Finale con il concerto di prova dell’orchestra diretta da Olli Mustonen
Il Circolo Svizzero di Bologna, Modena e Reggio Emilia ha inaugurato l’anno di attività 2018 con un incontro che ha avuto luogo presso il Teatro Comunale di Bologna sabato 24 febbraio.
Nonostante le pessime condizioni metereologiche, un notevole gruppo di soci ha risposto all’appello del Presidente Tomaso Andina e del rinnovato Consiglio Direttivo che oggi può contare anche sull’impegno di alcuni svizzeri di nuova generazione.
Abbiamo avuto così la piacevole compagnia dei nostri affezionati soci “storici” unitamente a quella di più giovani leve iscritte di recente.
La riunione ha preso il via nella Sala Rotonda dedicata al grande compositore tedesco Christoph Gluck, con la cui opera “Il trionfo di Clelia” su testo di Pietro Metastasio, fu inaugurato il teatro nel 1763. Il Presidente ha dato il benvenuto seguito da un discorso del Vicepresidente Prof. Gian Paolo Salvioli.
Dopo un graditissimo pranzo, l’incontro è proseguito con la visita del teatro sotto la guida esperta del Dott. Valentino Corvino che, lungo il percorso, ne ha illustrato la magnificenza architettonica, le particolarità tecniche e la gloriosa storia musicale.
Dopo i ricorrenti incendi dei piccoli teatri di legno inglobati negli antichi palazzi nobiliari, gli amministratori bolognesi vollero andare incontro alle esigenze dei cittadini edificando il primo teatro pubblico in pietra. La costruzione fu affidata all’architetto teatrale Antonio Galli Bibiena che ne fece un capolavoro di eleganza scenografica e di perfezione acustica ad un tempo. La sua tipica forma “a campana” infatti ne fa ancora oggi una delle sale predilette da orchestre, direttori e cantanti di tutto il mondo per la eccellente resa nella propagazione del suono.
Lo sfarzoso auditorium di questa complessa macchina da spettacolo, con la sua suddivisione in quattro ordini di palchi, con palco reale, loggione e platea, rifletteva un po’ le differenze sociali del pubblico del Sette e Ottocento: dall’aristocrazia prospera e gaudente che organizzava cene e festini nei retropalchi durante le recite, ai ceti inferiori che vi assistevano stando in piedi in platea.
La nostra guida ha poi ricordato i personaggi che resero celebre la tradizione musicale bolognese: in primis Padre Giovanbattista Martini, che ebbe fra i tanti allievi all’Accademia Filarmonica il giovanissimo Mozart. A seguire passarono su questo palcoscenico Farinelli, Rossini, Colbran, Malibran, Mariani, Stolz, Verdi, Mascagni, Puccini, Respighi, per citare solo i nomi più noti.
Nel 1871 un giovane e ancora poco noto Wagner riscosse qui un grande successo con la prima del Lohengrin, considerata allora “musica dell’avvenire”, tanto che i bolognesi gli conferirono la cittadinanza onoraria e da allora ogni anno misero in cartellone una sua opera. Questo diede origine a due fazioni di appassionati: i verdiani e i wagneriani che spesso si affrontavano in pubbliche dispute.
Altro episodio che è stato ricordato è stato quello dello “schiaffo a Toscanini”. Nel 1931 il Maestro si rifiutò di dirigere ad apertura di un concerto, presenti Ciano e Arpinati, l’inno fascista Giovinezza, e all’uscita fu aggredito da alcune camicie nere; fatto che indusse Toscanini a trasferirsi in America e tornare solo a guerra finita.
Non meno attraente è la scoperta di tutto ciò che lo spettatore non vede ma costituisce il grande ingranaggio nel quale confluisce il lavoro coordinato di macchinisti, elettricisti, attrezzisti, sarti, truccatori etc… Attraverso una scaletta angusta si accede al sottoplatea, che contiene il “golfo mistico” per l’orchestra e conserva ancora l’alloggio per il maestro suggeritore. In questo sotterraneo sono in parte visibili le imponenti murature che sostengono alla base l’edificio ed è tutt’ora collocata una grandiosa macchina a pantografo, che serviva a sollevare, abbassare e basculare l’intera platea, in occasione di festeggiamenti che coinvolgevano anche più di mille persone. Questo meccanismo, con una gigantesca ruota lignea al centro ed un sistema di pulegge, rocchetti, bilancieri e cordami ancora in grado di funzionare, costituisce già di per sé uno spettacolo.
Il nostro incontro si è concluso con il concerto di prova dell’orchestra del Teatro Comunale di Bologna e del giovane maestro finlandese Olli Mustonen nella doppia veste di direttore d’orchestra e di pianista.
Il programma si apriva con l’impetuoso dialogo tra pianoforte e orchestra che caratterizza la brillantezza dell’ultimo concerto (n. 5) di Beethoven, soprannominato “imperatore” forse perché composto nel 1809 durante l’occupazione di Vienna da parte di Napoleone.
Nella seconda parte il maestro ha voluto rendere omaggio al conterraneo Jean Sibelius con due celebri pagine sinfoniche: la cosiddetta “sinfonia dei cigni” (1919), ispirata dalla visione di un volo di cigni nel vasto cielo nordico, ed in chiusura il poema “Finlandia” (1899), un accorato inno alla patria e al risveglio dell’indipendenza minacciata dall’impero russo.
Tutta la manifestazione si è conclusa con gli applausi e i calorosi saluti dei soci che hanno condiviso allegramente questa brillante parentesi aperta in una grigia giornata invernale.
Angiola Andina
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