Tasse, divieti e sussidi: il 2022 di votazione inizia con un programma ricco

Il 13 febbraio prossimo la popolazione è chiamata alle urne per decidere le sorti di due iniziative popolari e due referendum. Al momento della chiusura della redazione non erano ancora disponibili sondaggi sulle 4 domande poste agli elettori.

Basta esperimenti sugli animali e sugli esseri umani?

Lanciata nel 2017, l’iniziativa popolare “Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani – Sì ad approcci di ricerca che favoriscano la sicurezza e il progresso” ha raccolto 123'640 firme valide (100'000 quelle necessarie). Essa vuole modificare la Costituzione svizzera e chiede il divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani. Questi esperimenti sarebbero possibili solo se fanno l’interesse generale del soggetto (animale o uomo) in questione. Inoltre il testo in votazione vieta di importare ed esportare prodotti che continuano ad essere il frutto diretto o indiretto di sperimentazione animale e chiede un finanziamento pubblico per approcci sostitutivi.

Tra i contrari figurano praticamente tutti i partiti, compresa l’economia che ritiene la proposta grave poiché metterebbe in pericolo, in modo irresponsabile, la salute della popolazione svizzera. Essa comprometterebbe l’approvvigionamento in medicamenti vitali e priverebbe i pazienti delle ultime scoperte scientifiche. I contrari rimarcano inoltre che dagli anni ‘80 la ricerca con animali è diminuita del 70%. L’iniziativa indebolirebbe inoltre la ricerca e l’innovazione, rimettendo così in discussione un fattore chiave del successo e del benessere della Svizzera stessa. Non da ultimo, secondo l’ampio fronte dei contrari, la proposta degli ambienti animalisti infrangerebbe dei trattati internazionali.

 

Gli animali in primo piano: un momento della consegna delle firme dell’iniziativa.

Al bando la pubblicità di tabacco?

Un’iniziativa costituzionale, lanciata da organizzazioni giovanili e per la tutela della salute, mira a limitare la pubblicità di prodotti di tabacco che raggiunge bambini o adolescenti. Concretamente, il testo sottoposto al voto intende vietare la pubblicità di sigarette su manifesti nello spazio pubblico ma anche al cinema, nelle inserzioni e proibire la sponsorizzazione di festival e la pubblicità online. Il comitato promotore, che ha raccolto le firme necessarie, denuncia il fatto che il numero tra i giovani fumatori è molto alto, che questi iniziano a fumare molto presto e che sono vittime di pubblicità che si rivolge direttamente a loro. Inoltre non gradiscono che i produttori di tabacco puntino sulla sponsorizzazione di feste e concerti per i giovani e ritengono in generale che in Svizzera l’industria del tabacco non sia regolamentata a sufficienza e che i costi del fumo per la collettività siano notevoli.

I contrari alla proposta asseriscono che vietare la pubblicità per prodotti legali sarebbe molto pregiudizievole in uno Stato liberale come la Svizzera. Inoltre si ritiene che la riduzione della pubblicità non porti ad una riduzione del consumo da parte dei giovani. Oltre ad argomentare che numerosi cantoni conoscono già oggi severe limitazioni, i contrari ricordano che il Parlamento ha varato un controprogetto che introduce un divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco e le sigarette elettroniche sui manifesti e nei cinema. Il divieto concerne anche la consegna gratuita di sigarette e la sponsorizzazione di manifestazioni a carattere internazionale da parte delle multinazionali del tabacco. Questa legge entra in vigore anche in caso di NO.

L'iniziativa – sottoscritta da 109'969 persone – è sostenuta da PS, Verdi e Verdi liberali, e da qualche deputato degli altri schieramenti, mentre Alleanza del Centro (ex PPD), PLR e UDC la respingono.

Lanciata dalle organizzazioni giovanili, l’iniziativa chiede una protezione dei giovani nei confronti della pubblicità per il tabacco.

Abolire una tassa sull’emissione di capitale proprio delle aziende?

Quando un’impresa aumenta il capitale proprio emettendo azioni o simili, la Confederazione riscuote un tributo: la tassa d’emissione (una delle tre tasse di bollo). Essa viene imposta a partire da 1 milione di franchi e quindi, di regola, le piccole imprese non ne sono toccate. La tassa genera lo 0,35% delle entrate della Confederazione (circa 250 milioni di franchi) ma è “sotto accusa” da tanto tempo, tant’è che il Consiglio federale e il Parlamento intendono abolirla. Le imprese devono poter recuperare nuovo capitale proprio senza essere tassate. In tal modo diminuiscono i costi di investimento con un effetto positivo sulla crescita e sui posti di lavoro. I fautori dell’abolizione argomentano inoltre che la tassa indebolisce la piazza svizzera (all’estero si riesce a sfuggire a questa tassa), e che la tassa è molto prociclica.

Proprio nei momenti di crisi, quando le imprese dovrebbero investire, lo Stato grava i nuovi capitali con un suo prelievo. Il Parlamento ha sottolineato come la tassa colpisca molto le start up in crescita che necessitano di capitale proprio per crescere e che un’abolizione della tassa di emissione condurrebbe a medio termine ad un aumento dei ricavi di imposte.

Contro la modifica di legge è stato lanciato il referendum da parte di un comitato sostenuto principalmente dagli ambienti di sinistra. Secondo esso, le principali beneficiarie dell’abolizione della tassa d’emissione sono le grandi multinazionali, le banche e le assicurazioni. Il cittadino resterebbe a mani vuote e anzi sarebbe confrontato con aumenti di imposte o subirebbe tagli nelle prestazioni statali.

Sussidiare anche i media privati?

Giornali, radio, televisioni private e i numerosi portali online informano quotidianamente su tutto ciò che accade al mondo. Oggi questi attori non ricevono fondi pubblici. Di fatto molti media locali e regionali versano in difficoltà finanziarie: gli introiti della pubblicità vengono drenati sempre di più dalle grandi piattaforme internazionali online. Da alcuni decenni a questa parte, la Svizzera ha conosciuto una moria di media, in particolare di testate giornalistiche. Il Consiglio federale e il Parlamento hanno ora varato un pacchetto a supporto di media locali e regionali. Oltre alla riduzione del costo di distribuzione di giornali in abbonamento già supportato dallo Stato, le misure prevedono un contributo simile a giornali a tiratura più elevata e alla distribuzione mattutina, la promozione di online e la concessione di sussidi più importanti a radio e TV locali che si rivolgono ad un pubblico elvetico con tematiche di politica, economia e di società.

Contro la modifica di legge, gli ambienti di destra hanno lanciato un referendum: essi considerano questi sussidi uno sperpero di soldi del contribuente, da cui traggono benefici soprattutto le grandi case editrici. Sempre secondo il gruppo che ha raccolto oltre le 50'000 firme necessarie per il referendum i media sovvenzionati diventano di fatto media di Stato, mentre la democrazia diretta necessiterebbe di media indipendenti.

Angelo Geninazzi