Vai al contenuto

Per l’attore Diego Gaffuri: «… nella vita ci vuole fortuna»

    Un uomo speciale, come la sua carriera di successo nella Svizzera italiana che iniziò grazie all’articolo di un importante critico teatrale.

    Fino Mornasco (Como) - È vero, nella vita ci vuole fortuna, ripeteva il ritornello di una canzone del 1972 di Nada “il re di denari”. È anche vero che la fortuna, se e quando capita, va riconosciuta, rispettata e utilizzata al meglio.

    Proprio come ha saputo fare Diego Gaffuri fin da giovane: da vigile urbano in quel di Como ad attore di spicco - e di lunghissima carriera - per la Radiotelevisione della Svizzera italiana e per il teatro.

    Dagli inizi degli anni ’70, ha recitato in ruoli drammatici e comici, con affermati attori italiani e svizzeri in sceneggiati, commedie, sitcom, gialli e nel cinema con il regista Mohammed Soudani per il quale ha interpretato “il professore” nel film “Oro Verde”.

    Ci racconta sprazzi della sua vita, dell’amore incondizionato per il Canton Ticino e per i suoi colleghi attori e amici d’arte.

    Da giovane era vigile urbano a Como dove recitava anche al Teatro Stabile, quando un giorno…

    «… un articolo di giornale mi cambiò per sempre la vita. Deve sapere che personalità della Radio Svizzera Italiana venivano a vedere gli spettacoli al Teatro stabile di Como, tra le quali c’era anche Ketty Fusco (famosa attrice, regista e scrittrice svizzera n.d.r.). Accadde che il grande critico teatrale Carlo Maria Pensa (importante giornalista e drammaturgo italiano n.d.r.) in una sua recensione scrisse parole elogiative riguardo la mia recitazione. Grazie a quella recensione, mi invitarono a lavorare per la RSI. Cominciai con i celebri “Gialli” radiofonici ben realizzati e molto seguiti. Conobbi poi il prolifico regista Vittorio Barino con il quale ho lavorato per 50 anni».

    Pare che Barino non avesse un carattere molto facile.

    «A molti sembrava un uomo burbero, appariva così, ma non lo era! Lo scorso dicembre ci ha lasciati e mi è molto dispiaciuto dopo un’esistenza di lavoro insieme».

    Lei ha sostenuto che nella vita, oltre al talento ci vuole anche fortuna…

    «Ci vuole solo fortuna».

    Addirittura?

    «Secondo me è così».

    Mi piace questa sua onestà intellettuale, difficile da trovare, ricorda il film Match Point di Woody Allen…

    «Ma, se si osserva la realtà, è un semplice dato di fatto: quando il talento c’è, non tutti ne sono consapevoli e non tutti sono aiutati a tirarlo fuori e quindi ad avere successo. Per questo la fortuna ci vuole. A me è arrivata con una recensione…».

    E ha subito preso parte a un’infinità di commedie dialettali molto amate dal pubblico.

    «Sì. Ricordo quando, durante i miei inizi alla radio, Vittorio Barino mi chiese di recitare in dialetto, quindi lavorai assiduamente con Sergio Maspoli (drammaturgo, scrisse oltre 1500 commedie dialettali n.d.r.) e così venni introdotto anche nella Televisione della Svizzera italiana, all’epoca detta in breve “TSI”, ma, soprattutto, Barino mi inserì nel “settore poliziesco”, nei Gialli».

    Per le commedie, ha avuto difficoltà a passare dal dialetto comasco a quello luganese?

    «No, il dialetto della sponda del lago dove c’è la città di Como, a parte poche sfumature, è come il luganese. Perciò non ho fatto nessuna fatica nella recitazione».

    I lavori a cui ha partecipato non si contano, quali ricorda con più affetto?

    «Tutti. Uno che fu molto rappresentativo fu la commedia di Sergio Maspoli “Vintmila in crüsca”, nel 1981, che oltre al successo televisivo fu selezionata per il Festival del dialetto a Faenza in Italia. Tutto il cast fu invitato a metterla in scena durante l’evento. Ricordo che per noi attori fu una cosa interessantissima, che ha dato lustro alla Televisione svizzera oltre che al dialetto ticinese in sé stesso, il quale era ritenuto una vera e propria lingua dal Maspoli».

