Mentre verranno lette queste righe mancheranno pochi giorni alle elezioni nazionali del 22 ottobre. Alla luce dell’ancora lacunoso voto elettronico, possibile solo per una cerchia molto ristretta di elettori, i dadi per gli svizzeri all’estero sono comunque già tratti. Chi deplorasse i passi lenti come la lumaca in copertina – utilizzata già nel 1928 per denunciare la pigrizia nei progressi dei diritti alle donne – riuscirà forse a trovare risposte nella contestualizzazione storica che proponiamo, in collaborazione con swissinfo.ch.
Il diritto di voto agli svizzeri all’estero rientra nella storia più recente del Paese, malgrado le rivendicazioni fossero state avanzate decenni prima. E oggi, a pochi giorni dalle elezioni federali? Si conferma una tendenza già osservata quattro anni fa. Praticamente tutti i partiti, con metodi più o meno innovativi, si stanno preoccupando di attirare le grazie dei per anni ignorati cittadini dall’estero, integrandoli nelle liste elettorali e dando loro ampia visibilità. Nel frattempo un’analisi della Schweizer Revue, che abbiamo il piacere di proporvi in anteprima, mette in luce il peso crescente degli Svizzeri all’estero in occasione delle votazioni federali della legislatura ormai conclusa.
Insomma, da brutto anatroccolo, l’elettore all’estero sembra essere diventato un bel cigno da corteggiare, almeno nelle settimane preelettorali. C’è da chiedersi se le stesse attenzioni “preelettorali” verranno dedicate durante i prossimi 4 anni anche alle tematiche che gli stessi svizzeri all’estero tentano di portare all’ordine del giorno della politica che conta, su tutte il voto elettronico. Non resterà che vedere e, chissà, farci sorprendere. Buona lettura.
Angelo Geninazzi
La lenta strada del diritto di voto agli svizzeri all’estero
Lo scetticismo nei confronti della Quinta Svizzera si è nel frattempo trasformato in una vera e propria gara al corteggiamento dei preziosi voti dell’estero.
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