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Fede e Confederazione: il dialogo secolare tra la Svizzera e la Chiesa Cattolica

Svizzera e Chiesa cattolica: radici storiche, convivenza e diplomazia

La Svizzera, con la sua pluralità linguistica, culturale e religiosa, ha trasformato la diversità in un punto di forza del proprio modello federale. L’equilibrio tra cantoni cattolici e protestanti e il rispetto tra confessioni hanno plasmato un’identità nazionale fondata sulla tolleranza. In questo contesto, il rapporto tra Chiesa cattolica e Confederazione svizzera è un esempio emblematico di dialogo tra storia e istituzioni.

Ne parliamo con il dottor Urban Fink, storico e teologo, direttore della Missione Interna e specialista in storia della diplomazia papale e della Chiesa in Svizzera.

LE RADICI CRISTIANE DELLA CONFEDERAZIONE

Già prima della nascita ufficiale della Confederazione, il territorio elvetico era attraversato da tradizioni religiose radicate che avrebbero influenzato profondamente la struttura sociale e politica dei futuri cantoni.

Quali erano le principali forme di organizzazione religiosa presenti nei territori alpini prima della nascita della Confederazione nel 1291?

«Nel territorio dell’odierna Svizzera esistevano già in epoca precoce diocesi e, di conseguenza, anche parrocchie. Le origini delle diocesi risalgono alla tarda antichità. La sede vescovile di Coira è documentata nel 451, quella di Martigny nel 381 (successivamente trasferita a Sion) e quella di Ginevra nel 441. Una sede vescovile è attestata ad Augst nel 346 e infine, dopo il 500, a Losanna. Una fondazione altomedievale è la diocesi di Costanza, istituita intorno al 600, alla quale fino al 1815 apparteneva quasi tutta la Svizzera germanofona.»

In che modo il cristianesimo si è diffuso nei territori elvetici e quali figure o istituzioni religiose ne furono protagoniste?

«Il cristianesimo si diffuse dalle città alle campagne, dove furono fondate numerose parrocchie. Nel IV secolo, dopo essere stato tollerato nell’Impero Romano, il cristianesimo riuscì ad affermarsi soprattutto nella Svizzera occidentale e centrale e nella regione alpina, mentre la Svizzera orientale fu convertita solo più tardi dai missionari irlandesi.»

UNA CONVIVENZA CONFESSIONALE ESEMPLARE

La Svizzera come modello di equilibrio tra cattolicesimo e protestantesimo; un’analisi storica e culturale della pluralità religiosa nel cuore dell’Europa.

Possiamo parlare della Svizzera come di uno dei primi laboratori europei di convivenza tra confessioni diverse?

«La Svizzera è sicuramente un laboratorio in Europa, dove nonostante due confessioni religiose diverse la Confederazione non si è frammentata a causa di questa divisione. La coesione politica era quindi più forte della distinzione confessionale, integrata dal multilinguismo, che è anche una caratteristica particolare. I cantoni cattolici e quelli riformati erano in qualche modo entrambi più o meno ugualmente forti dal punto di vista politico, cosicché nessun blocco poteva semplicemente soppiantare l’altro.»

In che modo la frattura confessionale ha influenzato l’equilibrio politico e culturale tra i cantoni?

«Dal punto di vista economico e culturale, i cantoni riformati delle città erano superiori ai cantoni cattolici delle campagne. Questi ultimi, tuttavia, godevano dell’appoggio di potenze cattoliche come la Francia (dal 1530 con un ambasciatore a Soletta), la Spagna e lo Stato Pontificio (con ambasciatori a Lucerna). Ciò era molto importante per il rafforzamento degli Stati cattolici.»

DIPLOMAZIA E FEDE: I RAPPORTI TRA LA SVIZZERA E LA SANTA SEDE

La diplomazia tra la Svizzera e la Santa Sede ha radici profonde e complesse, caratterizzate da un equilibrio delicato tra neutralità politica e coinvolgimento in tematiche internazionali.

Come si sono sviluppati i legami diplomatici tra la Confederazione Svizzera e la Santa Sede nel corso della storia? Quali furono i momenti chiave?

«Nel 1586 lo Stato Pontificio inviò un nunzio permanente a Lucerna. Questo ambasciatore papale era però accreditato solo presso gli Stati cattolici, non presso quelli riformati. L’obiettivo dichiarato dei nunzi era quello di mantenere gli Stati cattolici uniti nella fede cattolica. La ricattolicizzazione dei riformati era certamente un obiettivo, ma rimase irraggiungibile.»

In che modo la Svizzera, pur mantenendo la sua neutralità, ha gestito le sue relazioni con la Chiesa Cattolica, soprattutto durante periodi di tensione religiosa come la Riforma protestante?

«Fino al 1515 la Svizzera non era neutrale, ma aspirava a un’espansione che però, dopo la battaglia di Marignano, non fu più realizzabile. Nonostante la divisione religiosa avvenuta pochi anni dopo, tutti i 13 cantoni erano interessati a mantenere l’alleanza federale. La politica di coesione era quindi più importante della confessione religiosa. Già nell’antica Confederazione si preparava così la convivenza tra diverse confessioni e visioni del mondo, cosa che oggi ci sembra assolutamente normale.»

Qual è stato il ruolo della Svizzera nella diplomazia vaticana, specialmente in relazione agli Stati europei cattolici, durante i conflitti religiosi che segnarono l’Europa?