    Sui rapporti umani tra attori e con i registi si è detto molto, spesso descrivendone le difficoltà tra invidie e colpi bassi…

    «Onestamente dico che ho lavorato sempre in perfetta armonia con tutti, e anche questa è una fortuna. Nei tempi addietro, si era una realtà luganese molto tranquilla e semplice. Oggi come allora continuo a godere dell’amicizia e dell’affetto dei miei colleghi. Le nomino solo alcuni più conosciuti come la bravissima, forte e amatissima Mariuccia Medici, vissuta fino a 102 anni. Poi c’è Yor Milano, altro notissimo esponente della commedia dialettale. Con Yor siamo amici da una vita e non abbiamo mai provato o subito invidie. Ma nemmeno con il compianto e popolarissimo Quirino Rossi. Andavamo d’accordo, era bello lavorare in quell’ambiente. Mariuccia Medici comunque era un osso duro!».

    Perché?

    «Perché sul set era tosta, sembrava che per lei fosse tutto facile, invece si dedicava con passione al lavoro di preparazione, allo studio dei copioni. Aveva una memoria di ferro. C’era un altro ottimo collega, anzi un vero e proprio amico, Sergio Filippini. Con loro, ma anche con tutti gli altri, non c’era alcuna rivalità. È stato meraviglioso lavorare in quel clima umano».

    Non ha mai pensato di fare carriera in Italia invece che nel piccolo Canton Ticino, o le sembrava un’impresa troppo incerta?

    «Non ho mai nemmeno tentato. A dire la verità, non mi interessava. Mi hanno accolto in Canton Ticino e non mi sono più mosso. Ho trovato lavoro e amici: cosa potevo volere di più? Ho trovato il Ticino un ottimo posto per me, tanto da definirlo il salotto buono di casa mia… Lo ritengo, ieri come oggi, un angolo di mondo privilegiato».

    Annamaria Lorefice

    I lavori teatrali completi con Diego Gaffuri e gli attori che abbiamo citato, impossibile da vedere e scaricare da Youtube, si possono godere online dal sito della RSI. Le 4 puntate dello sceneggiato poliziesco della RSI “Il terzo invitato” sono fruibili iscrivendosi al sito Altadefinizione.

    L’attore italiano ha contribuito alla storia della commedia dialettale per la Radiotelevisione e per il teatro della Svizzera italiana. Ha preso parte ai famosi polizieschi e “Gialli” della TSI negli anni ’80. Ha recitato sia in italiano che in dialetto ticinese.

    Breve biografia di Diego Gaffuri tratta dal sito della RSI:

    dopo alcune esperienze cinematografiche e televisive in Italia, ha proseguito l’attività collaborando soprattutto con la RSI-Radiotelevisione svizzera, dove è stato interprete di numerosi sceneggiati televisivi e doppiatore. Nell’ambito delle tournée RSI è il primo portantino e il primo violinista ne “Le preziose ridicole di Molière”. Per i Concerti Pubblici RSI, è Creonte in Edipo a Colono e Malgai nella lettura a leggio di Corruzione al palazzo di giustizia di Ugo Betti (1977). Per il Teatro della Svizzera Italiana è Vito Tümpel ne “La brocca rotta di Heinrich von Kleist”. Importanti le sue collaborazioni con il ciclo pasquale Vesperali, presso la cattedrale di Lugano; in palcoscenico è diretto da Sergio Maspoli in Vintmila in crüsca (1981, nel ruolo di Antonio Cereca), Ramina (1983, ol comisari), Ol beléé da Cüragnèla (1984, ol sindigh), tutti al Cinema-Teatro Excelsior di Chiasso. Sempre nel settore dialettale lavora poi con Vittorio Barino in registrazioni pubbliche al Teatro Cittadella di Lugano.

    il professore" nel film Oro Verde. Foto dal sito RSI