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Sconfitti alle urne: Consiglio federale e Parlamento

    Nella tornata di votazione del 13 febbraio scorso il Governo e il Parlamento sono stati smentiti su 3 oggetti su 4. Solo sulla bocciatura dell’estrema “iniziativa contro la sperimentazione” il sovrano ha seguito le indicazioni delle autorità.

    La ricerca tira un sospiro di sollievo: netto no all’iniziativa contro la sperimentazione
    Come previste dalle nette previsioni alla vigilia, gli esperimenti sugli animali continueranno a essere consentiti in Svizzera. L’iniziativa che proponeva di vietare non solo gli esperimenti sugli animali ma, per analogia, anche quelli sugli esseri umani rispettivamente l’importazione di prodotti ottenuti tramite tali esperimenti, è stata rifiutata da quasi 4 cittadini su 5 (79,1%), e da tutti i Cantoni.

    I contrari – tra cui tutti i partiti rappresentati in Parlamento – hanno argomentato che l’attuale legge, entrata in vigore nel 2008, è sufficientemente rigida e che negli ultimi anni le sperimentazioni con animali sono state fortemente ridotte. Questo grazie al collaudato principio delle 3R (replace, reduce, refine), che predilige la sostituzione degli esperimenti animali con altri metodi, la riduzione del numero di esperimenti e la minimizzazione della sofferenza.

    Durante la campagna si sono espressi preoccupati nei confronti dell’iniziativa anche organizzazioni come il Fondo nazionale di ricerca, le università svizzere e la Protezione svizzera degli animali. Il timore era che l’estrema proposta escludesse la Svizzera dal progresso medico mondiale, privandola di farmaci essenziali (come quelli per la cura del cancro o i vaccini), con gravi conseguenze sulla salute di animali e umani.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
    Una votazione senza storia: nessuna possibilità per l’estrema iniziativa contro la sperimentazione.


     

    Giro di vite sulla pubblicità sul tabacco
    Evento “raro” fino a qualche mese fa, nel frattempo l’approvazione di iniziative popolari da parte del sovrano elvetico sta diventando un fatto ricorrente. Contrariamente alle indicazioni di Governo e Parlamento, ha trovato i favori del popolo l’iniziativa che chiede di inserire la promozione della salute delle persone giovani negli obiettivi sociali definiti nella Costituzione svizzera e di “vietare completamente la pubblicità per il tabacco dove fanciulli e adolescenti potrebbero vederla”. Il testo è stato accettato con il 56,6% dei voti e da 15 cantoni.

    La proposta era sostenuta dai partiti di sinistra (PS e Verdi), dai Verdi liberali e dal Partito evangelico e ha potuto contare sull’appoggio, tra gli altri, della Federazione dei medici svizzeri (FMH), la Lega svizzera contro il cancro, la Federazione svizzera delle associazioni giovanili e da Dipendenze Svizzera.

    Controprogetto del Parlamento considerato insufficiente
    Molti esponenti dei partiti di destra e di centro, così come le associazioni economiche nazionali, si erano battuti per un rifiuto dell’iniziativa, argomentando che le restrizioni pubblicitarie previste per prodotti di tabacco legali avrebbero creato in futuro la strada a divieti per altri prodotti. Nell’ambito della fase parlamentare, Governo e Parlamento avevano inoltre varato un controprogetto che avrebbe limitato la pubblicità di prodotti di tabacco destinata ai giovani. Una corrispondente legge sarebbe entrata in vigore in caso di rifiuto dell’iniziativa. Così non sarà. Il Parlamento avrà ora il compito di trasporre in legge il testo costituzionale approvato dal sovrano.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
    Solo 8 cantoni della Svizzera centrale e orientale si sono opposti all’iniziativa.

    Numerose organizzazioni giovanili e per la protezione della salute hanno sostenuto l’iniziativa.


     

    Bocciata l’abolizione della tassa di bollo
    I sondaggi lo avevano ampiamente previsto. Per quanto anacronistica e per certi versi marginale (rappresenta lo 0,35% del gettito della Confederazione), la tassa di emissione non verrà abolita. La Svizzera rimane così tra i pochi Paesi d'Europa a mantenere il contributo, riscosso quando un'impresa acquisisce nuovo capitale emettendo azioni o simili. Il Parlamento federale voleva favorire gli investimenti delle aziende svizzere e aiutarle a uscire dalla crisi causata dalla pandemia di Covid-19. Ad eccezione di Zugo, la proposta è stata bocciata da tutti i cantoni e da oltre il 62% della popolazione.