«Fino al XX secolo, la diplomazia papale era orientata in senso confessionale con l’obiettivo di creare uno Stato cattolico. Naturalmente, ciò non era realizzabile in Svizzera. Il Kulturkampf, che in Svizzera era essenzialmente un conflitto interno alla Chiesa cattolica, portò infine nel 1873 all’espulsione del nunzio apostolico. Un primo cambiamento avvenne durante la Prima guerra mondiale, quando papa Benedetto XV si impegnò a fondo per porre fine al conflitto, promuovere la pace e aiutare le vittime della guerra. Ciò ha portato alla definizione di nuovi obiettivi, che oggi rivestono grande importanza per la diplomazia vaticana e che durante la Prima guerra mondiale hanno permesso un avvicinamento tra il Vaticano e la Svizzera e, nel 1920, l’insediamento del nunzio a Berna. Dal 1920 la collaborazione tra la Svizzera e la Santa Sede è eccellente.

Dal Concilio Vaticano II (1962–1965), la diplomazia vaticana si impegna a promuovere la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, nonché i diritti umani e la libertà religiosa.»

LA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA: TRADIZIONE, IDENTITA’ E SERVIZIO

La Guardia Svizzera Pontificia, fondata nel 1506 da Papa Giulio II, rappresenta la fedeltà al Papa e il profondo legame storico-culturale tra Svizzera e Vaticano.

Come nasce, storicamente, la vocazione di molti giovani svizzeri a diventare membri della Guardia Svizzera Pontificia? Qual è il significato di questa scelta nella cultura svizzera?

«Il servizio militare all’estero era fondamentale per i cantoni cattolici dell’antica Confederazione, poiché questi cantoni rurali, economicamente poco forti, dipendevano da questa fonte di reddito. Già allora il Papa, in quanto garante dell’unità, esercitava un forte ascendente sui cattolici, rendendo il servizio nella Guardia Svizzera attraente sia dal punto di vista economico che religioso.»

Cosa rappresenta, a livello culturale, il giuramento alla Guardia Svizzera Pontificia per un giovane elvetico? È

solo un atto di fede o ha anche una valenza simbolica legata all’identità nazionale?

«Il servizio nella Guardia Svizzera è sicuramente un atto di fede, ma è anche legato all’orgoglio di essere svizzeri, che è un requisito fondamentale per entrare a farne parte. In questo modo, ai guardiani si apre un nuovo mondo e una nuova cultura che segna la loro vita, se penso ai tanti ex guardiani che guardano con orgoglio e gioia ai loro anni trascorsi a Roma.»

Oltre alla protezione fisica del Papa, qual è il valore simbolico che la Guardia Pontificia ha rappresentato nel corso dei secoli per la Svizzera e il suo rapporto con la Chiesa Cattolica?

«È un simbolo della Svizzera che va oltre i confini confessionali, simbolo di fedeltà, disciplina e coraggio, valori che ancora oggi sono molto apprezzati in Svizzera. Ecco perché la Guardia Svizzera è così amata ovunque.»

LA CHIESA CATTOLICA NELLA SVIZZERA CONTEMPORANEA

Nel contesto multiculturale e multireligioso contemporaneo, la Chiesa Cattolica affronta nuove sfide: dialogo interreligioso, ruolo sociale e prospettive future in una società in continua evoluzione.

Come si inserisce oggi la Chiesa Cattolica in un contesto nazionale sempre più multiculturale e multireligioso?

«La Chiesa è una parte molto attiva della Svizzera multiculturale e multireligiosa, che riesce a offrire una patria anche agli immigrati, svolgendo così un importante lavoro di integrazione.»

In che modo la Chiesa dialoga oggi con le altre confessioni religiose e con lo Stato?

«La Chiesa cattolica romana è oggi un importante interlocutore nel dialogo tra religioni e confessioni. È membro di commissioni di dialogo e intrattiene costanti rapporti con persone e istituzioni che si impegnano a favore della convivenza pacifica.»

Secondo Lei, il modello svizzero di convivenza può essere un esempio anche per altri Paesi?

«La Svizzera è sicuramente un modello per altri paesi perché consente una buona convivenza tra lingue, culture, religioni e confessioni diverse. Vorrei incoraggiare tutti a impegnarsi nella vita quotidiana affinché tutto questo sia possibile anche in futuro in Svizzera e dalla Svizzera in tutto il mondo.»

IL CONSOLATO DEL MESE

CONSOLATO ONORARIO DI SVIZZERA A VENEZIA

Sede: Venezia; Palazzo Trevisan degli Ulivi
Console Onorario: arch. Leo Schubert
Zona di competenza: Venezia e provincia

Mansionario: Il Consolato onorario di Venezia fornisce assistenza ai cittadini svizzeri presenti nella circoscrizione, anche se solo di passaggio, e coltiva i rapporti con la comunità elvetica locale. Trasmette le informazioni rilevanti per gli interessi della Confederazione al Consolato generale di Milano da cui dipende direttamente. Inoltre, il Consolato di Venezia cura le relazioni con le autorità del territorio e promuove l'immagine della Svizzera, in conformità con la strategia di politica estera svizzera 2024 – 2027 e la strategia di comunicazione internazionale del DFAE ivi compreso sotto il profilo culturale.

Telefono: +39 320 70 92 411; +39 041 52 25 996
E-mail: venezia@honrep.ch; milano.venezia@eda.admin.ch

Frase conclusiva del console:

«Venezia continua ad arricchire il suo vastissimo patrimonio ed è luogo di primaria importanza per la cultura contemporanea e per le riflessioni sulla sostenibilità. Mi adopero per contribuire a rafforzare lo storico legame tra Venezia e la Svizzera e consolidarne le strette relazioni.»

Leo Schubert
Console Onorario di Svizzera a Venezia

 

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