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Il Cedro esclusiva calabrese… considerato “frutto sacro” dagli ebrei di tutto il mondo

    L’Assemblea del Circolo Svizzero Cosentino in attesa del Congresso

    Sabato, 10 marzo, il Circolo Svizzero Cosentino ha tenuto l’Assemblea Generale al Centro Storico di Cosenza, nel ristorante “Calabria Bella” presso il Duomo. Ovviamente, l’attenzione maggiore di questo incontro si proiettava sul Congresso prossimo.

    A questo riguardo, vorremmo parlarvi di un’altra eccellenza ed esclusività calabrese, IL CEDRO.
    Un frutto che cresce sul litorale tirrenico a circa 77 km da Cosenza, tra Cetraro, passando da Diamante fino a Santa Maria del Cedro, un tratto di 35 km. Ciò che rende il cedro così prezioso, è che solo qui trova il terreno e il micro-clima adatto per poter crescere e sviluppare il suo profumo, le sue proprietà antiossidanti.
    Da aprile a giugno, quando esplode la fioritura, bianca con i contorni violacei, il visitatore viene conquistato dalla suggestione del luogo. Lungo i filari di piante si sprigiona un odore particolare, insieme dolce e agre, che ti si infila nelle narici e resta nella testa. Un profumo di sacro celebrato dai poeti di ogni epoca, come ricorda Franco Galiano, autore di tanti testi sull’argomento.
    Il frutto – ci spiegano i contadini – non ama il freddo e per maturare ha bisogno di temperature miti, al riparo da venti forti o sciroccosi e da gelate. È per questo che un tempo, le coltivazioni si proteggevano con le canne, oggi sostituite dalle reti.
    Aspettando l’estate tra religione e natura.

    Citato per ben settanta volte dalla Bibbia, per la religione ebraica, è il frutto più prezioso. Non è un caso se i rabbini di tutto il modo, ogni estate, tra luglio e agosto, si danno appuntamento proprio a Santa Maria del Cedro. E insieme ai contadini del posto selezionano uno ad uno i cedri migliori per la festa delle Capanne (Sukkoth).

    La Calabria dei contadini delle mani callose, delle comunità greco-ortodosse e dei santuari cristiani che si specchiano nel mare si scopre ancora più multiculturale. Crocevia di popoli e culture. Culture diverse che nei secoli hanno trovato su questo nostro terreno un humus fecondo. Sembrerebbe, infatti, che a introdurre questa coltivazione siano stati proprio gli ebrei ellenizzati durante le loro migrazioni. La qualità più pregiata– il liscio di diamante– fiorì proprio alle foci del fiume Abatemarco, dopo la caduta di Gerusalemme.
    Secondo un’antica tradizione israelita fu Dio stesso a indicare a Mosè, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, il cedro (etròg) come una delle quattro piante da utilizzare in occasione della celebrazione religiosa dei Tabernacoli o delle Capanne.

    Oltre al mondo ebraico, la raccolta è destinata alle aziende di trasformazione locali e il frutto viene impiegato per la produzione di liquori, creme, confetture, dolci, gelati, sorbetti. Il Consorzio regionale del cedro di Calabria – afferma il presidente Angelo Adduci – per la qualità liscia diamante ha di recente richiesto la Denominazione di origine protetta (Dop) di Santa Maria del Cedro.
    Il cedro è anche apprezzato per le caratteristiche organolettiche che ne fanno un agrume dalle particolari proprietà antiossidanti. Un potente alleato contro l’invecchiamento e per il benessere fisico le cui caratteristiche in ambito farmaceutico erano già note all’autorevole scuola medica salernitana tra l’XI e il XII secolo. Nessuna meraviglia, dunque, – commenta Francesco Fazio, medico oncologo – se la Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) ha scelto proprio il fiore di questo frutto come simbolo della giornata del malato oncologico che quest’anno si terrà il prossimo 20 maggio.

    Elisabeth Grosso-Huerzeler/Maja Domanico-Held

    Cosentino, Riviera dei cedri. La torre Crawford a San Nicola Arcella.
    Cedri