederazione potrà coprire fino a quasi un miliardo di franchi il deficit previsto per le Olimpiadi invernali del 2026 a Sion. Il preventivo operativo contiene già una riserva di 215 milioni di franchi, ma il totale non potrà in ogni caso superare i 995 milioni. Anche per le prossime Olimpiadi invernali a Los Angeles, la città non dovrà assumersi una copertura illimitata del deficit finanziario.

In seguito, il Comitato olimpico (CIO) non esigerà più garanzie di questo tipo per l’organizzazione dei giochi. È però evidente che il disavanzo dovrà essere coperto con una certa garanzia, se no si rischia di non trovare più nessuno in grado di organizzare i giochi. Ma, proprio il giorno prima dell’annuncio di Parmelin, il CIO ha distribuito il materiale per la pubblicità, senza però annunciare la rinuncia a chiedere garanzie. Anzi, accanto a una “garanzia di base” che ogni candidato deve presentare, il CIO precisa che deve essere fornita una garanzia, anche in caso di mancata organizzazione dei giochi; letteralmente il candidato si impegna a sopportare i potenziali danni economici del caso.

Il Consiglio federale – che in un primo tempo aveva rinviato una decisione sul credito – ha aderito alla richiesta del Dipartimento guidato da Guy Parmelin, ripetendo in sostanza la promessa che aveva già fatto per l’organizzazione dei Giochi olimpici invernali a Sankt-Moritz, nei Grigioni. La Svizzera aveva già organizzato queste Olimpiadi nel 1908 e nel 1948 a Sankt-Moritz. Da allora, erano state avanzate diverse candidature, compresa quella di Sion, che era stata battuta “sul filo di lana” da quella di Torino.

Oggi però la situazione si è fatta più difficile, per vari motivi, tra i quali i costi rivestono un ruolo primordiale, accanto però ad altri argomenti quali l’eventuale accettazione popolare, l’uso che si potrà fare dopo i giochi delle infrastrutture create, senza dimenticare i problemi di sicurezza e anche l’eventuale concorrenza.

Partendo da quest’ultimo argomento possiamo costatare che alcuni importanti concorrenti hanno già rinunciato a organizzare i giochi, tra i quali la Svezia con la capitale Stoccolma e l’Austria con Innsbruck, proprio a causa del voto consultivo popolare negativo. Anche la Svizzera ha già vissuto una situazione analoga, con il popolo dei Grigioni che ha negato il credito per l’organizzazione dei giochi a Sankt-Moritz nel 2022. Tra le alternative possibili si sta pensando anche a una candidatura di Milano, traendo spunto dalle esperienze fatte con Torino nel 2006. Proprio Sion si ricorderà di quell’evento, poiché la sua candidatura fu battuta proprio dalla città piemontese.

Negli ultimi tempi, il problema della sicurezza assume aspetti sempre più importanti a causa degli eventuali attentati. I costi previsti in 300 milioni di franchi, oltre l’organizzazione molto complessa in Svizzera, sono già oggi ritenuti nettamente insufficienti. Benedikt Weibel, ex-presidente delle FFS e delegato del Consiglio federale per i campionati europei di calcio nel 2008, ha detto che le esperienze fatte durante quella manifestazione e quella di altri Giochi invernali dimostrano che il preventivo è nettamente insufficiente. A Vancouver, nel 2010, la sicurezza, preventivata in 200 milioni, alla fine ha provocato un costo variante fra i 600’000 e il milione di franchi.

Nel complesso i Giochi di Sion, che si estendono anche a Vaud e Berna, dovrebbero venire a costare circa 2 miliardi di franchi, a fronte di 1,15 miliardi di franchi previsti per le entrate. Il deficit sarà però probabilmente superiore anche a quello coperto dalla Confederazione. Dalla sua il comitato organizzatore ha tre fattori importanti: l’utilizzazione di impianti esistenti, la sostenibilità ambientale e la rinuncia alle solite spese faraoniche. Il problema ha però assunto oggi altre dimensioni, che si estendono all’opportunità stessa di organizzare simili manifestazioni. Il che pone già qualche dubbio su un eventuale voto popolare nei cantoni interessati e eventualmente anche a livello federale. 

I. B.

Intervista a Hans Stöckli, vicepresidente di Sion 2026
Per Olimpiadi sostenibili e contro il gigantismo

Socialista, ex-sindaco di Bienne e consigliere agli Stati per il canton Berna, Hans Stöckli è vicepresidente dell’associazione “Sion 2026” ed è responsabile del programma di sviluppo durevole della candidatura olimpica.

Stöckli, che crede fermamente nella possibilità di organizzare nuovamente i giochi olimpici invernali in Svizzera, è stato uno sportivo e un appassionato di sport e vuole praticare lo sci “almeno fino a 80 anni!”

Nell’ambito del comitato organizzatore ha assunto la responsabilità di organizzare i giochi nel massimo rispetto dell’ambiente, evitando il gigantismo (e i conseguenti sprechi) di passate edizioni. In un’intervista alla “Schweizer Revue” definisce “Sion 2026” un progetto generazionale, iscrivendosi in un periodo di vent’anni, da oggi fino al 2036. È questo il senso di un’olimpiade durevole, rispettosa dell’ambiente e che porti i suoi frutti durante e soprattutto dopo i giochi. E conclude: “… la nostra candidatura deve permetterci di favorire uno sviluppo fondamentalmente positivo in Svizzera. Non è soltanto questione di sport.”