Il 22 ottobre prossimo, la popolazione svizzera è chiamata alle urne per eleggere il Parlamento. Si tratta di un voto sentito in Svizzera ma che, come vedremo, difficilmente stravolgerà gli equilibri. Ma cosa significa fare il parlamentare in Svizzera, quanto si guadagna? Sapevate che possono diventare parlamentari anche cittadini senza passaporto svizzero? Vi sveliamo qualche arcano di un'istituzione vecchia di 175 anni.
Una stabilità straordinaria
Nel vostro paese siete abituati a ribaltoni spettacolari? A partiti che da un'elezione all'altra passano dal 5 al 30% o inversamente? Se ritenete che questo genere di capovolgimenti sia il pepe della democrazia, potete tranquillamente ignorare le elezioni svizzere.
Nella Confederazione, quando vengono pubblicati i sondaggi elettorali si disquisisce per giorni sull'importante declino dei Verdi o sull'avanzata dell'Unione democratica di centro. Declino e avanzata? I primi perderebbero il 2,5% dei suffragi rispetto al 2019, mentre il secondo partito progredirebbe dell'1%, secondo l'ultimo rilevamento di marzo. Il tutto con un margine d'errore dell'1,2%…
Sì, perché se c'è un elemento che contraddistingue il Parlamento svizzero è la sua straordinaria stabilità. Non che la sua composizione sia rimasta identica negli ultimi 175 anni. Tutt'altro. Negli ultimi vent'anni, ad esempio, l'Unione democratica di centro è fortemente progredita, arrivando quasi a triplicare la sua forza elettorale tra il 1991 e il 2015. Sono inoltre apparse due nuove forze, i Verdi e il Partito verde liberale, che rispetto a formazioni più o meno effimere della storia politica svizzera non sembrano destinate a dissolversi così presto.
Ma rispetto ad altre democrazie occidentali, nella Confederazione lo spostamento degli equilibri è più tettonico che tellurico, come si può notare in questo grafico, che riassume la forza dei partiti nella Camera del popolo (Consiglio nazionale), eletta dal 1919 con il sistema proporzionale.
Due Camere e 246 seggi
L'Assemblea federale – questo il nome ufficiale del Parlamento svizzero – è composta di due Camere: il Consiglio degli Stati, che rappresenta i Cantoni e che conta 46 membri, e il Consiglio nazionale, espressione del popolo con 200 membri. Questo sistema bicamerale istituito nel 1848 dopo la nascita dello Stato federale si basa fondamentalmente sul modello statunitense. I due organi hanno le stesse competenze e ogni decisione necessita dell'avallo delle due Camere. Il numero di rappresentanti in Consiglio degli Stati è sempre rimasto lo stesso: due 'senatori' o 'senatrici' per Cantone e uno per ognuno dei sei semicantoni. In altre parole, 44 membri fino al 1978 e 46 dal 1979, anno dell'entrata del Canton Giura nella Confederazione.
Il Consiglio nazionale ha invece subito diverse modifiche. Nel 1848 contava infatti 111 membri. Ogni deputato (il maschile è d'obbligo, visto che le prime donne sono state elette in Parlamento nel 1971, dopo l'introduzione del suffragio femminile) rappresentava circa 20'000 abitanti (incluse le persone straniere). La crescita demografica si è tradotta in un progressivo aumento dell'organico. Dal 1962, è fissato a 200. Oggi ogni membro del Consiglio nazionale rappresenta circa 40'000 abitanti. Ogni Cantone ha un numero di consiglieri/e nazionali proporzionale alla sua popolazione. Zurigo, ad esempio, ha diritto a 35 seggi. Appenzello Interno e altri piccoli Cantoni a uno solo. Succede relativamente spesso che un Cantone guadagni o perda un seggio a seconda del suo sviluppo demografico. Un'altra particolarità di tutta svizzera (e legata al federalismo) è che il Consiglio degli Stati, essendo espressione dei Cantoni, è eletto secondo il diritto cantonale. In teoria, quindi, un Cantone può decidere di eleggere i suoi rappresentanti come e quando meglio crede. Nei fatti, però, le elezioni si svolgono contemporaneamente a quelle del Consiglio nazionale, eccezion fatta per Appenzello Interno, che nomina la persona che lo rappresenta nel mese di aprile precedente le elezioni federali. A Neuchâtel e nel Giura, i rappresentanti o le rappresentanti in Consiglio degli Stati possono essere eletti anche da chi non ha il passaporto svizzero. Questi Cantoni sono infatti gli unici in Svizzera ad accordare il diritto di voto a livello cantonale alle persone straniere.
