Tecnologia, oro e umanità. Curiosità sul mondo che arriva

Per il ricercatore Gianfranco Uccheddu occorre guardare agli imminenti cambiamenti finanziari e sociali

Livorno – Estimatore della Confederazione Elvetica, Gianfranco Uccheddu vi soggiorna spesso, anche per motivi di studio come osservatore indipendente in campo politico e sociale. Scrive e collabora come opinionista e reporter per alcune testate online: «Vado spesso in Svizzera, mi piace tantissimo e amo notare le differenze tra i vari Cantoni. Conosco bene Ginevra a causa del mio interesse per le attività del Palazzo delle Nazioni Unite e, inoltre, per la presenza dei monaci tibetani, con i quali parlo volentieri dei grandi temi della vita. La coesistenza di differenti ed opposte realtà rispecchia bene il senso di neutralità della Svizzera. Inoltre, mi piace il sistema economico elvetico e l’atteggiamento della popolazione…».

A proposito di economia e popoli, cosa ci può dire delle trasformazioni che si dice avverranno nei prossimi mesi ed anni?

«Diciamo che il mondo del prossimo futuro vedrà i vari Paesi interagire in modo diverso rispetto ad oggi. Se la popolazione di una data nazione non farà un cambiamento di mentalità, una crescita culturale (ma anche spirituale), quella nazione rimarrà agganciata al vecchio mondo. È molto importante che le popolazioni si avviino ad un cambiamento antropologico».

Intende con l’implemento delle nuove tecnologie?

«No, con l’implemento di un nostro organo un po’ debilitato: sono convinto – ma non lo dico solo io, bensì è il grido d’allarme di parecchi ricercatori – che occorra sviluppare il proprio intelletto. È importante che ogni singola persona inizi nuovamente ad utilizzare il cervello».

In che senso non staremmo utilizzando il cervello?

«Non siamo più abituati a pensare. Manca il tempo. Di conseguenza viene anche più difficile sviluppare uno spirito critico e una capacità di analisi che consenta di comprendere il momento in cui viviamo».

In quale momento viviamo?

«Nell’età della tecnica. Conosciamo ben poco la tecnologia ma la utilizziamo tanto durante il giorno, e moltissime persone addirittura per tutto il giorno e parte della notte. È diventata troppo invasiva. Con gli smartphone facciamo di tutto, quasi tranne che telefonare».

Con quali conseguenze?

«Abbiamo trasmesso all’interno di questi apparati tutta la nostra essenza, la nostra esistenza che si è ridotta ad un semplice utilizzo di calcolo da parte di terzi che a volte ci potrebbero sfruttare come acquirenti telecomandati. Siamo troppo assorbiti dai dispositivi tecnologici e questo già in tenera età. È importante staccare la spina per non trasformarci da essere umani a macchine».

Come si può porre un freno?

«Questo è un nostro lavoro personale: staccare la spina, darsi dei limiti. Parlarne con i giovani per evitare il rischio, assai reale, del transumanesimo».

Ossia?

«È una teoria per cui l’uomo viene considerato un essere imperfetto che va migliorato con la tecnologia».

Ad esempio?

«Gli impianti di microchip. Siamo sinceramente convinti che siano necessari per il bene dell’umanità? Sembra, per fortuna, che almeno per ora non stiano prendendo piede».

Tuttavia, tecnica e tecnologia hanno portato cambiamenti positivi enormi.

«Certo, ad esempio una vera e propria rivoluzione nel mondo è stata quella prodotta dalla macchina a vapore che ha consentito una trasformazione dei ritmi dell’uomo. Hanno favorito una migrazione dalle periferie ai grossi centri, che erano più efficienti sotto il profilo lavorativo, sociale ed educativo. Quindi l’uomo venuto fuori dalla rivoluzione industriale era antropologicamente diverso rispetto a prima».

