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Con i ballottaggi per il Consiglio degli Stati, si sono chiuse le elezioni nazionali 2023. In vista delle elezioni del Consiglio federale del 13 dicembre non si attendono sorprese.
Alcuni media hanno paragonato la politica svizzera ad un orologio a pendolo che oscilla talvolta a sinistra, poi di nuovo a destra. Questo movimento si ripete di solito ogni quattro anni durante le elezioni parlamentari. 4 anni fa, vi è stato un movimento piuttosto marcato verso sinistra, mentre il baricentro pende di nuovo un po’ a destra. Come riassunto nell’edizione della Gazzetta di novembre, “la controonda” ha permesso il 22 ottobre all’UDC di guadagnare 2,3 punti percentuali e nove seggi nel Consiglio nazionale. Un’analisi un po’ più attenta, anche dopo aver completato il Consiglio agli Stati, ci lascia però affermare che il pendolo non è ritornato completamente sulle posizioni del 2015. Infatti, allora il PLR e l’UDC disponevano insieme di 98 seggi in Consiglio nazionale, mentre ora, otto anni dopo, sono 90. Nel 2015, i Verdi e il PS avevano insieme 54 seggi nel Consiglio nazionale. Ora, otto anni dopo, sono 64.
Lo stesso centrodestra ha perso terreno anche nella camera alta, il Consiglio degli Stati, dove PLR-UDC raggiungono 17 seggi.
Dal canto loro si conferma che i Verdi hanno subito una dolorosa sconfitta raggiungendo comunque il secondo risultato più importante della loro storia. I temi dell’ambiente restano d’attualità, come dimostra anche il seggio dei Verdi liberali conquistato nel ballottaggio a Zurigo da Tjana Angelina Moser contro il democentrista Rutz.
Un mezzo “contraccolpo” per le donne
Dopo il record di donne elette nel 2019, la percentuale femminile in Consiglio nazionale è scesa dal 42% al 38,5%. Un risultato che comunque resta il secondo miglior dato della storia, considerando che nel 2015, le donne rappresentavano solo il 32% della camera del popolo.
Trascorse le elezioni parlamentari, la Berna federale si concentra ora sulle elezioni del Consiglio federale, che si terranno durante la seconda settimana della sessione invernale, la prima del nuovo Parlamento.
Il Consiglio federale 2023-2027 all’insegna della stabilità
Se alla vigilia delle elezioni nazionali si poteva pensare a possibili cambiamenti nella composizione del Consiglio federale, queste sembrano, a poco più di tre settimane dalle elezioni del governo, piuttosto inverosimili. Ricordiamo che la composizione partitica del Governo avviene secondo “regole non scritte”, e oggi prevede 2 seggi ai 3 partiti elettoralmente più forti (UDC, PS e PLR) e un seggio al quarto partito (Il Centro). L’ascesa dei Verdi degli ultimi anni ha suscitato appetiti tra i rappresentanti ecologisti. Malgrado la sconfitta elettorale essi presenteranno un candidato a sfidare un seggio del Partito liberale. Le domande che si pongono in vista del 13 dicembre sono solo due:
Riusciranno i Verdi a soffiare un seggio in Consiglio federale al PLR?
La risposta secondo politologi e analisti non lascia spazio a dubbi: NO. Il fatto che il partito abbia il “coraggio” di candidare proprio a seguito del balzo indietro in termini di consensi sorprende. A lanciarsi nella corsa è il Consigliere federale Gerhard Andrey. Il 47enne imprenditore, perfettamente bilingue, è l’unico candidato dei Verdi che ha dato la propria disponibilità per tentare l’ascesa al Governo. Da notare che 3 settimane dopo le elezioni il presidente dei Verdi, Balthasar Glättli non solo non si è messo a disposizione per candidare al Consiglio federale, ma ha rassegnato le proprie dimissioni come Presidente di partito. Dal canto suo, Lisa Mazzone, giovane ginevrina Consigliera agli Stati e figura promettente del partito, non è riuscita nel tentativo di farsi rieleggere nella camera bassa.
Chi sarà il successore di Alain Berset in quota PS?
All’inizio di quest’estate Alain Berset, la figura “forte” durante la pandemia di coronavirus ha annunciato che non si sarebbe ricandidato. Da allora sono stati 6 i candidati ad annunciare interesse: il consigliere nazionale bernese Matthias Aebischer (55 anni), la consigliera di Stato bernese Evi Allemann (45 anni), il presidente del Consiglio di Stato di Basilea Città Beat Jans (59 anni), il consigliere agli Stati zurighese Daniel Jositsch (58 anni), il consigliere nazionale vodese Roger Nordmann (50 anni) e il più giovane del gruppo, il consigliere nazionale grigionese Jon Pult (39 anni).
Tra i candidati con meno chance figurano Allemann, poiché il canton Berna è già rappresentato in Governo, come pure Nordmann, alla luce dell’attuale maggioranza latina. Non altissime sono le chance attribuite ad Aebischer mentre Jositsch, Jans e Pult sembrano avere le carte migliori. Il Partito socialista definirà alla fine di novembre chi sottoporre all’Assemblea federale (1 o verosimilmente 2 candidati). La Gazzetta del mese di gennaio riferirà dell’elezione del Consiglio federale.
Angelo Geninazzi
Chi vota il Governo in Svizzera e chi è eleggibile?
Malgrado numerosi tentativi di cambiare il sistema, il Consiglio federale è votato dall’Assemblea federale che si compone dei Consiglieri nazionali (200) e dai Consiglieri agli Stati (46). L’elezione avviene ogni quattro anni nel mese di dicembre, durante la sessione che segue il rinnovo integrale del Consiglio nazionale. In caso di dimissioni di un consigliere federale può tuttavia essere necessario organizzare un'elezione in qualsiasi momento nel corso della legislatura. Per essere eletti in Consiglio federale, basta avere la cittadinanza svizzera e il diritto di voto. Non è necessario candidarsi (!) o essere membri del parlamento svizzero. Al momento dell’elezione, il parlamento deve garantire un'equa rappresentanza delle varie regioni del Paese e delle comunità linguistiche. Non sono previste regole precise a questo proposito. Tecnicamente qualunque cittadino svizzero è dunque eleggibile.