Da oltre 70 anni, tonnellate di munizioni risalenti alla Seconda Guerra mondiale sono depositate nella montagna vicino a Mitholz, nell’Oberland bernese. Ora l’arsenale dev’essere sgomberato e gli abitanti dovranno trasferirsi. Mitholz diventerà un villaggio fantasma?
Le case in stile chalet sono baciate dal sole invernale che, nonostante le ripide pareti rocciose, invia i suoi raggi fino alla stretta vallata. Il villaggio di Mitholz, dove vivono quasi 200 persone, è situato su una terrazza della valle della Kander. Esso conta ancora un’osteria, ma nessun negozio aperto.
La linea ferroviaria e la strada fino alla stazione di trasbordo di auto del Lötschberg si snodano attraverso Mitholz. Il villaggio è esposto ai capricci di una natura alpina selvaggia: caduta di sassi, franamenti del terreno, inondazioni, valanghe. «Siamo abituati a vivere con i pericoli naturali. Non ci hanno mai spinto ad andarcene», afferma Roman Lanz, sindaco del comune di Kandergrund, che comprende Mitholz.
Ma, da due anni, tutti si chiedono se Mitholz sia diventato un luogo troppo pericoloso per i suoi abitanti. La causa di questa domanda si trova in profondità nelle rocce situate sotto il villaggio: dopo la Seconda Guerra mondiale, tonnellate di munizioni, tra le quali delle bombe d’aviazione di 50 kg, sono immagazzinate nelle gallerie parzialmente crollate.
Gli abitanti di Mitholz sanno dal 1947 che la montagna rappresenta un pericolo. Allora, poco prima di Natale, ci furono tre violente esplosioni in piena notte nelle caverne che erano state appena completate. Piovevano pietre dal cielo e le munizioni e le macerie sono esplose dagli ingressi della galleria, danneggiando gravemente il villaggio. Morirono nove persone in uno dei più gravi incidenti della storia dell’esercito svizzero.
Appena un anno dopo, gli abitanti di Mitholz tornarono nelle loro case. Anche se la causa dell’esplosione è ancora inspiegabile oggi, scrive il giornalista Hans Rudolf Schneider nel suo libro «Die Schreckensnacht von Mitholz» (opera non tradotta), una perizia ufficiale realizzata alla fine degli anni ‘40 ha stabilito che il deposito danneggiato, che ospita ancora oggi quasi la metà delle 7000 tonnellate di munizioni originali, non presenta nessun pericolo per la popolazione.
Fu solo quando la direzione dell’esercito decise di installare un centro informatico segreto nelle caverne di Mitholz che tutto cambiò. Nell’estate 2018, una nuova perizia giunse alla conclusione che i rischi legati al deposito di munizioni sono «inaccettabili» per la strada, il treno e le case e dunque anche per gli abitanti. Di colpo, Mitholz è diventato il villaggio più esplosivo della Svizzera.
Dopo le prime informazioni, nel giugno 2018, la popolazione è rimasta particolarmente scioccata, ricorda Roman Lanz. Un anno e mezzo dopo, la consigliera federale Viola Amherd mise i puntini sulle i: si sarebbe potuto eliminare il pericolo unicamente rimuovendo il materiale esplosivo. Per questo è necessario prevedere mediante dei robot un’operazione molto complessa e inedita al mondo nel cuore della montagna. Ma tutto questo aumenta il rischio di esplosione anche se i 170 abitanti di Mitholz dovrebbero, a partire dal 2031, lasciare il villaggio per quasi dieci anni per misure di sicurezza. Costo dell’operazione: un miliardo di franchi.
Un villaggio fantasma svizzero! La notizia ha avuto l’effetto di una bomba. Il sindaco del comune ha rilasciato delle interviste a reti televisive estere e partecipato a sedute con i consiglieri federali. Tutti parlano di Mitholz. «Ma quando discuto con le persone interessate, qui al villaggio, tutto rimane quasi impalpabile, pressoché astratto», ribadisce. Vivono vicino al deposito di munizioni come prima.
Ma ora si presentano questioni esistenziali sul loro futuro. Roman Lanz è ora in piedi davanti al portale nord murato, dove una volta si trasportavano carichi di cartucce e materiale esplosivo. A pochi passi si può intravedere la casa della famiglia Künzi, dei contadini che fanno pascolare il loro bestiame sui pendii montagnosi attorno al deposito di munizioni. Da decenni, essi sfruttano dei terreni che si ritrovano d’un tratto in zona rossa. Ma non è facile spostare delle mucche. La famiglia Künzi deve ricostruirsi una nuova vita altrove.
Il sindaco del comune parla quasi tutti i giorni con i suoi abitanti. E ci confida: «Dall’esterno, è difficile immaginare l’effetto che questa notizia ha prodotto su tutti noi, due anni fa, quando si è saputo del pericolo di esplosione». Alcuni si rendono conto della realtà solo lentamente, e sperano sempre che lo Stato rinunci ad una simile spesa e che tutto possa rimanere come prima.
Le emozioni sono una cosa, ma ci sono anche questioni economiche: che ne è del risarcimento? Quale valore avranno le case, che potranno forse un giorno essere restituite ai loro proprietari, dopo essere rimaste vuote per diversi anni, anche se saranno probabilmente occupate dall’esercito durante l’operazione?
E ovviamente c’è sempre la grande domanda: per quale motivo sono state immagazzinate così tante munizioni pericolose vicino alle case di Mitholz? «Il deposito di Mitholz, accessibile in treno, giocava un ruolo ideale nell’ambito della strategia del Ridotto nazionale adottata durante la Seconda Guerra mondiale», spiega lo storico Rudolf Jaun, emerito professore dell’accademia militare del Politecnico federale di Zurigo. Nell’estate 1940, il generale Henri Guisan decise di fatto di spostare la maggior parte delle sue truppe nel cuore delle Alpi per poter combattere l’avanzata del nemico nell’Altipiano. Le munizioni furono depositate in diversi grandi arsenali segreti come Mitholz. Il fronte meridionale del Vallese sarebbe stato rifornito da quest'ultimo.
Non si giunti a tanto. Non è stato sparato un solo colpo dalle caverne di Mitholz. Al contrario: dopo la guerra, le gallerie esistenti furono utilizzate per sbarazzarsi dei rifiuti a poco prezzo e riempite con munizioni inutilizzate provenienti dagli armamenti delle truppe. Con la conseguenza paradossale che il campo di Mitholz, costruito prima della Seconda Guerra mondiale per proteggere la popolazione, si è trasformato in una bomba ad orologeria.
Questo deve anche essere visto nel contesto del cambiamento della percezione della società nei confronti dell’esercito, afferma lo storico militare Jaun: «Un tempo, non si criticava l’esercito come avviene invece oggi.» La popolazione aveva accettato i rischi e l’esercito una necessità. Così, migliaia di tonnellate di munizioni difettose o superflue sono state scaricate nei laghi di Thun e Brienz sotto gli occhi di tutti, dove si trovano ancora oggi. In particolare perché si trattava, sottolinea lo storico, «della soluzione di smaltimento meno costosa».
Di conseguenza, oggi il tenore in sostanze nocive dell’acqua dei laghi viene regolarmente analizzato. L’esercito ha attuato un vasto programma di risanamento dei siti contaminati e ora immagazzina le sue munizioni in depositi più piccoli e altamente sicuri. Soltanto il bunker crollato di Mitholz è rimasto intoccato. Fino al 2018.
Roman Lanz afferma che i giornalisti gli chiedono spesso perché gli abitanti della valle della Kander non protestino. Dall’altro lato della Sarine, in Romandia, ci sarebbero manifestazioni ogni giorno se uno scandalo del genere venisse alla luce. «La maggioranza di noi è del parere che non si possa rimandare ulteriormente la risoluzione del problema», ribadisce il sindaco. Si accetta il dolore di questo allontanamento affinché la generazione successiva possa un giorno ritornare nelle case di Mitholz senza pericoli: «Non andremo a manifestare a Berna con le nostre forche se ci sarà riservato un trattamento corretto.»
Personalmente il sindaco vede il paese di Mitholz rifiorire e ritrovare vitalità in un futuro lontano. Egli si immagina perfino un museo della fortezza nel vecchio deposito di munizioni. E considerate le loro temperature costanti, le caverne sotterranee sarebbero un luogo ideale per la stagionatura del formaggio.
Jürg Steiner, giornalista e redattore presso la «Berner Zeitung»
Più alto, più grande, più rapido, più bello? Alla ricerca dei record svizzeri che escono dall’ordinario.
Oggi: in visita nel comune più esplosivo della Svizzera.
Dopo alcune esplosioni nelle caverne, piovono detriti sul villaggio. Muoiono nove persone e vengono distrutte numerose case. Foto d’archivio Keystone, 1947
Il deposito di munizioni di Mitholz si trova vicino alle abitazioni, alla strada e ad una linea ferroviaria molto frequentata. Riprodotto con l’autorizzazione di swisstopo (BA200186)
L’entrata delle caverne di Mitholz, dietro la quale una bomba a scoppio ritardato minaccia gli abitanti da decenni. Foto Danielle Liniger
Per numerosi abitanti del villaggio, tutto ciò resta «impalpabile, quasi astratto», afferma il sindaco del comune Roman Lanz. Foto Danielle Liniger
La fattoria di Samuel Künzi si trova sulla Fluh vicino a Mitholz. Migliaia di tonnellate di vecchie munizioni sono conservate nella Fluh. Foto Danielle Liniger
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