L’e-voting riparte: i cantoni hanno nuovamente il diritto di proporre un canale di voto elettronico. Ma occorrerà del tempo prima che i cittadini possano beneficiarne.
Si prevede che i cittadini svizzeri possano nuovamente partecipare alle votazioni e alle elezioni mediante un semplice clic del mouse. Dopo un anno e mezzo di stallo totale, le autorità federali concedono una nuova chance al voto elettronico: esse permettono ai cantoni di proporlo ad un numero limitato di persone a titolo di sperimentazione. I cantoni Turgovia, Friburgo e San Gallo hanno già segnalato il loro interesse. Essi potranno fare l’esperimento, dopo che saranno state adeguate le basi legali, probabilmente nel 2022.
Da anni il voto elettronico alimenta i dibattiti in Svizzera. La Confederazione si sforza di mettere in atto un sistema sicuro già dal 2004. Essa ha autorizzato oltre 300 test in 15 cantoni prima di decretare il loro arresto completo verso la metà del 2019. I due principali fornitori avevano allora ritirato i loro software. Il canton Ginevra, pioniere in materia, ha rinunciato ad utilizzare il suo sistema per motivi finanziari. E la Posta svizzera ha fatto lo stesso dopo che alcuni specialisti interni avevano scovato delle falle nella sicurezza. La scomparsa del canale di voto elettronico ha provocato un crollo della partecipazione degli Svizzeri all’estero alle votazioni ed elezioni: le elezioni nazionali del 2019 lo hanno chiaramente dimostrato. Nei cantoni che avevano ancora utilizzato l’e-voting nel 2015, i voti della «Quinta Svizzera» sono diminuiti fino a un terzo. Il dispiacere per la diaspora è tuttora grande.
La pandemia ritarda l’invio della posta
Numerosi Svizzeri all’estero si lamentano del fatto di non aver potuto esercitare i loro diritti politici. Essi criticano inoltre la mancanza di volontà politica di cambiare le cose. Inoltre, la pandemia di coronavirus ha ulteriormente complicato il voto per corrispondenza. La posta raggiunge talvolta i propri limiti in termini di capacità: in numerosi luoghi, i documenti arrivano molto in ritardo. La conseguenza è che le persone che vivono oltre Atlantico non possono votare in Svizzera.
Le speranze nei confronti del voto elettronico sono grandi. «Gli Svizzeri all’estero non devono più temere che il loro voto si perda a causa della lentezza dell’invio postale dei documenti», ha dichiarato il cancelliere della Confederazione Walter Thurnherr presentando le novità in dicembre. Questo servizio digitale è utile anche per gli ipovedenti, che possono così compilare i loro documenti di voto senza l’aiuto di terzi. Sempre più persone sbrigano i loro affari online, ha ribadito Walter Thurnherr: il voto elettronico risponde dunque ad una necessità. Ma la Confederazione ha sempre considerato più importante la sicurezza rispetto alla velocità. L’obiettivo è di poter contare su un sistema affidabile. «Le votazioni e le elezioni funzionano solo se i cittadini hanno fiducia nel processo», ha sottolineato il cancelliere.
Controllo e miglioramenti permanenti
Il Consiglio federale ha inasprito le proprie esigenze in materia di sicurezza. D’ora in poi, esso autorizzerà unicamente sistemi totalmente affidabili, vale a dire che permettano agli utenti di verificare se il loro voto è stato correttamente preso in considerazione. Questi sistemi garantiscono inoltre che siano identificati errori di funzionamento del sistema o manipolazioni. Le soluzioni di e-voting saranno meglio controllate e migliorate costantemente in futuro. A tale scopo il governo assumerà degli specialisti indipendenti, ma mira anche a volontari nell’ambito della popolazione civile, che saranno indennizzati per le loro critiche costruttive. Il diritto in vigore prevede già che il codice fonte e la documentazione delle piattaforme di e-voting siano pubblicati. D’ora in avanti si applicheranno criteri open source.
Prima che i test possano ripartire, occorre adeguare le relative basi giuridiche. A tale scopo, è prevista una consultazione ancora quest’anno. Il voto elettronico potrebbe nuovamente essere utilizzato a partire dal 2022. Nel frattempo, la Posta ha riveduto il proprio sistema.
