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Un commiato e un ringraziamento

    Quello che state leggendo è l’ultimo numero di Gazzetta Svizzera pubblicato sotto la mia responsabilità di redattore. Sostanzialmente è un addio a un’opera che mi ha occupato per oltre quarant’anni, durante i quali ho potuto garantire ogni mese la pubblicazione del vostro mensile, che è diventato sempre più importante.

    Come spesso avviene, la mia collaborazione a Gazzetta è nata un po’ per caso. Avevo, infatti, appena iniziato (1969) il mio lavoro presso il Corriere del Ticino, con l’incarico di creare la “pagina economica”, che ancora non esisteva in nessun giornale ticinese.

    Gli anni della fine del decennio sessanta erano anni difficili e Gazzetta era nata proprio in questo contesto. La difficoltà di garantire una pubblicazione regolare aveva indotto l’allora presidente del Collegamento Emilio Steffen, accompagnato dall’avvocato Ugo Guidi, a cercare in Ticino una tipografia più sicura.

    Vennero in visita al Corriere del Ticino e l’allora direttore Guido Locarnini mi chiese di assumere il compito di rivedere l’ultima bozza del mensile prima di andare in stampa. Cosa che feci volentieri, nonostante il mio impegno al giornale si estendesse anche alla redazione della cronaca nazionale e di quella estera. Il redattore di Gazzetta risiedeva a Roma e aveva qualche difficoltà con l’italiano, che io cercavo di sistemare. Si trattava però di sole quattro pagine del formato “svizzero”.

    Ma da lì in poi Gazzetta cominciò a crescere e già pochi anni dopo, la redazione venne a Lugano e io ne assunsi la piena responsabilità, con contatti costanti con l’allora presidente del Collegamento Ugo Guidi, che propose la “Rubrica legale” che è ancora oggi uno dei punti di forza del vostro mensile.

    Da quei giorni sono avvenuti molti cambiamenti, il più importante dei quali è la creazione dell’Associazione Gazzetta Svizzera, ad opera di Robert Engeler che ha dato al mensile una struttura propria e una gestione indipendente. Gazzetta Svizzera si è consolidata anche finanziariamente e mi fa piacere lasciarla sicuro della sua continuità e della sua costante utilità.

    Non vorrei concludere senza ricordare anche quanto da questo lavoro ho ricevuto: intanto la conoscenza del mondo degli emigrati svizzeri, del quale pochi in patria si rendono conto. In particolare della Comunità in Italia, che mi ha permesso di conoscere meglio anche l’Italia e alcune sue particolari sfaccettature. Infine, di conoscere e fare amicizia con un gran numero di persone che coltivano questi sentimenti e si impegnano per il bene di tutti. Infine, di apprezzare il sostegno e l’aiuto che in molti danno a Gazzetta e agli sforzi che fanno per fornire contributi e cronache che sono senz’altro serviti anche a migliorare le reciproche conoscenze e il sentimento di aver creato – non solo, ma anche attraverso Gazzetta – uno spirito di famiglia, magari di corpo, che giova anche oggi in molte situazioni.

    Dal canto mio spero di aver contribuito anche a dare qualcosa a questa bella comunità in Italia, che spero apprezzerete tanto quanto il mio grazie per quanto ho ricevuto. Al mio successore Angelo Geninazzi auguro buon lavoro e tante soddisfazioni.

    Ignazio Bonoli