Con la tecnologia usata adeguatamente sarà possibile un’altra rivoluzione antropologica utile per noi?

«Penso di sì, per esempio con il QFS, Quantum Financial System. Se concretizzato, il cambiamento economico che imporrà questa nuovo sistema tecnologico quantico, costringerà l’uomo a modificare i suoi usi, costumi e mentalità. Ogni Paese che non avvierà queste trasformazioni, come dicevamo, si troverà indietro non riuscendo ad inserirsi nel circuito commerciale mondiale. Ciò determinerà un’esclusione sotto tutti i punti di vista».

Significa che un Paese deve adeguarsi obtorto collo a dinamiche esterne?

«Ogni Paese sarà libero di scegliere a quale “sistema” appartenere, non avremo più un sistema unipolare ma multipolare e con spinte di sviluppo più equilibrate per il pianeta. Tutto fa parte di un piano di miglioramento che dovrà debellare le grandi corruzioni che depauperano i popoli. Si porranno vincoli di trasparenza assoluti, perché è molto importante che le transazioni internazionali vengano tracciate e di conseguenza non venga mai più utilizzato il denaro per speculazione, traffico di esseri umani, di organi, di droga e cosi via. Ciò realizzato, produrrà un vantaggio inimmaginabile per l’intera società umana».

Cambierebbe completamente il sistema finanziario.

«Per arrivare al QFS che regolerà esclusivamente le transazioni internazionali, ogni Paese si dovrà organizzare con la propria moneta. Per porre al riparo i propri individuali risparmi in titoli, azioni e altre forme di derivati presso istituti bancari sarebbe meglio dismetterli e acquistare oro, senza intermediazione. È essenziale che l’oro sia “certificato”: consente il mantenimento della quotazione e ha la garanzia della provenienza e della qualità. È bene informarsi prima di agire».

L’oro è considerato un bene rifugio da sempre.

«È un bene che non perde valore nel tempo anzi tende ad aumentarlo. Tutte le banche centrali stanno acquistando oro».

Con l’oro, è quasi un tornare al vecchio sistema per fare invece un balzo avanti…

«Se realizzata, sarà un’economia agganciata a beni reali non speculativi, le nuove monete avranno un valore reale in base alle materie prime possedute e al numero di abitanti di uno Stato. Il Sudafrica, proprietario dei più grandi giacimenti d’oro, potrebbe divenire un Paese tra i più importanti del pianeta… e questo sarebbe certo un balzo in avanti tra i più evidenti, con una trasformazione sociale gigantesca».

Le due diverse realtà, Svizzera e Italia, sono pronte per questi cambiamenti?

«Come per tutti gli Stati, occorrerà ancora del tempo. Comunque sia, ambedue si stanno predisponendo pian piano a queste innovazioni, è necessaria una grande preparazione affinché vengano superati i vari tecnicismi attualmente attivi».

Tutti queste novità, al momento, sembrano lontane se non improbabili…

«È vero, siamo abituati a non vedere il positivo intorno a noi. Tuttavia, come afferma Mark Fisher nel suo capolavoro “Realismo capitalista”: “Da una situazione in cui nulla può accadere, tutto di colpo torna possibile”».

Annamaria Lorefice
lorefice.annamaria@gmail.com

Andiamo verso un mondo tecnologico senza freni a livello individuale. Per Gianfranco Uccheddu, un quotidiano uso smodato e inutile della tecnologia spegne il pensiero e lo spirito critico. Invece per i prospettati cambiamenti in alcuni ambiti, come, ad esempio, quello finanziario, potrebbe permettere entro pochi anni una ridistribuzione più equa della ricchezza in tutto il mondo (foto Università e-Campus).

Lingotti d’oro in una banca svizzera. L’oro sta riacquistando un ruolo determinante. (foto Wikioro).

Gianfranco Uccheddu osservatore e articolista indipendente esperto di politica internazionale, nei pressi del Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra.