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Elogio all’albero del pane

    La castagna, un frutto da rivalutare per salute e bontà

    In autunno è bene ricordare una “creatura” che è stata importante nella storia umana: il castagno. Maestoso e longevo, può superare i 1000 anni d’età e raggiungere persino 30 metri di altezza. Un albero fondamentale che, per molti secoli, ha sorretto le popolazioni povere d’Europa, una storia alimentare che ha riguardato anche l’Italia e il Canton Ticino.

    Dato che il castagno europeo (Castanea sativa) ha contribuito a salvare dalla fame gran parte della popolazione, e tenendo conto che un castagno inizia a fruttificare dopo15 anni - e affinché le castagne acquisiscano quel buon gusto che conosciamo occorrono ancora una cinquantina di anni - sarebbe bene adottare una meticolosa e ponderata salvaguardia dei boschi dove sono presenti le selve castanili e le coltivazioni.

    IL CASTAGNO PIÙ VECCHIO D’EUROPA? È IN SICILIA

    Denominato il Castagno dei Cento Cavalli, si trova in provincia di Catania il castagno più antico e più grande d'Europa. I botanici hanno stabilito che sia nato tra i 3000 e 4000 anni fa. Il suo nome deriva da una remota leggenda che narra di come una regina aragonese e il suo seguito di un centinaio di cavalieri e relativi cavalli si misero al riparo da un violento temporale sotto le sue ampie fronde. Nel 1780 la sua circonferenza era di quasi 58 metri

    POVERI DAVANTI AL CAMINO

    È risaputo che in Italia del Nord e in Canton Ticino, dove la terra è un po’ meno ricca di varietà di frutti rispetto al Sud, per secoli la povera gente in inverno tirava avanti con patate, polenta e castagne. Quest’ultime, come le patate, sono un cibo assai versatile. Già nelle cronache svizzere del 1700 si registrava che le castagne sostituivano il pane nelle annate più difficili. Erano infatti chiamate il pane dei poveri.

    Al momento della raccolta, dopo un’incisione nella buccia per non farle scoppiare, si ponevano sulla grata del camino, per una preparazione semplice e riscaldante, squisita e nutriente per tutte le povere famiglie riunite davanti al loro camino.

    Non veniva sprecata una singola castagna! Se ne poteva mettere qualche manciata per arricchire la zuppa quotidiana o mangiarle lessate ma, soprattutto, erano destinate alla conservazione passandole sulla “gra”, una graticola per farle seccare e ricavarne una preziosa farina per pane e dolci, tra cui il noto castagnaccio.

    I ricci vuoti erano buoni per accendere il fuoco del camino, le castagne bacate o piccole nutrivano le bestie e le foglie venivano raccolte tutte per fare il letto agli animali da stalla e poi lo strame, il concime per gli orti. Dalle foglie e dai frutti si ricavavano infusi curativi, anche contro la peste.

    Il legno fornito dai rami o dall’abbattimento della pianta era tenuto in grande considerazione per l’edilizia e per realizzare pregevoli botti da vino. Il legno per l’estrazione del tannino veniva addirittura esportato all’estero per la concia delle pelli.

    IL BENESSERE “CONTRO” I CASTAGNETI

    Nel momento in cui arrivò il benessere, dopo i primi decenni del 1900, si perse interesse per questa magnifica pianta. Già con la progressiva industrializzazione del 1800 e il conseguente inizio dell’esodo rurale, iniziò il calo dei castagni coltivati.

    Non solo, si procedette ai disboscamenti dei castagneti che in Italia si ridussero di un terzo entro gli anni ’80 del secolo scorso. Il tannino si produceva ormai chimicamente. Le selve rimaste subirono malattie che contribuirono alla loro ulteriore distruzione.

    Ora si assiste a nuovi popolamenti e ultimamente, anche attraverso il turismo con percorsi a piedi attraverso le selve e i ristoranti che offrono le specialità culinarie di castagne, questa nobile pianta riscuote pian piano una rinnovata  attenzione. Speriamo sia un primo passo affinché le selve castanili siano estese, valorizzate e protette.

    GOLOSITÀ E NUTRIMENTO

    Ogni riccio contiene al massimo 7 frutti, e al massimo 3 nel caso dei marroni.
    Il marrone si distingue dalle comuni castagne per essere più grosso e con la buccia striata e più chiara. Questi deliziosi frutti, venduti caldi in strada (già nella Roma del 1500) oppure preparati in casa, sono per lo più consumati come caldarroste o lessati con sale e foglia d’alloro.
    Ma sono molte - e con centinaia di varianti - le possibili preparazioni dolci e salate. Il web ne dà ampia dimostrazione.
    C’è un contenzioso tra Francia e Italia sulla ricetta del marron glacé che risalirebbe al 1500. È certo tuttavia che nel 1790 tale preparazione appare scritta nel testo “Il confetturiere piemontese”.

    Stando attenti al fatto che la castagna è abbastanza calorica, oggi sarebbe utile riscoprirla anche come merenda al posto dei dannosi prodotti industriali. Ha molte proprietà nutritive, che conserva anche da secca, contenendo parecchie vitamine, minerali e micronutrienti essenziali a tutto vantaggio del sistema immunitario, delle ossa, del sistema nervoso e dell’intestino. Combatte anemia, colesterolo e stress. Ogni riccio è pertanto un prezioso scrigno di salute e bontà.

    Annamaria Lorefice
    lorefice.annamaria@gmail.com

    Castagno dei Cento Cavalli, nato tra i 3000 e 4000 anni fa, in Sicilia. Foto Wikimedia commons

    Saverio della Gatta (1758 - 1828) - Venditore di castagne

    Un maestoso esemplare di castagno europeo (Castanea sativa). Una pianta che si adatta facilmente a diversi terreni ed è presente in un quinto dei boschi del Canton Ticino.

    Il pane di castagne.