    La riforma prevedeva l’abolizione della cosiddetta tassa di emissione, una delle tre tasse di bollo. Nella fattispecie questa viene riscossa dalla Confederazione quando un’impresa aumenta il capitale proprio, ad esempio emettendo azioni. Ciò è spesso il caso durante le crisi, quando le aziende sono chiamate a ricapitalizzarsi. La tassa sarebbe così pro-ciclica secondo i promotori dell’abolizione, e particolarmente dannosa. Piuttosto esiguo è il gettito generato: nel periodo 2005-2017 è stato in media di 250 milioni all'anno. Tuttavia, la popolazione non ha seguito queste argomentazioni e la Svizzera rimane tra i pochi Paesi al mondo ad applicare questa tassa. In Europa è riscossa solo in Liechtenstein, Grecia e Spagna.

    Una vittoria fiscale “di sinistra”
    La legge che prevede l’abolizione era stata approvata da Parlamento. Contro questa è stato lanciato il referendum da parte dei partiti di sinistra. Tuttavia il voto ha mostrato che i contrari alla modifica di legge vanno ben oltre questo specchio politico. Probabilmente proporre alla popolazione uno sgravio fiscale in un anno di pandemia non è l’idea più azzeccata ma a far storcere il naso potrebbe anche essere stato il fatto che sarebbero state soprattutto le aziende più grandi a beneficiare degli sgravi.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
    Zugo, sede di numerose grandi imprese, è l’unico cantone ad aver approvato la modifica della Legge sulle tasse di bollo.

    Una fregatura? I contrari all’abolizione della tassa di bollo hanno usato termini forti. E hanno vinto.


     

    I media elvetici devono cavarsela da soli
    Sono stati molti gli appelli, da media e politica in vista del voto della legge sui media: di fronte ad entrate pubblicitarie e abbonamenti in calo e la forte concorrenza dei giganti del web, lo Stato deve sostenere i media per garantire la qualità e la diversità di giornali, radio e siti. La popolazione però, come previsto dai sondaggi, ha rifiutato la Legge sui media e con esso circa 150 milioni di franchi supplementari all'anno che la Confederazione avrebbe messo a disposizione di giornali stampati e online.

    Numerose personalità si erano espresse a chiari toni durante la fase di campagna, mettendo in guardia contro una bocciatura della legge. Secondo essi l'espansione dei giganti del web come Facebook e Google ha stravolto completamente il panorama mediatico in Svizzera e ha indotto uno spostamento della pubblicità e dell’informazione dal cartaceo all'online, rispettivamente ha causato un calo del numero di abbonamenti ai media tradizionali e una perdita importante delle loro entrate.

    I contrari alla legge, dal canto loro, hanno evidenziato come gli aiuti finanziari sarebbero stati elargiti anche alle grandi case editrici che non ne necessitavano. Anzi, nel 2020 i cinque principali gruppi mediatici hanno generato dei profitti e sono in grado di finanziarsi senza questi aiuti. Inoltre, i sussidi minerebbero l'indipendenza dei media e impedirebbero loro di svolgere la loro funzione di quarto potere che ha tra i suoi compiti anche l’osservazione critica della politica e delle autorità.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
    Il “Röstigraben” tra la Svizzera romanda, favorevole alla nuova legge e dunque ai sussidi e il resto del Paese. Eccezione tra i cantoni germanofoni: Uri e Basilea Città.

    Nessuna chance per gli aiuti ai media. Gli svizzeri ritengono che in questo campo l’economia di mercato funzioni bene.

    Commento: un long Covid... per la democrazia diretta?

    La tornata di votazioni dl 13 febbraio 2022 offre molti spunti per sviluppare delle considerazioni. Un fatto degno di nota è sicuramente che tra i principali perdenti figurano il Consiglio federale e il Parlamento che son stati smentiti in 3 oggetti su 4, evento più unico che raro. Tuttavia, anche “l’Alleanza del Centro” (ex PPD) risulta tra i grandi sconfitti, malgrado di solito essa – partito di centro – riesca a trovare maggioranze. Secondo molti analisti, lo scetticismo nei confronti delle posizioni delle autorità può essere ricondotto anche al momento post-covid. Gli svizzeri si stanno interrogando su quali siano i compiti dello Stato e quali no. In questo contesto oggetti come quello della legge sui media faticano oggettivamente a rientrare nelle priorità del cittadino.

    La domanda che gli osservatori si pongono è su come sta cambiando la democrazia diretta Svizzera dopo 2 anni di pandemia. Una risposta si ritrova anche in quella che è la partecipazione al voto. Da diverse tornate di votazione questa è fortemente in crescita e mediamente sugli ultimi appuntamenti ha superato il 50%. Insomma, il “long Covid” si riflette anche sulla democrazia svizzera. La prossima misurazione di temperatura sarà già il 15 maggio 2022 quando gli svizzeri voteranno su altri tre oggetti.

    Angelo Geninazzi