Su gentile invito da parte della Presidente dell’Unione Giovani Svizzeri, Angela Katsikantamis, ho il piacere di spendere qualche riga in favore dei miei coetanei che, come me, hanno trascorso parte della vita in Italia conservando però il desiderio di rientrare un giorno in patria.
I vantaggi di crescere a cavallo di due realtà sociali, culturali ed economiche diverse sono la flessibilità e l’apertura che, con un sano impegno ed un pizzico di curiosità, è possibile sviluppare. Questa flessibilità, di contro, si conquista con una buona dose di sacrificio e qualche sconfitta. Nel mio caso, terminato il liceo, provavo grande interesse per l’economia. Questo era potenzialmente l’ambito in cui mi vedevo proiettato in un futuro professionale. Dopo qualche indecisione iniziale, ho seguito un percorso formativo canonico in Italia, fatto di studi universitari che ho svolto in modo ostinato, nel tentativo di conformarmi al modus di apprendimento imposto, senza conoscere e poter approfondire il sistema educativo svizzero.
La didattica, in Italia si sviluppa principalmente sullo studio di nozioni, costruendo profili anche di altissimo livello ma molto teorici. Spesso trascorrono anni di preparazione prima di potersi confrontare con la pratica.
Dal 2019 svolgo la mia attività professionale presso una grande società svizzera che si occupa di consulenza finanziaria, previdenziale, immobiliare ed assicurativa alternando al lavoro periodi di formazione.
A posteriori posso affermare che in patria, l’approccio sia piuttosto quello del “learning-by-doing”, per usare un anglicismo, che consente presto di interagire con l’ambiente lavorativo per adattarsi ed apprendere. Questo modus si concilia decisamente meglio alle mie attitudini.
Lo sforzo richiesto dai due sistemi è il medesimo, non ci sono scorciatoie; ma cambia la prospettiva. Queste dinamiche mi hanno permesso di essere più efficiente e provare entusiasmo nell’impiegare le nuove competenze che via via stavo sviluppando. A differenza della realtà italiana che ho vissuto ai tempi dell’università, posso dirmi più soddisfatto ed appagato nel vedere i frutti del mio operato. Se da un lato questa “formazione-lavoro” richiede parecchio impegno sia mentale che fisico, dall’altro mi vedo finalmente più indipendente in quanto ciò, in aggiunta, mi garantisce un salario per riuscire a raggiungere i miei obiettivi.
Ammetto che esercitare la propria professione vivendo a cavallo tra l’Italia e la Svizzera ponga una lunga serie di difficoltà non banali e che non sempre si ha la fortuna di trovare persone informate e soprattutto disponibili, dovendo sovente fare ricorso alla nobile arte dell’arrangiarsi.
In principio ho dovuto confrontarmi con l’intricato sistema dell’assicurazione malattia, molto diverso da quello italiano, con il diritto locatario, le disdette, gli aumenti e riduzioni del canone d'affitto, ma anche con questioni strettamente legate alla logistica della vita quotidiana; senza poi trascurare le barriere linguistiche che per fortuna sono state minime, conoscendo due delle quattro lingue nazionali; altra unicità svizzera non sempre in linea con le abitudini dei Paesi vicini.
Con il tempo, mi sono accorto che, come me, molti amici e clienti trasferiti in Svizzera hanno riscontrato le medesime difficoltà e che mi sarebbe stato estremamente utile un referente giovane e professionale, disposto ad aiutarmi con indicazioni pratiche e ad indicarmi le migliori soluzioni assicurative e previdenziali, così come tutte le strategie che mi permettessero di affrontare al meglio la nuova realtà.
A tale proposito, ricordo con piacere il congresso UGS di Venezia a cui partecipai nel novembre del 2019 a tema orientamento professionale dove trovai relatori estremamente preparati e grande interesse da parte dei partecipanti, me compreso. Questo incontro segnò una svolta.
Realizzai che l’UGS è una grande associazione, animata da persone volenterose, serie ed impegnate che perseguono obbiettivi comuni in un clima di mutua assistenza, nonostante le differenze dei molti aderenti. Credo che questi aspetti siano straordinariamente simili a quelli che animarono il Patto federale di oltre settecento anni fa e che hanno reso grande la Svizzera agli occhi del mondo.
Se avessi potuto disporne già nel periodo degli studi superiori, mi avrebbe certamente evitato parecchie seccature. Alla luce di questo, invito calorosamente i più giovani svizzeri all’estero a partecipare alle attività sociali con buona volontà e spirito di apertura.
Riconosciuto il grande potenziale dell’associazione attraverso la partecipazione, il confronto e lo scambio d’informazione, ho deciso di mettermi a disposizione umanamente e professionalmente, fornendo per prima cosa una testimonianza ai lettori, così come all’occorrenza le mie nuove competenze.
Penso che disporre di interlocutori in un clima disteso favorisca il dialogo e riduca le resistenze che possono riscontrare i giovani nel confronto dei servizi ufficiali, certo efficienti, ma talvolta percepiti come troppo lontani. Tutto ciò senza la presunzione di sostituirmi ai canali di comunicazione istituzionali, ma portando umilmente la mia esperienza personale, fatta di impegno, sacrifici e qualche sconfitta al servizio di chi, come me, si è trovato in difficoltà nell’affrontare un percorso non sempre semplice e lineare.
Credo che il successo non sia solo ciò che si realizzi con il proprio percorso, ma anche ciò che si possa apportare al percorso altrui.
Saluto cordialmente i lettori, i giovani svizzeri e lo staff UGS.
Nessuno si stanca di essere aiutato. L’aiuto è un atto in conformità con la natura. Non stancatevi di riceverlo o di prestarlo.
(Marco Aurelio)
Olivier Châtenay
olivier.chatenay@outlook.com
unionegiovanisvizzeri@gmail.com
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