La sorpresa principale della domenica elettorale del 19 maggio non è stata tanto quella di vedere approvati i due testi in consultazione popolare, come raccomandato da Consiglio federale e Parlamento e come ampiamente previsto dai sondaggi pre-votazione. L’unico sussulto, per altro non troppo positivo, arriva da una partecipazione al voto del 43%, che si attendeva più alta alla luce dell’importante posta in palio.
Sì alla Riforma fiscale e al finanziamento supplementare dell’AVS (RFFA)
Da alcuni criticato come progetto “illegale” a causa dell’unione di due temi senza un vero legame materiale – nel frattempo è stato inoltrato un ricorso – il compromesso ha convinto il popolo svizzero. Alla luce delle pressioni da tempo esercitate da OCSE e UE è stata grande anche la soddisfazione del Consiglio federale e in particolare del Ministro delle finanze Ueli Maurer che ha affermato “con questo sì alla riforma fiscale è stato lanciato un importante segnale a favore della sicurezza della pianificazione delle imprese, e dunque anche della certezza per i posti di lavoro che dipendono direttamente dagli investimenti”. Ora la palla della riforma fiscale è nel campo dei cantoni. Alcuni di questi hanno già concepito il loro nuovo regime fiscale, altri lo stanno facendo, altri lo dovranno ancora fare.
Il finanziamento dell’AVS “una buona notizia per la nostra nazione”.
Anche il Consigliere federale Alain Berset, responsabile dello spinoso dossier della previdenza vecchiaia, ha tirato un sospiro di sollievo. Secondo il ministro i due miliardi supplementari per l’AVS stanziati con il sì alla RFFA, garantiscono le rendite a breve termine ma, entro il 2030, serviranno comunque altri 23 miliardi di franchi per mantenere l’attuale livello delle rendite. Berset ritiene che grazie alla decisione del popolo in futuro l’aumento dell’IVA (oggi al 7,7%) sarà inferiore e rischia idealmente di incrementare di solo lo 0.7%. Un relativo progetto di risanamento del Consiglio federale è atteso in Parlamento entro la fine di agosto.
“Servono misure strutturali per salvare l’AVS”
Nei commenti post-votazione si è trovata molta unanimità nel valutare che la sfida demografica alla quale l’AVS deve far fronte non è assolutamente risolta ma solo posticipata. Contrariamente a quanto aveva proposto il Consiglio federale in un suo progetto posto in consultazione nel 2018, diverse cerchie ribadiscono che i pesanti deficit ai quali va incontro la principale assicurazione sociale elvetica devono essere colmati non solo attraverso entrate supplementari (IVA, contributi salariali, contributi della Confederazione), ma anche da misure strutturali e in particolare l’aumento dell’età di pensionamento oggi a 65 anni per gli uomini e 64 per le donne. Soprattutto gli ambienti economici ma anche i partiti borghesi hanno lanciato messaggi chiari: alziamo da subito l’età di pensionamento a tappe per non dover prevedere misure eccessivamente drastiche in futuro.
Sì alla nuova direttiva sulle armi, sì a Schengen
Il secondo tema su cui le Svizzere e gli Svizzeri erano chiamati ad esprimersi riguardava il recepimento di una direttiva dell’UE che – a scopi di prevenzione del terrorismo – vietava la vendita di determinati tipi di armi. In un paese con una forte tradizione dello sport del tiro ma anche della caccia questa proposta è stata ampiamente dibattuta. A contribuire ulteriormente all’interesse della votazione vi è stata la circostanza per la quale nel caso di un rifiuto del popolo svizzero sarebbe stata messa in discussione l’associazione della Svizzera allo Spazio Schengen. Nel suo commento, la nuova Consigliera federale Karin Keller-Sutter, responsabile del dossier, ha affermato che “non cambierà nulla per i tiratori e nemmeno per le attività relative all’arma di ordinanza militare. Inoltre, il sì assicura la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino, importante dal momento che i vantaggi sono molti. La Svizzera, ha concluso Karin Keller-Sutter, ha dimostrato di essere un partner affidabile per l’Europa.
La prossima votazione a livello nazionale sarà probabilmente solo nel 2020. Tradizionalmente nell’anno elettorale le votazioni di settembre e novembre sono cosiddette “votazioni bianche”. Le elezioni federali per contro sono previste il 20 ottobre 2019.
Fatti & Cifre
+ 66.4% - È la percentuale di cittadini che ha approvato la Legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell‘AVS. Tutti i Cantoni hanno approvato il testo.
+ Il Cantone più scettico è stato Soletta (“solo 58.6% di si”) il più favorevole Vaud (80.7%).
+ 42,1% - È la percentuale di Svizzeri che si è recata al voto.
+ 63,7% - È la percentuale di votanti che ha votato per il recepimento della direttiva UE sulle armi (Sviluppo dell‘acquis di Schengen).
+ 1 – Solo un cantone si è opposto alla direttiva sulle armi. Si tratta del Canton Ticino (54.5% di NO).
+ 75% - è la percentuale di sì del Canton Basilea Città, il più favorevole alla direttiva sulle armi.
Angelo Geninazzi
REDATTORE