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Quando nasce un bambino, numerosi padri auspicano un numero maggiore di giorni di congedo

    Da ben due decenni la Svizzera discute a proposito dell’introduzione di un congedo paternità.
    Finora, il Parlamento vi si è sempre opposto.  Ma la tendenza sta per cambiare e il popolo potrebbe prendere una decisione importante il 27 settembre.

    In occasione della nascita del suo primo figlio, Hauke Krenz ha ricevuto un solo giorno di congedo dal suo datore di lavoro. Questo avveniva cinque anni fa. In seguito, avrebbe dovuto lasciare soli la moglie e il neonato e ritornare al lavoro. Ma per lui non era assolutamente giusto: «Mi sentivo la coscienza sporca. Avrei voluto far parte di questa famiglia già dall’inizio, assumere delle responsabilità e intrecciare subito un rapporto stretto con il neonato», spiega questo papà che vive nel comune ginevrino di Lancy: «Un giorno di congedo spesso non basta nemmeno per rendersi conto pienamente della nascita.» Questo economista aziendale ha dunque utilizzato le sue ferie per poter essere vicino alla moglie e al bambino durante le settimane successive alla nascita. Nel contempo, si è lamentato presso il suo datore di lavoro di non avere la possibilità di ricevere un congedo paternità più lungo. Nel frattempo, l’ex datore di lavoro di Hauke Krenz ha cambiato la sua politica familiare: alla nascita del suo secondo figlio, due anni fa, l’economista ha beneficiato di dieci giorni di congedo paternità. Si tratta di un cambiamento culturale apparentemente pronto ad avverarsi.

    I giovani impiegati cercano modelli di congedo attrattivi
    Di fatto, Hauke Krenz non è un caso isolato. In Svizzera, numerose giovani famiglie sono oggi del parere che anche i padri abbiano un ruolo importante da svolgere dopo la nascita. Di conseguenza, sempre più imprese propongono un congedo paternità per restare attrattive agli occhi dei giovani dipendenti. L’impresa farmaceutica Novartis, ad esempio, è la pioniera svizzera in materia di congedo paternità: essa concede 90 giorni di congedo ai padri che lavorano presso di essa dopo la nascita di un bambino. Imprese come Migros, Coop o Swisscom concedono 15 giorni.

    Occorre sapere che il congedo paternità in quanto tale non è legalmente regolamentato in Svizzera. Soltanto il congedo maternità di 14 settimane è iscritto nella legge. Dopo la nascita dei loro figli, i padri hanno diritto ad un solo giorno di congedo. I datori di lavoro sono liberi di concedere loro o meno un congedo paternità più lungo. Ma ciò potrebbe ben presto cambiare, e tutti i padri si vedrebbero attribuire il diritto di avere dieci giorni di congedo – in una sola volta o uno a uno – nel corso dei primi sei mesi successivi alla nascita del figlio. È quanto prevede il progetto sul quale gli Svizzeri si esprimeranno in votazione il prossimo 27 settembre 2020.

    Oltre 30 tentativi senza successo
    In Svizzera, il congedo paternità fa discutere già da diversi anni. A partire dal 2003, sono stati inoltrati 30 interventi parlamentari a livello federale per chiedere un congedo paternità o un congedo parentale da ripartire tra la madre e il padre. Ma il Parlamento vi si è sempre opposto. L’argomento evocato ogni volta è lo stesso: i costi. Secondo i calcoli della Confederazione, l’attuale progetto di congedo paternità costerebbe 230 milioni di franchi all’anno. È la prima volta che la popolazione svizzera può pronunciarsi direttamente su un congedo paternità legale di dieci giorni, e questo è frutto di un’iniziativa popolare depositata nel 2017, che chiedeva un congedo paternità di quattro settimane. L’associazione «Il congedo paternità subito!» ha però ritirato la sua iniziativa un anno fa a favore di un controprogetto del Parlamento, che ha proposto un compromesso di dieci giorni di congedo. Ma alcuni ritengono che perfino questo compromesso vada troppo lontano. Un comitato interpartitico che si oppone «all’aumento costante delle deduzioni salariali» ha raccolto delle firme per un referendum e ottenuto così la votazione che si tiene questo mese.

    Contro: i padri sono responsabili «per 18 anni»
    L’immagine del padre sta per cambiare in Svizzera, gli oppositori al progetto non rimettono questo in discussione. «Numerose giovani donne dispongono oggi di un’eccellente formazione e vogliono continuare a lavorare anche dopo una nascita», dichiara la consigliera nazionale UDC Diana Gutjahr, essa stessa a capo di un’azienda e, con altri politici di destra, membro del comitato referendario. Secondo essa, il comitato non si oppone al fatto che numerosi padri vogliano oggi svolgere un ruolo attivo nell’ambito della famiglia. Ma: «Un congedo paternità di dieci giorni pagato dallo Stato non rende un padre premuroso. I padri devono essere pronti ad assumere le loro responsabilità e ad essere presenti per i loro figli per almeno 18 anni.»

    Altri due punti non piacciono molto al comitato referendario: il finanziamento del congedo di due settimane, legato al regime delle indennità per perdita di guadagno al pari del congedo maternità, e l’ingerenza dello Stato nel mercato del lavoro liberale. Le assicurazioni sociali sono già indebitate: non bisogna gravarle ulteriormente. “I fondi della previdenza sociale sono lì per attenuare le difficoltà finanziarie, non per soddisfare tutti i desideri di lusso", dice Diana Gutjahr. Essa sottolinea che si privano così anche le imprese della possibilità di regolamentare individualmente il congedo paternità e di dotarsi così di un vantaggio concorrenziale.

    A favore: occorre in ogni caso un «padre presente»
    Tuttavia, sono esattamente le regolamentazioni individuali ad infastidire i fautori del progetto: «Affinché una vita familiare inizi bene, occorre un padre presente. I padri dovrebbero dunque tutti avere la possibilità di partecipare, già dall’inizio, alla vita di famiglia e non solo coloro che possono offrirsi un congedo non pagato o che lavorano in un’impresa che propone già un congedo paternità più lungo», rileva Adrian Wüthrich, uomo politico PS e presidente di Travail Suisse, l’organizzazione mantello dei lavoratori. «Del resto, la Svizzera è il solo paese che non dispone di un congedo paternità o congedo parentale legale in Europa», sottolinea, «mentre i padri svolgono da tempo un ruolo centrale nell’accudimento dei figli.»

    Indipendentemente dal risultato della votazione: Hauke Krenz non ha mai rimpianto la sua decisione di restare più tempo a casa dopo la nascita dei suoi figli. «Ritengo che questo permetta di creare un legame più naturale e stretto con i figli», ha dichiarato. E ha perfino rafforzato questo legame, poiché si occupa attualmente dei suoi figli a tempo pieno ed ha provvisoriamente messo il suo lavoro da parte: «Tra dieci anni, non voglio rimproverarmi di essermi perso questo periodo.»

    Mireille Guggenbühler

    Hauke Krenz e i suoi due figli: il suo esempio mostra il cambiamento che si sta verificando in seno alla società. Photo DR

    Il sindacalista Adrian Wüthrich: «I padri svolgono da tempo un ruolo centrale nell’accudimento dei figli.» Photo parlament.ch

    Diana Gutjahr, rappresentante del settore economico: «Un congedo paternità di dieci giorni pagato dallo Stato non rende un padre premuroso.» Photo parlament.ch