Gli svizzeri si sono espressi il 3 marzo su due oggetti “opposti” in relazione alla previdenza vecchiaia. L’interesse è stato alto, ad immagine del 58% dei votanti che si sono recati alle urne.
Sì ad una nuova mensilità AVS
Sarà possibile “Vivere meglio la pensione” come titolava l’iniziativa lanciata per garantire una tredicesima rendita AVS. Preannunciata nei sondaggi alla vigilia del voto, la maggioranza è stata confermata alle urne dal 58% degli elettori.
I cantoni più favorevoli, senza sorpresa, sono stati quelli latini dove la percentuale di “sì” ha in vari casi superato il 70%. Scettici sono invece stati i cantoni della Svizzera centrale e alcune regioni della Svizzera nordorientale, tra cui San Gallo, Turgovia e Appenzello.
L’approvazione di un’iniziativa popolare, indipendente dal tema, non è cosa frequente in Svizzera. Capita meno di una volta su 10. Quella relativa alla 13a AVS è solo la 26a, sulle 228 lanciate, dal 1893 a questa parte, e la prima relativa al primo pilastro del sistema di previdenza vecchiaia, malgrado fossero una trentina quelle lanciate.
Inflazione e premi della cassa malati in crescita: argomenti decisivi per “l’aiuto agli anziani”
Lanciata dal fronte dei sindacati l’iniziativa prevede il versamento di tredici rendite di vecchiaia AVS all’anno, invece delle attuali dodici. In un contesto di inflazione e di perdita di potere d’acquisto – con al centro la crescita forte dei premi di cassa malati negli ultimi anni – la proposta dei sindacati è riuscita a mobilitare in praticamente tutti i fronti politici, compresa l’UDC. Di conseguenza anche le reazioni del fronte vincente sono state euforiche. Pierre-Yves Maillard, figura carismatica alla presidenza dell’Unione sindacale svizzera, ha commentato dopo il voto che malgrado la maggior ridistribuzione verso i cittadini in terza età il patto sociale nel nostro Paese funziona ancora. «È un messaggio meraviglioso per tutti coloro che hanno lavorato tutta la vita» ha affermato Maillard. È la prima volta che la sinistra vince un’iniziativa popolare sulla questione del potere d’acquisto.
Autocritica e preoccupazione nel fronte borghese
Il fronte borghese e le associazioni economiche sono usciti sconfitti su un tema che fino al 3 marzo non li aveva mai visti perdenti. L’autocritica dei rappresentanti di UDC e PLR era incentrata sul fatto che non si sia stati in grado di fornire risposte sull’AVS o sui costi della salute, mentre Monika Rühl, direttrice di economiesuisse, ha dichiarato di essere sorpresa dall’ampiezza del “sì” all’iniziativa e si è detta particolarmente preoccupata per la perdita del patto di solidarietà tra le generazioni. La riflessione delle associazioni economiche è rivolta al finanziamento di un primo pilastro che anche senza 13a AVS prevedeva, a partire dal 2031, conti in rosso. «Le possibilità per finanziare l’AVS sono conosciute, ha affermato Rühl: aumentare i contributi salariali, aumentare l’IVA o aumentare il contributo della Confederazione, che però ha già problemi finanziari di suo.»
E adesso? Come finanziare la tredicesima AVS?
L’iniziativa popolare approvata si limita, come di consueto, ad affermare un principio. Nella fattispecie il testo sottoposto al popolo afferma che chi è al beneficio di una rendita AVS ha il diritto di un aumento annuale pari a un dodicesimo dell’attuale somma. Non viene specificato quando l’aumento verrà versato o come verrà finanziato. Già durante la campagna e subito dopo la votazione quest’ultimo punto ha diviso gli animi. La sinistra ritiene che le riserve dell’AVS permettano di aspettare ed eventualmente aumentare le entrate in un secondo momento attraverso un aumento delle deduzioni salariali, mentre l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, ritiene probabile che, anche senza 13a AVS, siano in rosso a partire dal 2031.
