Le relazioni tra la Svizzera e l'Unione Europea (UE) saranno la questione politica più importante del prossimo anno. Il Governo dovrà difendere l'accordo che ha raggiunto con Bruxelles in Parlamento. I dibattiti su questo tema sono particolarmente importanti per gli svizzeri e le svizzere all'estero.
Al centro dell’agenda politica della Svizzera per il 2025 ci sono le relazioni con il grande vicino europeo. Dopo diversi mesi di difficili negoziati, il Consiglio federale ha finalmente raggiunto un accordo con l’UE, le cui linee generali sono state presentate prima di Natale.
Trovata un’intesa tra Consiglio federale e Unione Europea
Negoziati conclusi tra Svizzera e UE e accordo raggiunto: lo hanno comunicato, pochi giorni prima di Natale, la presidente della Confederazione Viola Amherd e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Secondo il Consiglio federale l’accordo raggiunto costituisce un passo importante verso la stabilizzazione e l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali. Le due politiche hanno espresso il loro apprezzamento reciproco per l’obiettivo raggiunto, definendolo “storico”.
Ricordiamo che nel 2021 il Governo aveva deciso di non firmare la bozza di accordo istituzionale con l’UE poiché temeva che avrebbe minato la protezione dei salari svizzeri, più alti rispetto a quelli dell’UE. I dubbi riguardavano anche le disposizioni europee sugli aiuti di Stato e la direttiva sulla libera circolazione delle persone, che rischiava di facilitare l’accesso dei cittadini europei alle prestazioni sociali svizzere. L’incertezza dei rapporti con il suo primo partner commerciale ha spinto la Svizzera a rilanciare nuovi negoziati, avviati nel marzo 2024 a Bruxelles.
I nuovi accordi, secondo il Consiglio federale, trovano soluzioni più equilibrate ai punti messi in discussione 4 anni orsono. La firma è prevista per la primavera, mentre in estate è prevista una bozza di messaggio all’attenzione del Parlamento che presumibilmente ne discuterà nel 2026. Infine, secondo gli osservatori non prima del cambio di legislatura nel 2027, il popolo sarà chiamato a ratificare gli accordi.
Il Governo intende riunire gli accordi volti a stabilizzare la via bilaterale in un decreto federale di “stabilizzazione”. Ciò comporterebbe l’aggiornamento degli accordi esistenti, ossia le norme sugli aiuti statali, la partecipazione ai programmi dell’UE e il contributo della Svizzera. I tre nuovi accordi – sull’elettricità, sulla salute e sulla sicurezza alimentare – saranno presentati separatamente in decreti federali “di sviluppo”.
Dibattiti accesi in vista
La conclusione dei negoziati tra Berna e Bruxelles è stata solo un primo passo. Prima dell’estate sarà avviata una fase di consultazione. Il momento chiave è previsto per il 2026, quando il Parlamento discuterà il pacchetto di accordi con l’UE.
Il Governo dovrà convincere le Camere federali. Non sarà un compito facile, dato che l’opposizione non manca. L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) è contraria a qualsiasi avvicinamento all’UE. Anche i sindacati si opporranno, fintanto che riterranno che la protezione dei salari in Svizzera sia minacciata.
Se si riuscirà a superare lo scoglio parlamentare, bisognerà poi convincere anche il popolo. Secondo diversi media, il Consiglio federale potrebbe dividere il pacchetto di accordi in più parti, il che porterebbe a diversi referendum e votazioni popolari separate. Le campagne elettorali già si preannunciano accese.
Tanto più che i dibattiti potrebbero essere alimentati da tre iniziative popolari che riguardano le relazioni tra Berna e Bruxelles, anche se la raccolta delle firme è ancora in corso e un’eventuale votazione su di esse non avrà luogo nel 2025.
Due iniziative popolari minacciano l’accordo con l’UE
Due di queste iniziative minacciano il nuovo accordo con l’UE: l’iniziativa “No a una Svizzera da 10 milioni” dell’UDC, che chiede chiaramente l’abolizione della libera circolazione delle persone, e l’iniziativa “Bussola” lanciata da tre imprenditori miliardari. Il testo mira a impedire la ripresa automatica del diritto europeo in quello svizzero.
Anche gli europeisti hanno una loro iniziativa, quella del movimento Operazione Libero, che chiede legami più stretti con l’UE. Tuttavia, la raccolta delle firme è in difficoltà e potrebbe anche fallire.
La questione è centrale anche per gli svizzeri e le svizzere all’estero. Come sottolinea Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), «gli accordi bilaterali e il loro futuro hanno un impatto diretto sui diritti e sulla mobilità degli svizzeri e delle svizzere che vivono in Europa».
