Roma raccontata con un pizzico di nostalgia da cinque svizzeri che la vivono quotidianamente.
Suggestioni, piaceri e luoghi del cuore
Roma tra sacro e profano incarna stili di vita e di culture unici e irripetibili nei millenni, che ritrovi quando scatti una foto di quel cielo luminoso che riverbera sul bianco abbagliante del marmo, sul calore antico del travertino e sull’eleganza degli intonaci scrostati. È allora che non puoi fare a meno di permettere a scorci, facciate, alberi, romani, di entrare nella foto, forse solo per cercare di rubare il segreto della disinvoltura con cui vivono e danno vita alla loro città, pari solo a quella dei loro gatti, che non appartengono a nessuno, neanche alle gattare, dignitosi come si conviene ai nobili decaduti, che si aggirano consci fra i ruderi dei propri antenati.
Affronti anche un lungo viaggio per conoscere e ammirare la linfa vitale del sacro incarnati nella Cappella di Maria Assunta in Cielo, la Sistina, e del profano nell’Anfiteatro Flavio, il Colosseo, nell’urbs, il museo a cielo aperto. I tesori si nascondono in ogni pertugio del centro storico, ma anche della periferia, dove dedali di vie continuano quell’assetto urbano distratto e apparentemente caotico, ma con una particolarità: se vivi questa città ne comprendi il senso, e scopri giorno per giorno cosa ti incanta, come dimostrano i sei personaggi a cui abbiamo chiesto di raccontarne il fascino.
La suggestione di Max Frisch
Il bernese Denis Knobel è il primo Ambasciatore della Svizzera presso la Santa Sede residente a Roma. L’Ambasciata in via Crescenzio 97 dovrebbe essere inaugurata in primavera. La struttura sta prendendo forma nella sede provvisoria, in piazza del Popolo, terra incognita per un diplomatico.
Di Roma gli piace tutto e ricorda Max Frisch: «Vivere nella più bella città al mondo», ma erano gli anni 60.
Della Svizzera gli mancano i parcheggi. Si consola pensando che fa parte dello charme di Roma. Gli piace passeggiare, flaner, anche le pietre parlano, basta ascoltarle e ammirarle, con l’occhio attento di chi nel 1999 ha partecipato alle celebrazioni per i 400 anni dalla nascita di Francesco Borromini.
Ancora in Slovenia alloggiava nell’albergo di Borgo Pio, già abitazione di Domenico Fontana, privo della tessera di riconoscimento del Vaticano, presentatosi all’entrata è stato fermato dalla Guardia Svizzera. Non potendo accertare la sua identità, il lasciapassare è stato un semplice grüezi mitenand!
Ha avuto l’onore di rappresentare il Consiglio federale al rito funebre del Papa emerito Benedetto XVI. L’invito ufficiale è stato rivolto solo ai Capi di Stato di Italia e Germania. Ricorda il 5 gennaio, una giornata umida e fredda, in piazza San Pietro aleggiava una leggera nebbia. Il requiem, celebrato per la prima volta da un altro Papa, è stato solenne e sobrio, come voluto da Benedetto.
Vista su Fontana di Trevi
Paul Oberholzer non è un padre dell’Abbazia benedettina di San Gallo di Itinera Italica, ma padre Gesuita, docente di Storia Medievale nella Pontificia Università Gregoriana. La sua missione? Trovare la password per chi dell’America Latina, Asia e oltre, non conosce il medioevo. Mediare i contenuti, accompagnare gli studenti, comporta una sinergia tra lavoro e tempo libero, cui sprofonda con dedizione.
A Roma si trova molto bene, ama la cucina italiana, ma è un privilegiato: non si occupa di problemi logistici come affittare un appartamento, né di sostentamento. La mentalità e l’identità restano svizzere, non comprende come in una città così unica ci siano problemi con i rifiuti.
Con il treno in 8 ore è in Svizzera e quindi se volesse andare e tornare più spesso potrebbe farlo. Vive nella comunità internazionale e ben organizzata della Gregoriana, mentre gli risulta difficile avere contatto con i romani stessi, che vivono per lo più in famiglia.
Se sta male, non si preoccupa di cercare il medico per l’anamnesi, si affida alla comunità, dove si sente in casa. Privo di cellulare, mantiene i contatti per mail con i genitori a Uznach, Canton San Gallo, dov’è nato, parenti e amici.
D’estate padre Oberholzer di domenica approfitta di una gita al mare, ma anche della splendida terrazza sopra l’università, dove per festeggiare il proprio onomastico prepara una cena tra compagni, gli piace la cucina italiana, da godere alla luce del tramonto romano con vista su Fontana di Trevi.
Difende l’eccellenza elvetica
Roma è una città mozzafiato per Joëlle Comé, direttrice dell’Istituto Svizzero in Villa Maraini, che la domina. Con un piglio charmant, come Jean Seberg di Jean-Luc Godard, «Fino all’ultimo respiro», da 6 anni difende l’eccellenza elvetica nell’arte e nelle scienze umane. Di Ginevra le manca la prossimità dell’acqua, l’afferrare la natura. L’internazionalità non si nota, eppure Roma capitale con le doppie ambasciate, gli istituti di cultura, da qualche anno mostra maggior movimento, lei auspica nella buona direzione. Mantiene legami con artisti e responsabili dei musei: il fermento di arte contemporanea anche con l’Estate Romana è in perenne movimento. Una missione dell’Istituto? Approfondire i legami tra Svizzera e Italia: la fratellanza dell’italiano nella nazione quadrilingue agevola i contatti. I legami intensi sono con le Istituzioni ticinesi, ma anche con le comunità italiane nei Cantoni di lingua francese e tedesca. Il must per Joëlle Comé è avere scarpe comode, di qualità e girare per il Tuscolano, l’Eur, il Coppedè.
Con Sapienza Università di Roma è in corso la digitalizzazione dell’archivio della Biblioteca. A Roma e Milano si è aggiunta Palermo, per la Sommer School, la nuova delocalizzazione o antica, ricordando i pasticceri grigionesi, i Caflisch.
Docente di Mistagogia alla Gregoriana
Jean-Paul Hernandez incarna il civis romanus: appartiene all’impero in ogni luogo si trovi, è padre Gesuita, docente di Mistagogia nella Pontificia Università Gregoriana. Nato e vissuto in Svizzera fino a 24 anni ha respirato anche i profumi del francese e del tedesco. A Friburgo nel 1991, in Saint-Michel, si è manifestata in nuce l’intuizione di rendere le visite guidate nelle chiese da luogo d’arte a luogo d’incontro, di accoglienza, di ascolto. Nel 2004 nel Duomo di Francoforte ha materializzato in Lebendige Steine, Pietre Vive, presenti in 35 città d’Europa: l’opera d’arte viene ricollocata nello spaziotemporale della liturgia, per cercare la propria identità. Dal 1992 vive in Italia, ma la Svizzera gli manca in semplicità dei rapporti umani, umiltà delle persone, che con un fare contadino non cercano di dimostrare nulla a nessuno e nascondono le proprie qualità. Rispetto all’Italia ammira la facilità nelle pratiche amministrative, la sapienza arcaica di chi conosce l’importanza della terra, dei ritmi regolari, della conoscenza affettiva del territorio.
Roma per padre Hernandez è proprio l’antitesi della Svizzera. Ma le antitesi non sempre si detestano a vicenda. Piuttosto si comprendono a distanza: appare come una segreta complicità. L’imperatore sa di essere debolissimo nel più profondo e che la vita più bella è quella di chi sa vivere sulle montagne. E viceversa, dalle montagne si sa che l’imperatore è l’immagine di ciascuno di noi.
La sicurezza di papa Francesco
È una vera Stube svizzera, dove ognuno è di casa, come scopre tra gli altri lo stemma del proprio cantone. Christoph Graf, comandante della Guardia Svizzera, affabile racconta di come da 35 anni si trovi bene con 170-180 persone, non a Roma, ma in Vaticano, a Sant’Anna. Assolve alla missione di disciplina nella gestione della sicurezza di papa Francesco e nell’avvicinare le giovani leve alla fede, come le nonne i cui nipotini accendevano una candela in chiesa: pregare è anche ricordare il ruolo nella società cercando di capire se l’errore è nostro, prima di accusare il prossimo.
Della Svizzera gli mancano la natura con le camminate in montagna, lo Jodel, la festa in Tracht, anche se in comunità si festeggia insieme: la sera di San Nicola, a Natale e in altre occasioni con raclette e piatti tipici.
La burocrazia non è un problema in Vaticano: telefona, prende appuntamento e la pratica viene archiviata. Il luogo preferito del comandante è Assisi. San Francesco è modello di semplicità, dovremmo seguirlo e terminato il pellegrinaggio ad limina, custodirlo in noi.
Nel 2016 è sorta la Fondazione per il restauro della Caserma, per ammodernare la struttura del 1800 e rendere più accogliente gli alloggi. Il traguardo è la conclusione del fundraising, si auspica imminente. Durante il pontificato di Benedetto XVI, ha avuto il privilegio di servire un Papa semplice, umile e di un grande carisma spirituale.
I flash di vita vissuta dai personaggi svizzeri a Roma son diversi dai semplici ospiti della città, turisti col naso all’insù o immigrati più recenti, troppo affaccendati ed esotici per guardare e capire, sembrerebbe, ma quando li senti parlare con la cadenza romana, ti sorge qualche dubbio e scopri le mille metamorfosi.
Roma è cambiata senza mai tradire sé stessa nella sua capacità di accogliere e portare con sé persone e contributi da tutto il mondo, proprio come l’acqua delle stupefacenti fontane e dei nasoni rimane cristallina e fresca in tutte le mutevoli forme dei giochi in cui viene costretta.
Maria Cristina Minicelli
Per gentile concessione de La Domenica del Corriere del Ticino
Una suggestiva immagine di Roma al tramonto.
La fontana di Trevi.
Vista notturna su Piazza di Spagna.
Da sinistra a destra nella foto.
L’AMBASCIATORE BERNESE PRESSO LA SANTA SEDE
Denis Knobel - Bernese, 61 anni, Ambasciatore della Svizzera presso la Santa Sede residente a Roma. È stato nominato da Ignazio Cassis nel maggio 2022.
IL GESUITA SANGALLESE DOCENTE ALLA GREGORIANA
Paul Oberholzer - Specializzato in storia della Chiesa medievale, 55 anni, originario di San Gallo. Padre gesuita, è docente nella Pontificia Università Gregoriana.
LA CULTURA ROSSOCROCIATA E LA REGISTA GINEVRINA
Joëlle Comé - Si è occupata a lungo di cinema. Direttrice dell’Istituto Svizzero dal 2016, è stata direttrice degli affari culturali del Canton Ginevra.
IL TEOLOGO BERNESE CHE SPIEGA IL VANGELO IN TV
Jean-Paul Hernandez - Nato a Berna da una famiglia di orgine spagnola, 55 anni. Ogni settimana commenta il Vangelo su Tv2000. Docente alla Gregoriana.
IL COLONNELLO LUCERNESE CHE VIGILA SU FRANCESCO
Christoph Graf - Comandante della Guardia svizzera pontificia dal 2004, ha iniziato da alabardiere. È nato nel 1961 a Pfaffnau, nel canton Lucerna.