Accanto all’aumento delle deduzioni salariali un’opzione è l’IVA, che potrebbe essere aumentata dall’8,1% al 9,1%. Oppure il Parlamento potrebbe optare per un mix di queste due misure, integrando anche un aumento del contributo della Confederazione. Ma la situazione attuale delle finanze è tesa ed occorreranno sforzi per rispettare il freno all’indebitamento. Una nuova spesa per l’AVS rischia di imporre ulteriori tagli al bilancio o di aumentare le imposte.
Nessuna chance per l’iniziativa per l’aumento dell’età di pensionamento
L’età pensionabile di riferimento in Svizzera resterà, almeno per il momento, a 65 anni. È il responso popolare, chiaro e netto, della seconda iniziativa popolare lanciata dai giovani liberali. Il 74,7% degli svizzeri e tutti i Cantoni si sono opposti all’iniziativa che chiedeva di aumentare a 66 anni l’età di pensionamento e legare quest’ultima con l’aumento della speranza di vita. Il rifiuto è arrivato con percentuali nette che hanno superato il 70% in tutti cantoni ad eccezione del Canton Zugo (69,9%) e del Canton Zurigo (69,5%).
I sondaggi avevano anticipato che le possibilità di riuscita dell’iniziativa erano proibitive. La proposta aveva l’obiettivo di garantire a lungo termine il finanziamento dell’AVS, riducendo le uscite di circa 2 miliardi all’anno.
Preoccupazione per il futuro dell’AVS da parte dei giovani (liberali)
«Oggi è un giorno nero per la nostra generazione e per quelle future. Ci è stata tolta la speranza di ricevere un giorno una pensione decente», ha commentato la votazione Matthias Müller, presidente dei Giovani PLR svizzeri.
L’obiettivo degli iniziativisti era di intervenire in tempo per anticipare le difficoltà a cui, secondo le cifre del Consiglio federale, va incontro l’AVS ed evitare che il sistema pensionistico si trovi in difficoltà. L’iniziativa, con il suo adeguamento “meccanico” all’aumento della speranza di vita sarebbe stata un modo di garantire un finanziamento a lungo termine dell’AVS senza nuove tasse o imposte. Tuttavia secondo il Governo e il Parlamento, l’utilizzo esclusivo di una formula matematica per calcolare l’età della pensione rappresentava un automatismo troppo rigido, ragione per la quale si sono opposti all’iniziativa. A giudizio del Consiglio federale, nel determinare l’età di pensionamento, si devono sempre prendere in considerazione diversi aspetti, come lo sviluppo dell’economia e del mercato del lavoro.
A settembre 2024 si torna a parlare di previdenza vecchiaia
Il 17 marzo dell’anno scorso, il Parlamento ha adottato la riforma del regime pensionistico professionale (Riforma LPP). La riforma mira a rafforzare il finanziamento del 2° pilastro, a mantenere il livello generale delle prestazioni e a migliorare la protezione dei lavoratori part-time, in particolare delle donne. Un referendum è stato indetto con successo contro la riforma. La votazione è prevista, verosimilmente, in settembre.
La riforma si impone per il fatto che le rendite dei regimi pensionistici professionali sono da tempo sotto pressione. Ciò è dovuto all'aumento dell'aspettativa di vita della popolazione e alle fluttuazioni dei mercati dei capitali. La riforma della LPP prevede, tra le altre cose, la riduzione del tasso di conversione, il rafforzamento del processo di risparmio e il supplemento di rendite per la generazione di transizione. La Gazzetta proporrà una panoramica degli argomenti favorevoli e contrari nelle edizioni che precedono la votazione.
Angelo Geninazzi
Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (Swissinfo.ch)
La campagna dei fautori della 13a mensilità AVS ha mobilitato numerose persone al voto.
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