I cantoni criticano le restrizioni e i costi
Il terzo canale di voto sarà però accessibile solo al 30% dei votanti a livello cantonale e al 10% sul piano nazionale. «Questa restrizione è un duro colpo per i cantoni che hanno optato per un’offerta che copre tutto il loro territorio», rileva Barbara Schüpbach-Guggenbühl, cancelliera di Stato del canton Basilea-Città e presidente della Conferenza svizzera dei Cancellieri di Stato. È ad esempio il caso per Glarona, i Grigioni e Basilea-Città. Barbara Schüpbach-Guggenbühl sottolinea che i costi elevati costituiscono un ostacolo all’adozione di progetti di voto elettronico da parte dei governi cantonali. La sua costatazione è chiara: «Non possiamo sopportare questi costi da soli. Occorre trovare urgentemente una soluzione con la Confederazione.» Inoltre, le preoccupazioni in materia di sicurezza potrebbero complicare la ripartenza. In vari cantoni sono stati inoltrati degli atti parlamentari in tal senso.
Il canton Ginevra presenta dal canto suo una certa riserva. La cancelleria di Stato indica che il voto elettronico non sarà offerto a breve termine. Il canton Berna, che utilizzava finora il sistema ginevrino, non si è ancora pronunciato sul tema. Il Consiglio di Stato bernese si occuperà della questione in questi mesi, rileva Stefan Wyler, della Cancelleria di Stato. Dal momento che non è in atto alcuna collaborazione con la Posta, il voto elettronico potrebbe essere riproposto solo nel 2023.
Il Consiglio federale è reticente nel prendere in mano le redini di questo progetto, afferma Remo Gysin, presidente dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE): «Non è sensato che ogni cantone agisca in maniera solitaria.» Secondo lui, la Confederazione deve imperativamente aumentare il suo sostegno, in particolare finanziario. E andare avanti. «L’obiettivo dev’essere quello di proporre, entro le prossime elezioni nazionali del 2023, un sistema di e-voting.» L’OSE ha già inoltrato nel 2019 questa esigenza in una risoluzione. Interrogato a proposito della strategia «La sicurezza prima della velocità», Remo Gysin sottolinea che l’OSE sostiene gli sforzi atti ad attuare una procedura sicura. Ma che è altrettanto importante garantire che il maggior numero possibile di cittadini possa esercitare i propri diritti politici.
Scetticismo in tutti i campi politici
Una vasta alleanza di attori politici e di esperti mette in guardia contro la pirateria e la perdita di fiducia, ribadendo che ogni sistema può essere manipolato. Essa ha optato per una moratoria in Parlamento e lanciato un’iniziativa popolare la cui raccolta di firme nell’estate 2020 è però stata bloccata a seguito delle restrizioni legate al coronavirus.
Secondo Eric Dubuis, professore d’informatica presso la Scuola universitaria professionale, la sicurezza assoluta non esiste. «È come per l’aereo: lo utilizziamo sapendo che può cadere.» Dopo 30 anni di ricerca sull’e-voting, sottolinea, le verifiche individuali e universali garantiscono comunque un livello elevato di sicurezza. Così, è possibile verificare se un voto è stato correttamente preso in considerazione, se soltanto dei cittadini abilitati hanno votato e se tutti i voti validi sono stati contabilizzati nel risultato. «I sistemi attuali di e-voting possono essere concepiti in modo tale da riconoscere con certezza le manipolazioni possibili», rileva Eric Dubuis. Concludendo che in fin dei conti, è la società a decidere se sia possibile utilizzare un software per preservare la democrazia.
Accelerare le spedizioni postali
Ricorrere alla posta diplomatica per aiutare gli Svizzeri all’estero ad esercitare meglio i loro diritti politici? È quanto chiede in un postulato parlamentare Andri Silberschmidt, consigliere nazionale PLR zurighese. Egli propone di inviare le schede di voto alle rappresentanze estere, che dovrebbero a loro volta recapitarle con la posta locale agli elettori. Le schede compilate sarebbero a loro volta raccolte dalle ambasciate e dai consolati e rispedite in Svizzera.
Eveline Rutz
Walter Thurnherr, cancelliere della Confederazione. Foto Danielle Liniger «Le votazioni e le elezioni funzionano solo se i cittadini hanno fiducia nel processo.»
Barbara Schüpbach-Guggenbühl rileva che le restrizioni legate al numero di persone autorizzate a votare attraverso il canale elettronico rappresentano «Un duro colpo.»
Remo Gysin, presidente dell’OSE. «Non è sensato che ogni cantone agisca in maniera solitaria.»