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Avvicendamento in Consiglio federale: la sicurezza passa da Viola Amherd a Martin Pfister

    Sotto la cupola federale, non senza un po’ di sorprese, Martin Pfister succede a Viola Amherd e ne eredita anche il (discusso) dipartimento.

    Alla fine del suo anno presidenziale, Viola Amherd ha deciso di passare il testimone. Ad ereditarlo è Martin Pfister, Consigliere di Stato del Canton Zugo che ha battuto il Consigliere Nazionale e presidente dell’Unione svizzera di contadini Markus Ritter. Un cambio ai vertici che avviene in un clima politico particolarmente delicato.

    Il bilancio di Amherd in chiaro-scuro

    Avvocatessa altovallesana, inizia la carriera politica nel suo comune natale di Briga-Glis, dove sarà sindaca dal 2000 al 2012. Esponente dell’Alleanza del Centro, Viola Amherd viene eletta a Berna nel 2005 come Consigliera nazionale e, nel 2011, diventa vicepresidente del gruppo parlamentare PPD. Viola Amherd viene nominata in Consiglio federale il 5 dicembre del 2018, alla guida del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). L’annuncio delle sue dimissioni arriva in gennaio 2025, in quasi concomitanza con quelle del presidente del Centro Gerhard Pfister.

    Il bilancio della prima direttrice donna del DDPS è costellato da alti e bassi: la gestione in politica estera viene apprezzata; sul fronte interno non mancano le critiche. Amherd ha saputo affrontare con decisione sfide complesse come il riarmo dell’esercito, il finanziamento della difesa, e il supporto al sistema sanitario durante la pandemia.

    Modernizzazione della difesa, finanze e difficoltà comunicative

    Sotto la sua guida, il DDPS ha vissuto un cambio strutturale. Tra i successi più importanti c’è l’approvazione dell’acquisto degli aerei da combattimento F-35, un affare da 6 miliardi di franchi, l’aumento del budget, e il potenziamento della difesa digitale con il nuovo Ufficio Federale per la Cybersicurezza.

    Il finanziamento dell’esercito, per contro, si è rivelato un dossier critico. Inizialmente favorevole a un aumento graduale del budget fino all’1% del PIL entro il 2035, Amherd ha poi promosso un’accelerazione del processo. Questo ha portato a tensioni con la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, sostenitrice della disciplina fiscale del freno all’indebitamento.

    Complici le fughe di notizie in merito alle dimissioni del capo dell’esercito Thomas Süssli e del direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione Christian Dussey, la responsabile politica dell’esercito ha dovuto affrontare anche crisi interne. Segnalazioni relative a presunte irregolarità in RUAG, un’azienda di proprietà statale operante nel settore della difesa, hanno contribuito a dipingere un quadro poco chiaro e, quindi, instabile. In questo senso, a inizio 2025, i vertici UDC avevano chiesto le dimissioni della Consigliera federale, accusandola di non riuscire a garantire la sicurezza del Paese con fermezza e lucidità.

    Buona presenza come Presidente della Confederazione

    Dopo il fallimento dell’accordo quadro nel 2021, rilanciare i negoziati con l’Unione Europea risultava complesso. Sebbene non responsabile diretta del dossier – ma in qualità di presidente della Confederazione – Amherd ha favorito un approccio multilaterale, distendendo i rapporti tra Berna e Bruxelles. Nel 2024, come presidente delle Confederazione, la 62enne ha ospitato sul Bürgenstock la Conferenza sulla pace in Ucraina per sviluppare una visione comune verso una pace giusta e duratura. Nella scena diplomatica, Amherd ha saputo mantenere una posizione chiara a favore della difesa dell’ordine europeo e della cooperazione con i partner occidentali, pur rispettando la neutralità svizzera.

    Nonostante i successi, all’interno del Consiglio federale la posizione della ministra è apparsa viepiù isolata con il blocco UDC e PLR a dettare l’agenda.

    Una difficile corsa alla sostituzione

    Dopo l’annuncio delle dimissioni di Amherd, Il Centro ha avviato il processo per selezionare i candidati alla successione in Governo. Tra i nomi emersi, hanno ufficializzato la propria candidatura solamente Markus Ritter e Martin Pfister. Sebbene figurassero inizialmente diversi papabili, una lunga lista di nomi che hanno declinato l’offerta suggerisce un certo disimpegno, nonostante la certezza del seggio senza alterazione degli equilibri partitici nell’Esecutivo svizzero.

    A sorpresa Pfister è il nuovo volto del Centro in Consiglio federale

    E così, mercoledì 12 marzo 2025, l'Assemblea federale ha eletto Martin Pfister come nuovo Consigliere federale. L’ormai ufficiale successore di Amherd ha ottenuto 134 voti dopo il secondo scrutinio, superando il collega Ritter di 24 voti e raggiungendo la maggioranza assoluta. Dopo l'elezione, Pfister ha sottolineato l'importanza della collegialità nel governo e si è detto pronto. Con la sua elezione, il Canton Zugo torna a essere rappresentato in Consiglio federale dopo diversi decenni.

    Durante la campagna elettorale, è prevalsa la convinzione che il neoeletto avrebbe direttamente assunto la guida del DDPS. Due giorni dopo l’elezione, senza sorpresa, è avvenuta la conferma della ripartizione dei dipartimenti all’interno dell’Esecutivo elvetico: Pfister prende in consegna l’eredità di Viola Amherd. Forse al momento – insieme al dossier dell’Europa nella mani di Ignazio Cassis – la carica più “scottante”.

    Angelo Geninazzi

    Amherd tra luci e ombre

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    I due candidati

    A 57 anni, Markus Ritter è una figura chiave della politica svizzera. Consigliere nazionale dal 2011 e presidente dell’Unione Svizzera dei Contadini dal 2012, il sangallese ha consolidato una posizione di leader della lobby agricola, una delle più influenti nel panorama politico elvetico. Ben inserito nei complessi meccanismi del potere, a Palazzo federale è noto per la sua tenacia e fermezza nelle battaglie politiche. Tuttavia, la sua linea conservatrice e il suo scetticismo verso politiche ecologiche hanno compromesso il sostegno di alcuni. Cattolico praticante e radicato nei valori tradizionali, Ritter incarna l’anima rurale della Svizzera. Tuttavia, il francese traballante e la non conoscenza dell’inglese lo indeboliscono in un contesto politico globalizzato.

    Markus Ritter: Potente lobbista agricolo

    A 61 anni, Martin Pfister si propone come alternativa più moderata e meno polarizzante. È un politico navigato, ma meno noto sulla scena nazionale: Consigliere di Stato del Canton Zugo dal 2016, gode di una reputazione solida. Il suo stile riflessivo è apprezzato, tanto che la sua influenza a livello cantonale supera i confini del suo partito. Nonostante l’annuncio della candidatura all’ultimo, Pfister ha rapidamente conquistato l’attenzione di Berna. La sua attitudine al dialogo e l’inclinazione al compromesso e alla mediazione gli garantiscono consensi trasversali. Come colonnello dell’esercito svizzero porta con sé esperienza amministrativa, disciplina e strategia – doti particolarmente gradite nell’esecutivo, specialmente a capo del DDPS.

    Martin Pfister: Riflessivo outsider