Maggioritario o proporzionale?
Le elezioni per il Consiglio degli Stati si svolgono praticamente dappertutto con il sistema maggioritario. Solo i Cantoni di Neuchâtel e Giura – ancora loro due… – applicano il sistema proporzionale. Il Consiglio nazionale è invece eletto dal 1919 con il sistema proporzionale. Le circoscrizioni elettorali sono i Cantoni.
Questa coesistenza di un sistema maggioritario e di un sistema proporzionale ha un'influenza non marginale sul peso dei partiti in Parlamento. In Consiglio nazionale la rappresentanza è determinata dalla percentuale di voti ottenuta da ogni partito. Per inciso, è anche questa percentuale che viene generalmente utilizzata per analizzare l'esito di un'elezione e la progressione o l'arretramento di tale o tal altro campo politico.
Il sistema maggioritario applicato per le elezioni in Consiglio degli Stati non favorisce invece necessariamente il partito numericamente più forte a livello nazionale. Sono altre le considerazioni che prevalgono: radicamento di un partito nel Cantone, capacità di creare alleanze per presentare un unico candidato/a, vocazione al consenso di quest'ultimo… Non è un caso che il Consiglio degli Stati sia ancora dominato da due partiti storici, che però alle ultime elezioni hanno conquistato assieme appena poco più del 26% dei suffragi. L'Alleanza del Centro e il Partito liberale radicale possono infatti contare su ben 25 rappresentanti (13 il primo, 12 il secondo) su 46. Il primo partito svizzero, l'Unione democratica di centro, con una percentuale di voti del 25,6% ha invece ottenuto appena sei seggi.
Un Parlamento forte e debole nello stesso tempo
Contrariamente a quanto accade in altri Stati, ad esempio negli Stati Uniti dove il presidente può porre il veto su certe norme, il Parlamento svizzero è immune dagli altri due poteri. Le sue decisioni non possono essere impugnate dal Governo. La loro costituzionalità non può neppure essere rimessa in discussione dal Tribunale federale, la più alta istanza giudiziaria svizzera.
D'altra parte, in Svizzera non esiste la mozione di censura e l'Assemblea federale non può così destituire il Governo, né può rimuovere un/una consigliere/a federale durante il suo mandato, tranne in casi eccezionali come una grave malattia.
L'unica possibilità che ha il Parlamento per manifestare un suo eventuale malcontento nei confronti di un membro dell'esecutivo è in occasione dell'elezione del Governo, che avviene ogni quattro anni nel mese di dicembre che segue le elezioni federali. Il sistema di concordanza che caratterizza il sistema politico svizzero fa sì però che questo genere di contestazione sia estremamente raro. Dal 1848 ad oggi solo quattro consiglieri e consigliere federali non sono stati confermati dal Parlamento. L'ultimo è stato l'esponente dell'UDC Christoph Blocher nel 2007.
In Svizzera non esiste neppure l'antagonismo tra maggioranza e opposizione. Nella maggior parte dei dossier, Governo e Parlamento devono cercare di trovare un compromesso affinché sia sostenuto da una maggioranza, che può variare di volta in volta poiché non esiste un accordo di coalizione tra le forze politiche. Nello stesso tempo i membri del legislativo dei Partiti di Governo non sono tenuti ad appoggiare le decisioni del Consiglio federale. Tutto ciò fa sì che la Svizzera non conosce crisi di Governo ed elezioni anticipate. Quella che sta per concludersi è la 51esima legislatura dal 1848.
