No a Billag, ma nuovo quadro operativo
L’esito della votazione (71,6% di contrari) non sorprende, ma il numero di no ha superato tutte le previsioni. Il popolo svizzero ha quindi detto chiaro e tondo che vuole un servizio pubblico, finanziato con il canone e che serva a tutto il paese, comprese le minoranze linguistiche. La campagna è stata insolitamente lunga e accesa.
Un esito positivo – per alcuni – avrebbe significato la scomparsa della SSR/SRG, o perlomeno un suo importante ridimensionamento.
Un mercato totalmente libero in questo settore non è sicuramente gradito. Le stesse radio/televisioni private non lo vogliono, in parte perché ricevono una piccola quota del canone e in parte perché capiscono di avere una funzione complementare al servizio pubblico.
Molti votanti contro l’iniziativa auspicavano però un risultato più tirato. Essi giudicano la SSR/SRG troppo invadente, troppo costosa e, da qualche parte, troppo di sinistra. Anche l’aver trasformato il canone in un’imposta che tutti devono pagare, pure chi non usa radio e TV e le aziende, non ha giovato alla causa.
Ora ci si sono però promesse da mantenere, ma non solo con la riduzione del canone, ma con una completa riconsiderazione del ruolo e della funzione del servizio pubblico.
Ignazio Bonoli
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