A maggio è stata inaugurata a Neuchâtel (VD) una targa commemorativa dedicata alla memoria di Maurice Bavaud. Il giovane cattolico svizzero fu giustiziato con la ghigliottina nel 1941 in Germania per aver tentato di uccidere Hitler. All'epoca, la Svizzera non fece nulla per salvarlo.
Cosa si può fare contro una dittatura? Una targa commemorativa inaugurata a maggio a Neuchâtel ci invita a riflettere su questa domanda. Essa ricorda Maurice Bavaud che, all'età di 22 anni, tentò di uccidere Hitler. «Si desidererebbe che al mondo ci fossero più persone come lui, disposte a cercare di uccidere mostri del genere», ha dichiarato durante la cerimonia di inaugurazione il medico in pensione Jean-François Burkhalter (81), uno dei promotori dell'iniziativa commemorativa. Maurice Bavaud proveniva da una semplice famiglia cattolica e voleva fare la differenza. «Ai suoi occhi, il Führer rappresentava una minaccia per l'indipendenza della Svizzera, l'umanità e il cattolicesimo», si legge nei verbali del suo processo del 1939, al quale non era presente alcun diplomatico svizzero.
Quando nel 1938 il giovane tornò da un seminario in Bretagna, che lo aveva preparato alla professione di missionario, si mise in viaggio in treno verso la Germania. All'epoca, il governo del nostro Paese confinante promuoveva gli scambi con la Svizzera. Le visite di cittadini svizzeri nel Reich tedesco erano possibili senza particolari ostacoli, spiega lo storico neocastellano Marc Perrenoud. Maurice Bavaud riuscì ad avvicinarsi a Hitler il 9 novembre, durante una parata a Monaco. Ma davanti a lui numerose braccia si alzarono nel saluto nazista, impedendogli di sparare al dittatore. Poiché viaggiava senza biglietto, fu arrestato più tardi durante il viaggio di ritorno in treno. L'ambasciata svizzera a Berlino, allora guidata da un certo Hans Frölicher, non voleva però «compromettere i buoni rapporti tra la Germania e la Svizzera per quest’uomo», secondo Perrenoud. Su richiesta delle autorità tedesche, la procura avviò un'indagine sul giovane e inviò alle autorità naziste una comunicazione in cui lo riteneva omosessuale.
Il padre di Maurice Bavaud propose di scambiare il figlio con dei prigionieri tedeschi detenuti in Svizzera, per salvarlo dalla pena di morte. Le autorità svizzere, però, non vollero prendere in considerazione questa proposta. Durante il processo, il difensore d'ufficio sottolineò che il giovane Bavaud non aveva sparato nemmeno un colpo. Ma fu tutto inutile. La sua famiglia ricevette un'ultima lettera dalla prigione di Plötzensee. «Vi abbraccio forte, perché è l'ultima volta». Il 14 maggio 1941 Maurice Bavaud fu giustiziato con la ghigliottina. Non ci fu una tomba. Negli anni 50, la famiglia Bavaud ricevette dalla Repubblica Federale Tedesca un risarcimento di 40’000 franchi. Nel 1979, lo scrittore tedesco Rolf Hochhuth dichiarò Bavaud un nuovo Guglielmo Tell e, nel 1980, anche il giornalista Nicolas Meienberg pubblicò un libro in sua memoria.
La Svizzera avrebbe potuto salvare Bavaud? Marc Perrenoud cita il caso di un altro neocastellano, il pastore Roland de Pury, arrestato nel 1943 in una chiesa di Lione. Vicino al movimento di resistenza francese, fu salvato grazie a uno scambio con spie tedesche. De Pury e la sua famiglia disponevano di relazioni e contatti che mancavano alla famiglia Bavaud. I consiglieri federali René Felber e Pascal Couchepin hanno ammesso rispettivamente nel 1989 e nel 2008 che la diplomazia svizzera non ha fatto abbastanza per salvare Bavaud.
Stéphane Herzog
Maurice Bavaud. Foto: Handout Filmkollektiv Zurigo
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