Risparmi nelle finanze federali
In termini di politica interna, il Governo tenterà di portare avanti il suo ampio programma di sgravio del bilancio della Confederazione, annunciato lo scorso settembre. Il Consiglio federale intende risparmiare 3,6 miliardi di franchi a partire dal 2027, in particolare nei settori della socialità e della cooperazione internazionale. L’obiettivo è quello di rimettere in sesto le finanze federali, gravate dall’aumento delle spese, soprattutto per l’esercito e le pensioni.
Per la ministra delle finanze e presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, si tratterà di un compito difficile poiché questi risparmi proposti scontentano molti: la sinistra, i Cantoni e persino la destra. La fase di consultazione inizierà a fine gennaio, dopodiché il Parlamento esaminerà i tagli previsti. La sinistra potrebbe essere tentata di cavalcare l’onda dei suoi successi nei referendum attaccando il pacchetto di risparmi. In tal caso, il popolo potrebbe essere presto chiamato a esprimersi alle urne.
Alcune delle misure previste nell’ambito del programma di sgravio delle finanze federali hanno anche un impatto diretto sugli svizzeri e le svizzere all’estero. «Il taglio del 10% delle sovvenzioni all’OSE e a educationsuisse (l’organizzazione mantello delle 17 scuole svizzere all’estero) e la minaccia di abolire swissinfo.ch potrebbero indebolire la rappresentanza politica della diaspora e la comunicazione con la Quinta Svizzera, in un momento in cui la comunità elvetica all’estero è in costante crescita», deplora Ariane Rustichelli.
Un anno con pochi temi in votazione
Il 2025 dovrebbe essere un anno abbastanza tranquillo sul fronte delle votazioni popolari. Nella prima domenica di votazioni dell’anno, il 21 febbraio, il popolo si esprimerà su un solo oggetto: l’iniziativa per la responsabilità ambientale dei Giovani Verdi. La proposta mira a costringere l’economia a svilupparsi nel rispetto dei limiti della natura. Accusata dai suoi oppositori di mettere a repentaglio il benessere della Svizzera, l’iniziativa fatica tuttavia a convincere oltre il campo della sinistra.
Per il resto del programma elettorale, regna l’incertezza. Diverse iniziative popolari hanno raccolto un numero sufficiente di firme, ma il Parlamento non ha ancora finito di esaminarle. Non è ancora possibile sapere quali saranno pronte per essere sottoposte all’approvazione popolare. «Tutto dipende dall’avanzamento dei lavori parlamentari», conferma il responsabile dell’informazione della Cancelleria federale, Beat Furrer.
Tuttavia, è probabile che l’iniziativa sui contanti venga sottoposta a votazione popolare quest’anno. Lanciata dal Movimento svizzero per la libertà, a cui aderiscono anche persone che si erano opposte alle misure anti-Covid, l’iniziativa vuole garantire che le monete e le banconote siano sempre disponibili in quantità sufficiente, al fine di evitare la completa digitalizzazione del denaro.
L’elettorato potrebbe anche essere chiamato a occuparsi di un tema dibattuto da anni: l’iniziativa delle donne del Partito liberale radicale (PLR, destra) intitolata “Per imposte eque”. L’iniziativa chiede che le coppie sposate siano tassate individualmente anziché congiuntamente, in modo da non pagare più tasse delle persone single.
Altri due temi potrebbero essere pronti per essere sottoposti alle urne: il foie gras e i fuochi d’artificio. Un’iniziativa popolare intende vietare l’importazione di foie gras e dei suoi prodotti derivati. In questo modo, l’Alliance Animale Suisse, che riunisce diverse organizzazioni di protezione degli animali, vuole proibire un prodotto che richiede l'”alimentazione forzata” di migliaia di animali.
Un’altra proposta di modifica costituzionale vieterebbe la vendita e l’uso di fuochi d’artificio. L’ex giornalista Roman Huber, all’origine dell’iniziativa, sostiene che i petardi sono una fonte di stress per le persone sensibili al rumore e gli animali.
L’incertezza è ancora maggiore per i referendum. Al momento non è in corso alcuna raccolta di firme. Secondo la Cancelleria federale, è quindi possibile che nel 2025 nessun referendum sarà sottoposto a votazione federale.
Per facilitare la partecipazione degli svizzeri e delle svizzere all’estero alle varie votazioni, l’OSE intende continuare a sostenere l’introduzione del voto elettronico nei Cantoni. L’e-voting è attualmente in fase di sperimentazione nei Cantoni di Basilea Città, San Gallo e Turgovia, oltre che in alcuni Comuni. In quest’ottica, Ariane Rustichelli ritiene che l’introduzione dell’identità elettronica approvata dal Parlamento sia un passo nella giusta direzione.
Katy Romi
SWI SWISSINFO.CH
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