Se le sue decisioni sono legge, sul Parlamento svizzero pende però sempre una pesante spada di Damocle, che risponde al nome di referendum facoltativo. Mediante la raccolta di 50'000 firme entro 100 giorni dalla pubblicazione ufficiale dell'atto, chiunque può opporsi alle decisioni del legislativo, chiedendo che la legge o il decreto federale siano sottoposti al giudizio dell'elettorato.
I partiti storici e le meteore
Dalla fondazione dello Stato federale nel 1848 sino all'introduzione del sistema proporzionale nel 1917, l'Assemblea federale è stata dominata dal Partito radicale democratico (diventato Partito liberale radicale nel 2009), con la sola opposizione dei Cattolici conservatori (il futuro Partito popolare democratico).
L'introduzione del sistema proporzione per l'elezione del Consiglio nazionale nel 1919 ha cambiato le carte in tavola, permettendo a partiti che fino ad allora si erano dovuti accontentare delle briciole di iniziare a pesare veramente sulla politica nazionale. In quell'anno, ad esempio, il Partito socialista è passato da 22 a 41 rappresentanti. Alle stesse elezioni ha fatto un'entrata in forze il Partito dei contadini, degli artigiani e degli indipendenti. Trasformatasi nell'Unione democratica di centro nel 1971, oggi questa formazione è il partito di maggioranza relativa nel Parlamento svizzero.
Seppur con alti e bassi, questi quattro partiti hanno fatto il bello e il brutto tempo durante tutto il XX secolo in Svizzera. Dalla fine del millennio, però, con la crescente sensibilità ambientale, il partito dei Verdi prima e il Partito verde liberale poi hanno rimescolato le carte, tanto che alle ultime elezioni federali hanno conquistato complessivamente un quinto dei seggi dell'Assemblea federale.
Nel corso di questi 175 anni di storia parlamentare, non sono mancati naturalmente partiti più piccoli, a volte effimeri o radicati solo in determinati Cantoni, durati magari lo spazio di qualche legislatura, ma che a volte sono riusciti a dettare il tempo su certe tematiche. Si può pensare ad esempio all'Azione nazionale e al suo leader James Schwarzenbach. Questo partito di estrema destra, arrivato a un massimo di cinque seggi, fu all'origine delle iniziative “contro l'inforestierimento" degli anni Settanta.
Meno effimero è invece stato l'Anello degli Indipendenti, che ha potuto contare su rappresentanti in Consiglio nazionale – e addirittura in Consiglio degli Stati – dal 1935 al 1999. Il movimento creato dal fondatore del gruppo Migros Gottlieb Duttweiler nel 1935, con l'obiettivo di lottare contro lo strapotere delle lobby in Parlamento, è riuscito alla fine degli anni Settanta a sfiorare addirittura il 10% dei voti per poi lentamente dissolversi fino a sciogliersi nel 1999.
Si può menzionare ancora il Partito comunista, che in Svizzera non è mai riuscito a sfondare, perlomeno a livello nazionale, ed è stato vietato nel 1940 per poi essere sostituito nel 1944 dal Partito del lavoro. O il Partito degli automobilisti, formazione di destra contraria alla regolamentazione statale in ambito economico e della protezione dell'ambiente, nato nel 1985 e in seguito ribattezzato Partito della libertà.
Un Parlamento di milizia
Se non avete alcun legame con la Confederazione, molto probabilmente il termine "milizia" evocherà in voi qualche immagine bellica. Pur derivante effettivamente dalla sfera militare, "l'espressione sistema di milizia designa un principio organizzativo diffuso nella vita pubblica svizzera, che si fonda sull'idea repubblicana secondo cui ogni cittadino idoneo deve assumere, a titolo onorifico o accessorio, cariche e compiti pubblici", spiega il Dizionario storico della Svizzera.
Nel contesto politico e istituzionale elvetico il sistema di milizia è inteso come l'opposto di professionismo. Il Parlamento elvetico è infatti composto di politici e politiche che oltre alla loro attività parlamentare svolgono un lavoro. O meglio, questa era la visione ideale che prevaleva fino ad alcuni decenni fa. Oggi il lavoro di parlamentare federale è diventato più complesso e assorbe l'equivalente di un'attività al 50%. Praticamente una persona eletta su tre è un politico a tempo pieno, stando a una ricerca del 2019 dell'Università di Losanna.
Sino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, i membri dell'Assemblea federale non percepivano nessun salario, ma solo gettoni di presenza e indennità di viaggio, a differenza dei loro omologhi occidentali. Oggi ricevono invece una retribuzione annua di 26'000 franchi, una diaria di 440 franchi per giorno di seduta, un'indennità di 33'000 franchi a copertura delle spese di personale e di materiale e vari altri indennizzi per viaggi, pasti e pernottamenti.
Tra il 2011 e il 2015, il reddito lordo mediano è stato di 68'400 franchi per i membri del Consiglio nazionale e di 79'500 per quelli del Consiglio degli Stati (che in genere partecipano a un maggior numero di sedute commissionali e di delegazioni), stando a uno studio dell'Università di Ginevra.
A questo reddito diretto vanno però aggiunti i pagamenti forfettari non spesi, in particolare la parte non utilizzata per le indennità a copertura delle spese di personale. In altre parole, un membro dell'Assemblea federale può guadagnare circa 100'000 franchi all'anno. Una cifra superiore al salario medio nazionale, che è di poco più di 80'000 franchi.
Se paragonate alle retribuzioni di molti loro omologhi europei, i e le parlamentari svizzeri sono decisamente sottopagati. In Italia, ad esempio, dove il costo della vita è ben più basso rispetto alla Svizzera e dove il reddito medio è di poco più di 30'000 euro, i membri di Camera e Senato percepiscono mensilmente circa 14'000 euro. A Bruxelles, invece, gli eurodeputati hanno una retribuzione mensile di 9'400 euro lordi, senza contare però le varie indennità. Insomma, fare il politico in Svizzera non è di certo il mestiere che paga di più.
Chi può diventare parlamentare federale?
Ogni cittadino svizzero, uomo o donna, di età superiore ai 18 anni, residente o meno nella Confederazione, può essere eletto in Parlamento. La maggior parte dei e delle parlamentari appartiene a un partito politico, ma non è obbligatorio. È possibile essere eletti senza essere membri di un partito. Sono escluse solo quelle persone che sono interdette per infermità o debolezza mentali. Nell'attuale legislatura, il Consiglio nazionale è composto per il 41,5% da donne, mentre il Consiglio degli Stati continua a rimanere un feudo maschile. Solo un 'senatore' su quattro è una donna. Nella Camera del popolo l'età media è di 51 anni, mentre nella Camera dei Cantoni di 57 anni. Questo dato anagrafico è rimasto sostanzialmente stabile dall'inizio del XX secolo, anche se negli ultimi 30 anni l'età media in Consiglio nazionale si è leggermente abbassata. Il 60% delle persone elette ha un titolo accademico. La percentuale varia però fortemente da un partito all'altro. Se tra i Verdi liberali la proporzione è quasi del 90%, tra le file dell'UDC scende al 33%, stando a una ricerca dell'Università di Losanna sul profilo socioprofessionale dei membri del Parlamento.
Per quanto riguarda le professioni, il profilo dei membri del Parlamento svizzero come spesso accade non è l'esatto specchio della società. Oltre ai professionisti della politica, spicca – anche se non è una sorpresa – l'elevata proporzione di responsabili aziendali, avvocati, agricoltori o insegnanti.
Gli avvocati, ad esempio, rappresentano circa lo 0,3% della popolazione attiva, mentre in Parlamento occupano oltre un decimo dei seggi. Lo stesso vale per gli agricoltori: sono poco più del 2% della popolazione attiva, ma il loro peso nel Legislativo è decisamente più grande.
Daniele Mariani